Fiorenza Sarzanini, Corriere della Sera 14/02/2011, 14 febbraio 2011
PER AFFRONTARE L’EMERGENZA PRONTI ANCHE HOTEL E CONVENTI —
«Arriveranno a migliaia» , ripetono gli analisti dell’intelligence. E per fronteggiare un’emergenza che rischia di trasformarsi in crisi, il Viminale mette a punto un piano di emergenza straordinaria. Alberghi, residence, strutture religiose, se necessario anche caserme, saranno reperiti nelle prossime ore per ospitare i cittadini extracomunitari che stanno giungendo via mare dalla Tunisia, ma anche da altre zone del Nordafrica. E per ovviare a quelle carenze nel sistema di accoglienza che si sono acuite da quando l’accordo con la Libia aveva fatto diminuire gli sbarchi. Nei mesi scorsi era stato chiuso il centro di Lampedusa e di fatto accantonato il progetto di aprire nuovi Cie, soprattutto nelle regioni che non hanno alcun centro per l’identificazione degli stranieri senza permesso che arrivano in Italia. Ecco perché adesso ci si trova alla disperata ricerca di posti dove sistemare le migliaia di uomini, donne e bambini che dopo aver attraversato il Mediterraneo approdano in Sicilia. È stato il prefetto di Palermo Giuseppe Caruso, già nominato commissario per la gestione degli arrivi, a mettere a punto il progetto che dovrà essere varato oggi durante la riunione convocata al ministero dell’Interno. La scelta di anticipare il comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza inizialmente previsto per giovedì basta a dare l’idea di quale sia la corsa che si è costretti a fare per fronteggiare la situazione. E dunque Caruso ne ha discusso ieri con i nove prefetti siciliani e alla fine è stata stilata la lista dei luoghi che possono essere reperiti per sistemare gli stranieri. Le disposizioni del ministro Roberto Maroni prevedono che rimangano sull’isola, ma nessuno può fare previsioni e non è escluso che alla fine si debbano cercare posti anche altrove. Perché con il trascorrere delle ore si materializza sempre più lo spettro di quanto avvenne con l’Albania quando— erano gli inizi degli anni 90— dalle spiagge e dai porti rimasti senza controllo partivano centinaia di imbarcazioni e alla fine si arrivò a una vera e propria invasione dell’Italia. Alla fine del 2009 si era deciso di aprire subito quattro Cie (in Veneto, Marche, Campania e Toscana) e non è escluso che la pratica venga riavviata per fare fronte a una situazione che certamente andrà avanti per svariate settimane e i cui esiti appaiono imprevedibili. Perché adesso l’emergenza riguarda la Tunisia, ma quanto sta accadendo in Egitto, in Algeria e in tutta l’area del Nordafrica fa prevedere che gli sbarchi andranno avanti fino all’estate. Anche perché in questi Paesi — come ha sottolineato ieri Maroni riferendosi al governo tunisino — «non esiste più alcun interlocutore» e dunque appare complicato poter stilare un piano che preveda la sigla di accordi con questi Stati. Non a caso per l’invio di un contingente di polizia italiano che pattugli spiagge e porti si potrebbe essere costretti a chiedere un via libera di massima delle autorità in carica, ma con l’appoggio dell’Unione Europea che fornirebbe alla missione la «cornice» internazionale. Per l’avvio delle procedure di identificazione degli stranieri e la vigilanza durante i trasferimenti tra le strutture, sono già stati messi in preallerta i reparti mobili della polizia e nei prossimi giorni gli agenti in servizio potrebbero essere precettati. Ma anche in questo caso si interviene in emergenza, senza alcuna pianificazione. Lo dimostra la denuncia del segretario del Sap, Nicola Tanzi, che sottolinea come «i tantissimi appartenenti alle forze di polizia che in queste ore stanno operando per fronteggiare quanto accade rischiano di lavorare gratis perché la Legge finanziaria 2010 ha imposto un tetto retributivo alle nostre prestazioni straordinarie. Una norma da incompetenti, come abbiamo denunciato più volte, della quale adesso si cominciano a vedere i primi, negativi effetti. Ci auguriamo che in uno dei prossimi Consigli dei ministri si possa trovare il tempo di approvare con urgenza un provvedimento che sani questa drammatica situazione. I poliziotti non sono come gli altri pubblici impiegati e se ci sono delle situazioni di necessità come nel caso di questa ondata migratoria straordinaria bisogna avere gli strumenti e le risorse per poter intervenire. La politica dei tagli lineari ed indiscriminati del ministro Tremonti ha colpito come una mannaia anche le forze dell’ordine e nei prossimi mesi rischiamo seriamente una paralisi del sistema sicurezza, se non saranno predisposte adeguate contromisure» .
Fiorenza Sarzanini