Ritratti di signora di Elisabetta Rasy, ed. Rizzoli, Bergamo 1995, pagg. 225, 14 febbraio 2011
Biografia di Ada Negri
Ada Negri, Lodi 3 febbraio 1870, Milano 11 gennaio 1945 • Figlia di Giuseppe, vetturino, e Vittoria Cornalba, tessitrice • Cresciuta nella portineria del palazzo dove la nonna, Peppina Panni, lavorava come custode, in corso di Porta Cremonese 59, a Lodi, presso la famiglia Barni-Grisi, quest’ultima famosa mezzosoprano • Orfana di padre dall’età di un anno • Ada, che vive con la nonna e con la mamma in portineria: un vano di passaggio, una stanza per la cucina e dietro, lo spazio angusto della camera dove dormono loro tre, nello stesso letto; va a letto alle nove e mezza ma non dorme: si mette ad ascoltare la voce materna che arriva dalla stanza accanto. Certe volte la madre canta, certe volte recita poesie, ma soprattutto legge i romanzi di appendice pubblicati a puntate da un quotidiano • Studi alla Scuola Normale femminile di Lodi, primo lavoro al Collegio Femminile di Codogno, nel 1887, come maestra • Il padre, che per Ada fu sempre «il marito di Vittoria» • Un fratello, Annibale, che la madre, rimasta vedova, cedette a suo fratello, anche lui Annibale, sposato senza figli, una casa in via delle Orfane. Morirà a trentacinque anni, dopo una vita da disgraziato, alcolista • Un giorno Vittoria torna a casa dalla fabbrica con il palmo della mano bucato da parte a parte. Si è ferita con una delle macchine dell’officina. Non si può muovere, allora manda la figlia a prendere i soldi dello stipendio, sperando in un piccolo regalo. Ma il direttore le paga 35 lire, esattamente quello che le deve. Quella sera Ada scrive la sua prima poesia Mano nell’ingranaggio • «Un odio, un infrenato odio mortale, spiega ai miei versi l’ale» • Nel 1888 prende la patente come maestra e trova un impiego a Motta Visconti • Intanto inizia a pubblicare poesie su “Il Fanfulla di Lodi” e l’”Illustrazione Popolare”, rivista legata al Corriere della Sera • «Sta a Motta Visconti – questo lo si sa perché tutte le sue poesie portano ai piedi, a sinistra, questa indicazione. Ma chi è Ada Negri? Perché non scrive sull’ “Illustrazione Popolare”? Perché non esce fuori in piena luce e nessuno l’aiuta a uscir fuori?» e ancora «lascia che io dica prima almeno un poco della melanconica verità; essa è un onore per te, e alla tua povertà un giorno tu ripenserai con dolcezza e con gratitudine perché ad essa devi in gran parte quello che sei. Lascia dunque attraversare il vasto cortile fangoso su cui s’aprono le stalle e dove guazzano le oche per venir a bussare al tuo uscio screpolato, salendo i due alti scalini di mattoni rotti. Noi venivamo a salutarti nella tua stanza dove la luce è fioca perché alle finestre non vi sono vetri ma impannate di carta, dove il mobile più elegante è la cassa dei tuoi libri che ti serve da divano» (Sofia Bisi Albini il 20 dicembre 1891 sul Corriere della Sera) • Di lì a poco viene invitata ad insegnare alla scuola Gaetana Agnesi di Milano • Nel 1892 il direttore dell’Illustrazione convince l’editore Treves a pubblicare una raccolta di poesie di Ada, Fatalità: è un successo enorme, sette edizioni, traduzioni in Francia e in Germania, riconoscimenti in tutta Europa • «Io non ho nome. – Io sono la rozza figlia / dell’umile stamberga; / plebe triste è la mia famiglia» (da Senza nome): «Su la mia bocca giovanile e pura / bacio è sventura» (da Non posso); Due matrimoni: il primo con Ettore Patrizi, ingegnere socialista che conosce poco prima di trasferirsi a Milano, che partirà per l’America in cerca di fortuna e non da lì smetterà un giorno di scriverle. L’altro con l’industriale biellese Giovanni Ghirlanda, nel 1896, da cui avrà la figlia Bianca nel 1898 (l’altra figlia, Vittoria, muore un mese dopo la nascita) • «Ha la voce piena di vento più che di parole» (Luigi Pirandello) • Prima donna membro dell’Accademia Italiana, nel 1940 • Ada, «protetta dai socialisti prima, dai fascisti dopo, sempre inquieta, sempre incline ad amori infelici, proterva e fuori posto» (Elisabetta Rasy, Tre passioni, Bur)