Melisa Garzonio, Corriere della Sera 12/02/2011, 12 febbraio 2011
FREUD E I TRENINI NEL MIO «FORTINO». L’ABITAZIONE RIFUGIO
Dal terrazzo in collina dove cresce spontanea l’ «erba persa» (la maggiorana), la vista sul golfo è, come si usa dire, «mozzafiato» . L’Arsenale, la Veleria, i carugi che collegano al cuore della città: via Cavour, via Chiodo, il quartiere umbertino. «Spezia è un paesaggio, non una città. E quando tira la tramontana, qui in cima si sente anche il profumo della mesciua, la zuppa "povera"di ceci e farro, mescolato a quello delle mimose che adesso sono in piena fioritura» , sorride lo scrittore Maurizio Maggiani, sessant’anni il prossimo autunno, da venti felice proprietario di questa casa ariosa, finalmente il posto giusto per gettare l’ancora, dopo una movimentata vita di trasferte e un numero imprecisato di professioni: impiegato comunale, maestro carcerario e di bambini ciechi, operatore cinematografico, perfino costruttore di pompe idrauliche. «Sono un contadino che ha scelto il mare per vivere, vengo da Castelnuovo Magra, minuscolo paese della Garfagnana. Di questo mare mi sono sempre sentito figlio, anche se con pochi diritti. Così, da grande mi trasferisco a Spezia e cerco casa. Trovo un appartamento sulla collina. Era il ’ 91. Da allora questa è rimasta la mia casa, la più amata, anche quando sono andato a vivere a Genova. Il primo anno mi ci sono barricato dentro. Ho vissuto 360 giorni sul terrazzo. Ho coltivato un ulivo e sessantotto essenze diverse» . Quattro locali, piccoli, che in realtà sono 7 vani, più un terrazzo di ottanta metri e un fondo di tre vani dove Maggiani lavora alle sue «fatiche» . In uno c’è l’apparecchiatura fotografica, una storica Leika e una macchina anni sessanta. In un altro i computer. Il terzo è una sala giochi dove lo zio Maurizio e suo nipote Richi, 13 anni, stanno costruendo un plastico ferroviario. È un gioco senza fine, cominciato sei anni fa. Come le è venuta l’idea? «Era il 2005, Richi, 7 anni, e la sua mamma (mia sorella), lasciata dal marito, sono venuti a vivere qui, al primo piano. Vedevo quel bambino come amputato del suo futuro. Allora ho cercato di capire quale fosse il progetto da realizzare insieme che richiedesse per lui un maggiore investimento nel tempo. Penso che col modellino sarà impegnato almeno fino ai 18 anni» . In salotto, la libreria con l’opera omnia di Freud di Boringhieri. Maggiani legge su una comoda poltrona Ikea trascurando la più bella ma «scomoda» seduta Frau in pelle; sul tavolo e nelle scaffalature, tante fotografie, incorniciate e appoggiate, appese o raccolte in collage. Allo scrittore piace uno scatto di Berengo Gardin col poeta Ungaretti che saluta i manifestanti sessantottini a Venezia. Poi c’è Lorenzo Danteo, un fotografo spezzino. Il suo capolavoro è un ritratto del cantante Mario Merola, il kitsch del Kitsch, circondato di rose marce. E c’è un primo piano del gatto Gigi a cui Maggiani aveva dedicato nel ’ 98 il romanzo «La regina disadorna» , una storia ambientata tra il Caucaso e Genova. In cucina, un estroso collage di scatolette di medicine di Jacopo Benassi «Omaggio alla mia ipocondria» . Ancora foto di Moreno Carbone: «Per una mia mostra fotografica su Genova ha costruito un collage su tavoletta con un centinaio di cose che ha trovato in casa mia: un carica batterie, una spazzola, cose inutili, morte, a cui lui ha ridato una nuova vita» . Il Maggiani fotografo precede lo scrittore. «Ho cominciato a vent’anni nel settore industriale nel campo della lavorazione del marmo, mi confrontavo con macchine mostruose. Ho lavorato nel Carrarese, a Parma, a Verona. Ci vedo pochissimo e non c’è cura. Ma io continuo a fare il fotografo» . Dopo «La meccanica celeste» (l’ultimo romanzo uscito nel 2010) cosa fara? «Niente, sto cercando un bed &breakfast» . Dica la verità, Maggiani, c’è un nuovo libro in gestazione. «Ho un’idea che non potrò mai realizzare» . Sarebbe? «Ecco l’incipit: Mao tze dong quando partì per la Lunga marcia, eroico episodio della rivoluzione cinese, aveva con sé tre libri in italiano: La "Divina Commedia"di Dante, "Il Principe"di Machiavelli e la "Guerra per bande"di Carlo Pisacane. Per fare una nazione serve una lingua e la nostra è piaciuta pure a Mao; io allora vorrei raccontare in forma di romanzo quello che avrebbe potuto fare dell’Italia una nazione e che poi invece non l’ha fatta. E un progetto molto impegnativo» . Sulle mensole, accanto alla fila dei libri, Thomas Pynchon, Dickens, John Irving e a oggetti di piccolo collezionismo, c’è anche una carabina «per ciechi» : serve al tiro a segno olimpionico ad aria compressa. «Lo faccio per motivi terapeutici. Per tenere l’occhio elastico. È molto silenzioso, molto zen» , rivela Maggiani.
Melisa Garzonio