Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  febbraio 12 Sabato calendario

LE GOFF: "OGGI È STORIA PER IL MONDO ARABO È UNA GRANDE RIVOLUZIONE"

«No, non me l´aspettavo proprio: quanto accaduto in Egitto e in Tunisia è grande una novità per i Paesi arabi, una prima assoluta nella storia di quel mondo». Appare davvero stupito il celebre medievalista francese Jacques Le Goff, al quale chiediamo di scandagliare la Storia con la sua memoria e la sua erudizione per fornirci analogie con quanto accade in queste ore al Cairo. «La scomparsa brutale di re, imperatori o tiranni è quasi sempre passata attraverso l´omicidio o le rivoluzioni di palazzo, e molto più raramente grazie a una sollevazione popolare. Soprattutto in quella parte di pianeta».
Professor Le Goff, la fine di Mubarak non ha proprio nessun antecedente?
«Nessuno. Salvo, forse, la caduta dell´ultimo califfo turco, Abdul Mejid II, che però fu costretto all´esilio più dall´esercito di Atatürk che da un sollevamento popolare. Diverso è quanto accaduto in Africa centrale, dove re e capi tribù sono stati, essi sì, scacciati da rivolte di popolo, in paesi come il Benin o il Congo».
E che cosa è successo altrove, in Europa, per esempio?
«Mi vengono in mente almeno tre esempi francesi. L´ultimo re di Francia, Luigi XVI, prima di essere condannato a morte dal parlamento e decapitato, fu vittima della rivoluzione del 1789, che può essere considerata un sommovimento popolare».
E gli altri due?
«Carlo X, ultimo re della dinastia dei Borboni, fu spodestato nel 1830 dal popolo parigino. Allora la rivolta durò tre giorni, entrati nella storiografia con il nome dei "tre gloriosi", perché così fu intitolato lo splendido quadro con cui il pittore Eugène Delacroix immortalò quei moti. Dalla piazza fu detronizzato anche Luigi Filippo nel 1847».
Ci fu poi la rivoluzione russa del 1917.
«Certo, fu anche quello un imponente sollevamento popolare che fece cadere l´ultimo zar di tutte le Russie, Nicola II».
Torniamo all´antichità. Quali eventi le propone la memoria?
«Possiamo perfino risalire ai tempi biblici, quando Saul, primo re del Regno d´Israele, fu cacciato dalla folla e sostituito da David. Penso anche al grande re babilonese Nabucodonosor, noto per aver conquistato e distrutto Gerusalemme e il suo tempio, e che dal 605 a.C. regnò per 43 anni. Ebbene, fu anche lui detronizzato dalla piazza di Babilonia».
E in Italia?
«Nel 1343, i tumulti di Firenze fecero cadere il Signore della città».
Dalla rivolta dei mercenari di Cartagine a quella cinese dei "Sopraccigli Rossi" e dai Vespri Siciliani a quella delle Quattro giornate di Napoli, le ribellioni sono state numerose nella storia dell´umanità. Ma quante hanno ottenuto l´esito sperato?
«Dai tempi dell´Antica Grecia solo molto poche sono riuscite a rovesciare un re o un despota. Nei secoli scorsi, gli espedienti più diffusi per sbarazzarsi di un sovrano erano piuttosto il veleno o la spada. Perché? Perché è sempre stato più facile pagare un sicario che mobilitare una folla. Mi riferisco all´assassinio del re d´Inghilterra Eduardo IV, e quello del re di Francia Enrico IV. Ma poteva anche capitare che un monarca fosse vinto in battaglia. Accadde all´inglese Carlo I e all´imperatore francese Napoleone III, il quale nel 1870 fu duramente sconfitto dai prussiani a Sedan. A causa di quella catastrofe militare, a Parigi venne rapidamente decisa la deposizione dell´imperatore. Con lui finì il Secondo Impero».
Ma ci sono stati anche sommovimenti repressi nel sangue, o comunque abortiti prima di raggiungere lo scopo voluto.
«Certo. Le faccio l´esempio del borghese Etienne Marcel, che condusse il primo moto rivoluzionario della storia di Parigi. Il 22 febbraio 1358, con un folto gruppo di suoi partigiani, invase il palazzo del Delfino, obbligando quest´ultimo a rinnovare la Grande Ordonnance, un testo legislativo promulgato dagli Stati generali di Francia che prevedeva la ristrutturazione dell´amministrazione regia. Diventato padrone assoluto di Parigi e sostenuto dalla borghesia, Etienne Marcel tentò quindi di far abbracciare la propria causa anche alla provincia. Il Delfino, però, era nel frattempo riuscito a fuggire e a mettere Parigi sotto assedio. Il 31 luglio 1358, Marcel fu ucciso da un sostenitore del Delfino».