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 2011  febbraio 10 Giovedì calendario

SUI PASSI DI CARAVAGGIO

Sull’ opera di Caravaggio e sui suoi committenti sono stati scritti centinaia di volumi. Ma gli anni che Michelangelo Merisi trascorse a Roma tra la fine del Cinquecento e i primi del Seicento restano in parte avvolti dal mistero. La mostra «Caravaggio a Roma. Una vita dal vero», che si inaugura oggi all’ Archivio di Stato (Corso Rinascimento 40, tel. 06.66113451), riesce a far luce su alcuni episodi, che, spesso citati dai biografi, non avevano fino ad oggi trovato riscontro nelle fonti. E rivela altre informazioni inedite. Merito del direttore dell’ Archivio Eugenio Lo Sardo, dei curatori Orietta Verdi e Michele Di Sivo e di sette giovani ricercatori (Federica Papi e Francesca Curti, Antonella Cesarini e Daniela Soggiu, Orsetta Baroncelli, Patrizio Scopino e Daniele Balduzzi) che hanno scavato lungo gli oltre 60 chilometri di scaffali rileggendo trenta volumi di documenti che si stavano polverizzando e che le generose offerte di sponsor privati hanno permesso di restaurare. Ora le scoperte fatte tra gli antichi manoscritti passeranno al vaglio degli studiosi che, come preannuncia Claudio Strinati, dovranno riscrivere la biografia e la cronologia di alcune opere del pittore. In mostra si possono vedere sia i manoscritti, esposti al pubblico per la prima volta, sia alcuni dipinti di artisti della cerchia di Caravaggio, come Giovanni Baglione e il Cavalier d’ Arpino; ma anche il famoso ritratto di Paolo V Borghese, la cui attribuzione al Merisi sembra definitivamente confermata dopo il restauro di Carla Mariani. Intanto, grazie al monumentale lavoro degli archivisti, possiamo ripercorrere i passi di Caravaggio nelle strade e nei vicoli della Roma di cinque secoli fa. «Io me so’ ferito da me con la mia spada che so’ cascato per queste strade et non so dove se sia suto, né c’ è stato nesuno», risponde il pittore al notaio criminale che avendolo trovato con ferite all’ occhio e alla gola, una sera di ottobre del 1605, gli ha chiesto come e da chi fosse stato colpito. Si tratta di uno dei tanti episodi di violenza in cui il Merisi si trovò coinvolto e la cui testimonianza è rimasta scritta negli atti giudiziari. «Queste strade», come spiega Orietta Verdi, sono quelle della contrada della Scrofa che all’ epoca si sviluppava attorno all’ omonima piazza, situata nel punto in cui oggi si innestano vicolo d’ Ascanio e vicolo della Stelletta. Qui c’ era una fontana ornata da una piccola scrofa in rilievo, ora murata nel fianco del convento degli agostiniani. La contrada si estendeva agli isolati tra piazza Firenze, vicolo e piazza della Lupa, via dei Prefetti. In via della Scrofa, dove si affacciavano le botteghe e le case di pittori come Antiveduto Gramatica, Caravaggio fu ospite tra il 1596 e il 1597 dell’ artista siciliano Lorenzo Carli. Accanto alla bottega di Carli c’ era quella del barbiere Marco Benni, il cui garzone Pietropaolo Pellegrini, fu coinvolto nell’ episodio del «ferraiolo» (un mantello perduto dal musico Angelo Zanconi durante un’ aggressione e ritrovato dal Merisi). Più avanti la bottega del rigattiere Costantino Spada, altro compagno di baldorie, e infine la bottega di pelli di Bonifacio Sinibaldi, marito di Prudenzia Bruni, famosa per aver affittato a Caravaggio la casa in vicolo di San Biagio (oggi del Divino Amore): quella in cui il pittore avrebbe aperto un buco nel tetto, ma ora si scopre che si trattava in realtà del soffitto e quindi andranno riviste certe teorie sul suo uso della luce nel dipingere. Nelle viuzze intorno c’ erano le osterie, dove il pittore trascorreva le serate con gli amici: l’ osteria della Lupa, quella della Torretta e l’ osteria del Moro alla Maddalena, dove Caravaggio scagliò un piatto di carciofi contro il garzone comasco Pietro da Fosaccia, che alla richiesta di quali fossero cotti nell’ olio e quali nel burro ne aveva preso uno e se l’ era avvicinato al naso.
Lauretta Colonnelli