La Stampa 14/2/2011, pagina 30, 14 febbraio 2011
BUFALA SOSTENIBILE
Dal cibo alla casa, tutto è diventato «compatibile» Un termine abusato e di moda, eppure sinonimo di ecologia ed equità sociale. Due valori nobilissimi
L’editoriale dei lettori
È di moda lo «sviluppo sostenibile». Credo che pochi cittadini sappiano veramente di cosa si tratti.
Spesso anche molti addetti ai lavori si abbandonano all’accademia, al luogo comune o ai tecnicismi ecologici. Il termine è talmente abusato che ormai tutto è o viene pubblicizzato come «sostenibile» o «compatibile». Il cibo sostenibile, la casa sostenibile, l’abito sostenibile. In realtà pare l’ennesima parola-slogan per produrre di più e vendere di più.
Si sta riproponendo lo stesso fenomeno dell’abuso dei termini ecologia, solidarietà, opportunità, libertà che sentiamo spesso nei discorsi di pulpiti veramente inaffidabili. Lo sviluppo sostenibile è nato come esigenza assoluta dell’uomo di cambiare rotta rispetto a comportamenti e abitudini consolidate e perniciose, soprattutto per i più deboli. Abitudini e comportamenti collettivi, politici e individuali che provocano povertà, guerre, catastrofi naturali.
È urgente e indispensabile, prima che sia troppo tardi, rivedere tutto il sistema economico, superando anche il cosiddetto neo capitalismo, lo stato sociale, non più considerato solo in accezione solidaristica e assistenzialista, e infine quello ambientale al di là delle speculazioni del mercato.
Credo che i governi del mondo, e, nel nostro piccolo, quelli nazionali debbano riflettere sulle parole-simbolo della sostenibilità e riflettere su altre iniziali. Non più le famigerate tre «i» di inglese, informatica e impresa, ma le tre «e» di economia, ecologia ed equità che, a ben leggere nei loro significati «sostenibili», significano esattamente il contrario di ciò che liberismo, capitalismo e consumismo perseguono da tempo: il profitto di pochi gruppi a discapito di tutti gli altri e dell’ambiente.
GIUSEPPE CAMPAGNOLI
architetto, 61 anni, Pesaro