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 2011  febbraio 12 Sabato calendario

LA FINANZA RIMANE A NEW YORK

Forse un anno fa, ero a casa di Felix Rohatyn. Un personaggio leggendario della finanza: capo indiscusso di Lazard Freres America negli anni d’oro, amico e consigliere dell’avvocato Agnelli, quasi segretario al Tesoro e poi ambasciatore americano a Parigi negli anni di Clinton. Eravamo alla fine della crisi e gli chiedevo se c’era il rischio che New York potesse cedere il passo ad altri centri mondiali come capitale finanziaria del pianeta. La sua risposta fu chiarissima. «No – mi disse – non succederà mai, vogliamo pensare di sostituire New York con Mumbay o con Shanghai?». Non aveva pensato a Francoforte. La maggioranza del Nyse passa in mano tedesca. C’è chi dice che è finita un’epoca: dopo 219 anni, da quel lontano 1792, quando un gruppo di mercati e di finanzieri si riunì sotto un platano a Wall Street e firmò un accordo – appunto l’accordo del Platano – per stabilire metodi e scadenze per scambi di azioni e contrattazioni, Wall Street passa a Francoforte, New York non sarà più "IL" centro finanziario mondiale. Lo ha detto qualche giorno fa al Wall Street Journal Michael LaBranche IV, bisnipote dell’omonimo fondatore della LaBranche & Company che ha operato al Nyse per gli ultimi 87 anni. Del resto, nel 2010 anche loro hanno venduto i loro seggi alla Barclays. Sic transit, oggi i LaBranche si occupano di finanza, ma non di intermediazione di borsa. Il dibattito è aperto: la borsa è globale, nessuno prevale, c’è un declino di New York parallelo a quello dell’America.

Si è chiusa davvero un’epoca? Forse, ma fra le due posizioni, diciamo LaBranche e Rohatyn, mi trovo d’accordo con Rohatyn. Certo il mondo cambia. Ma New York come centro finanziario mondiale non è solo Wall Street, nel senso stretto del termine. Anzi, se vogliamo, tutte le grandi banche si sono trasferite da tempo su Park Avenue o sulla Sesta. E Wall Street oggi è più un dormitorio di lusso che il centro pulsante della finanza. A parte il Nyse. Ma questo è il punto: oggi Wall Street è un termine astratto che raccoglie banche, analisti, avvocati, tecnici e ingegneri finanziari, banchieri d’affari, contabili, mediatori e sì, ovviamente, intermediari di azioni. Ma il ragionamento di Rohatyn fila: possiamo immaginare che l’intero know how che ruota attorno alla finanza globale si riproduca oggi a Shanghai? O a Francoforte? Non credo. E confermo: la mia “Lettera da Wall Street” continua.