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 2011  febbraio 14 Lunedì calendario

GUERRA ALL’ULTIMO TRUST

È iniziata la caccia grossa al trust fasullo. Quello, per intenderci, costituito per evadere il fisco o, peggio, per riciclare impunemente denaro sporco. Nel 2010 sono state 120 le interposizioni fittizie travestite da trust smascherate dalla guardia di finanza. Ma nelle prime settimane del 2011 siamo già a quota 50: più di due al giorno. In pratica tutte le volte che, in un modo o nell’altro, il patrimonio o i redditi da esso derivanti continuano a essere a disposizione del disponente, il trust viene disconosciuto dall’amministrazione finanziaria. In questo senso si è mossa anche l’Agenzia delle entrate che, in una serie di circolari emesse negli ultimi anni, ha finito per ampliare notevolmente la casistica in odore di interposizione fittizia. Il rischio è che si finisca per gettare via l’acqua assieme al bambino. La circolare delle Entrate del dicembre scorso lascia infatti taluni margini di ambiguità che, più che colpire gli abusi, finiscono per rendere sdrucciolevole una materia già di per sé delicata ed estremamente tecnica. Con la possibile conseguenza di scoraggiare proprio gli operatori più corretti, quelli che nel trust cercano certezze giuridiche finalizzate a obiettivi completamente diversi rispetto all’evasione o all’elusione fiscale. La lista dei casi sospetti, stilata dalle Entrate, copre troppe fattispecie, alcune delle quali discutibili sul piano dell’effettività giuridica: è possibile sostenere, in assenza di altri elementi di devianza, che laddove l’atto istitutivo consenta al disponente la possibilità di modificare i beneficiari nel corso della vita il trust sia fiscalmente inesistente? Oppure affermare che il disponente in nessun caso può beneficiare dei redditi del trust? In questo modo anche il blind trust utilizzato per evitare conflitti di interessi da Mario Draghi quando fu chiamato al vertice della Banca d’Italia risulta sospetto. Eppure questo istituto non solo può essere utilmente impiegato per risolvere delicati problemi familiari, anche diverse società quotate italiane sono partecipate da trust. Oltretutto, la legge comunitaria 2010 ha disposto la delega al governo per introdurre nel codice civile la disciplina della fiducia, un istituto molto vicino, per certi aspetti del tutto simile, al trust. Ma, con l’aria che tira, anche questo sforzo legislativo rischia di restare lettera morta. © Riproduzione riservata