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 2011  febbraio 12 Sabato calendario

IL COTONE SUPERA IL PICCO TOCCATO NELLA GUERRA CIVILE

Quando si parla di record storici per le materie prime, di solito si intende il prezzo più alto mai raggiunto da quando esiste un future su un determinato prodotto. Da ieri si può invece affermare che davvero, a memoria d’uomo, il cotone non è mai stato così caro: all’Ice le quotazioni della fibra – quasi raddoppiate nel 2010 e salite di circa un terzo dall’inizio dell’anno – hanno concluso la seduta a 189,97 centesimi per libbra, oltre il picco massimo di 189 cents che storici ed economisti calcolano fosse stato raggiunto ai tempi della Guerra di secessione americana, circa 150 anni fa. All’epoca la produzione nel Sud degli Usa si era quasi azzerata, per la necessità di convertire i terreni a colture alimentari e per l’abolizione della schiavitù negli Stati del Nord, che aveva provocato una fuga dalle piantagioni.

Oggi è la speculazione ad alimentare un rally che sembra diventato inarrestabile, nonostante gli sforzi compiuti dalle autorità di borsa. L’ultimo tentativo da parte dell’Ice è stato un rialzo del 25% dei margini: da ieri per ogni contratto negoziato occorre depositare una sorta di "cauzione" di ben 7mila dollari (5mila per gli operatori commerciali). Nessuno sembra essersi fatto scoraggiare. Del resto ha avuto effetti limitati anche un’altra, forse addirittura più drastica, prescrizione della borsa: qualsiasi soggetto con in mano oltre 300 contratti sul cotone per consegna marzo deve dimostrare che una posizione così ampia gli è necessaria per coprire un rischio analogo sul mercato fisico.

Tra le industrie tessili chi poteva permettersi di rinviare gli acquisti l’ha fatto, nella speranza di una correzione dei prezzi. Ma il cotone scarseggia davvero e il rally, invece di interrompersi, ha trovato negli ultimi giorni nuovi fattori propulsivi. L’aggravarsi della siccità in Cina, in particolare, spaventa: le importazioni cinesi già in dicembre erano salite del 113% e molti analisti calcolano che Pechino abbia quasi esaurito le scorte governative, dopo le numerose vendite effettuate nell’inutile tentativo di raffreddare i prezzi. Gli Usa, intanto, avrebbero già venduto il 95% del raccolto di cotone. E la speranza che l’India possa alleviare le carenze sta sfumando.

New Delhi difficilmente consentirà esportazioni più ampie della quota già stabilita di 5,5 milioni di balle da 170 kg. I produttori locali segnalano infatti che il raccolto, pur essendo abbondante, deluderà le aspettative: il Cotton Advisory Board, che in gennaio aveva indicato una stima di 32,9 milioni di balle (+11,5% rispetto al 2009-10), adesso sembra orientato a ridurla di un paio di milioni di balle, offrendo il destro al governo per mantenere immutate le misure protezioniste.