Stefano Montefiori, Corriere della Sera 12/02/2011, 12 febbraio 2011
«NEL 2013 ANDRA’ IL PORPORA». I CACCIATORI DI TENDENZE
Un motivo pop geometrico o infinite variazioni del disegno cachemire? Meglio il bianco o l’indigo? Al salone «Première Vision» alle porte di Parigi, 50 mila compratori di 100 nazionalità tra cui molti francesi, italiani, coreani, brasiliani, arabi e americani percorrono gli stand dell’enorme fiera del tessuto alla ricerca delle stoffe per le prossime collezioni. Qui si decide che cosa vedremo nelle sfilate e nelle vetrine dei negozi nei prossimi anni: le scelte si basano sull’estro personale ma non solo, perché puntare sul viola nell’anno del celeste potrebbe portare a tonnellate di vestiti invenduti nei magazzini e al tracollo finanziario.
Quindi da Prada a Marc Jacobs alle sartorie di medie dimensioni, tutti si affidano alle società raccolte nella Hall 5, sezione «bureaux de style» : sono i trend forecaster, i pronosticatori delle tendenze, che studiano l’infinita complessità dell’universo, dal tasso di guerre in corso al prezzo del barile di greggio, dagli umori dell’arte contemporanea alla sociologia dei consumi, per spremere tutti i segnali in un semplice e molto pratico verdetto: «Nell’estate del 2013, magliette porpora» . Le industrie sanno quale colore comprare, e i margini di rischio si riducono.
Le vie della formazione dello stile planetario, imperscrutabili per i profani, sono meno arbitrarie di quanto si potrebbe credere. Non si passa per caso da jeans baggy (larghi) a skinny (stretti) da una stagione all’altra. «L’anno scorso andava il rosso e quest’anno il blé /Pantaloni a coste che costavano al mercato euro ventitré /Oggi li trovi alla boutique /comprati dalle donne ricche» , cantavano qualche anno fa Elio e le Storie Tese, interpreti perfetti dello stupore maschile in una canzone eloquentemente intitolata La follia della donna. Ma non di capricci muliebri si tratta, né — o non solo— dei colpi di testa delle Kate Moss abituate a dettare le tendenze.
Bisogna guardare ai grandi trend forecaster Wgsn, Stylesight, Carlin International, Promostyl, Nelly Rodi, e alle agenzie più di nicchia come Beauty Streams, per capire come mai l’industria della moda internazionale segua grossi filoni generali, al di là delle inevitabili e benvenute originalità dei singoli. Wgsn, il gigante online fondato 12 anni fa dai fratelli Marc e Julian Worth, è diventato un punto di riferimento anche al di là dell’abbigliamento, offrendo consigli a società diversissime tra loro, da Zara alla Mercedes, da WalMart alla Ferrari. Con 38 mila clienti, Wgsn ha generato ricavi di circa 50 milioni di euro nel solo 2010 (+5%rispetto all’anno precedente). «L’abbonamento base al nostro servizio costa circa 20 mila euro l’anno per cinque password — spiega Massimiliano Sarracino, responsabile per l’Italia —. Tutte le case di moda usano i nostri servizi, da Valentino ad Armani a Diesel. Certe volte serviamo per integrare e confermare studi già condotti in proprio, altre volte siamo determinanti. Il nostro lavoro può nascondersi ovunque, in un packaging Barilla o negli interni di un’automobile» . Poco lontano dallo stand Wgsn, quello della milanese A+A Design Studio: «La moda può sembrare un gioco frutto dell’arbitrio— dice Silvia Cattaneo —, in realtà nessuno vuole andare allo sbaraglio» .
L’importanza dei grandi studi internazionali come Wgsn o Carlin è tale che altre società di consulenza, come la newyorchese Psfk, mettono in guardia dal rischio di un appiattimento dei gusti e della creatività. Lan Vu, americana di origine vietnamita, ha preferito lasciare New York e Stylesight per fondare a Parigi Beauty Streams, un sito specializzato nel niche marketing della cosmetica e dei profumi. «Tutto può dare indicazioni su quale potrebbe essere un buon colore di rossetto nella prossima stagione — spiega Lan —, da una mostra d’arte al vestito di una ragazza visto per strada alle copertine dei libri» . La filiera, che porta ai vostri armadi e cassetti, parte da qui.
Stefano Montefiori