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 2011  febbraio 14 Lunedì calendario

Maserati, guerra Modena-Torino L’ex Bertone avrà 600 milioni - Modena e Torino, oppure Modena o Torino? È la doman­da­che assilla gli oltre 600 lavo­ratori della Maserati nel capo­luogo emiliano

Maserati, guerra Modena-Torino L’ex Bertone avrà 600 milioni - Modena e Torino, oppure Modena o Torino? È la doman­da­che assilla gli oltre 600 lavo­ratori della Maserati nel capo­luogo emiliano. I 600 milioni che serviranno a rinnovare l’ex stabilimento Bertone di Grugliasco, nell’area torinese, affinché possa accogliere la produzione della nuova berli­na di segmento E del Tridente, lo stesso dove a dominare so­no Bmw Serie 5, Mercedes Classe E e Audi A6, aggiunge preoccupazione su preoccu­pazione alla forza lavoro mo­denese. L’investimento an­nunciato ieri da Sergio Mar­chionne nell’incontro con il governo a Palazzo Chigi, e commentato positivamente dal sindaco di Torino, Sergio Chiamparino («tra Mirafiori e Grugliasco le risorse in arrivo ammontano a circa 2 miliar­di ») fa intravedere interessan­ti prospettive per il migliaio di dipendenti della ex Bertone. Non è così, invece, 300 chilo­metri più a Sud. In via Ciro Me­notti, a Modena, il timore è che gradualmente la storica fabbrica della Maserati venga ridimensionata. E nonostante i conti del marchio siano positi­vi, impiegati e operai si doman­dano che ne sarà dell’impian­to. Le linee producono la berli­na Quattroporte e le sportive Gran Turismo, e rispetto a Gru­gliasco l’impianto emiliano più di un tot (8mila unità) non può sfornare. «Continua a non esserci chiarezza - affer­ma Giuseppe Violante (Rsu Fiom) - e tutti i sindacati sono in allarme.L’azienda non dà ri­sposte. Non esiste un piano in­dustriale su Modena». Al di là del cambio dei modelli (la futu­ra Quattroporte è annunciata nel 2012), il destino di Mode­na potrebbe passare attraver­so una nuova maggiore inte­grazione con la vicina Mara­nello (Ferrari). Ma sono solo supposizioni. A tutto questo si aggiunge un Harald Wester, in pratica l’ingegnere capo di tutto il gruppo Fiat, nonché ammini­­stratore delegato di Maserati, oltre che di Alfa Romeo e Abar­th, sempre più impegnato sui vari fronti tecnico-operativi di cui è responsabile, incluso quello americano (Chrysler). Ecco perché anche in casa del Tridente si chiede a Marchion­ne di scoprire di più le carte. Sa­pere che, come spiegato tem­po fa dal top manager, «Mase­rati non andrà via da Mode­na », che «è possibile abbia più di un sito di produzione», per­ché «quello attuale ha limiti strutturali», quindi non entra­re nel merito dei singoli im­pianti, non fa altro che alimen­tare le polemiche e i timori. E Maurizio Landini, segretario generale della Fiom, nemico numero uno dell’amministra­­tore delegato della Fiat, può co­sì cavalcare la situazione: «La governabilità delle fabbriche, gli intoppi al progetto Fabbri­ca Italia, sono scuse per non di­re che Marchionne non ha un vero piano industriale.Che c’e un depotenziamento delle atti­vità in Italia». Domani Marchionne rela­zionerà davanti alla commis­sione Attività produttive della Camera. Chissà se proporrà qualche slide in più.