Giuseppe Marcenaro, La Stampa - TuttoLibri 12/2/2011, 12 febbraio 2011
Biografia di Paolo Mantegazza
Sperimentò la fecondazione artificiale. Ignoti i risultati. Vagheggiò l’ibernazione e studiò una ghiacciaia per conservare lo sperma dei soldati in partenza per la guerra. Scienziato furibondo, darwiniano convinto, antropologo acceso, patriota - aveva partecipato con la madre Laura Solera alla Cinque Giornate di Milano - e infine parlamentare: deputato progressista dal 1865 al ’76, quindi senatore del Regno. Definì il parlamento quale «il più alto laboratorio di forze disperse. Qui abbiamo la più alta perfezione di un meccanismo al rovescio, dove tutte le forze si trasformano in attriti». Ma Paolo Mantegazza, monzese, classe 1831, fu soprattutto il fervente divulgatore delle più disparate fisiologie dei piaceri, dell’igiene dell’amore, del sesso nelle sue forme più combinatorie, delle estasi umane al naturale, con sapiente ed abbondante uso di additivi del tipo cocaina, mescalina, caffeina, ecc. nelle più curiose e inaspettate declinazioni: in questo Mantegazza fu problematico scienziato dell’ esperienza umana, in fase abbondantemente sperimentale.
Procedeva a naso con positivistica illusione, sprofondando in abbaglianti e inaspettati vaneggiamenti. Era un convinto sostenitore della sostituzione del tabacco con la coca, ritenendo quest’ultima un piacere più salubre: «Fatevi coquero; l’aria che voi rendete insalubre col tabacco per voi, incomoda per gli altri, riprenderà tutta la sua purezza; e se voi scegliete la coca di buona qualità, vedrete che un pizzico di foglie masticate soavemente, vale bene qualche zigaro e vi riscalderà il cuore al di dentro e al di fuori».
Autore di una rutilante bibliografia dalle inaspettate tirature, vendeva scienza ed era letto come scrittore erotico. I suoi libri vennero esplorati con lubriche partecipazioni. Fu forse il primo a metter mano a una specie di educazione sessuale spiegata al popolo, suscitando insani vapeurs in fanciulle timorate e in azzimati ganimedi. Convinto divulgatore di una scienza dietro cui s’occultavano solettichii prude , era l’autore di strepitose fiction , inclinate sulle sue pervicaci convinzioni: il godimento, le varie forme dell’amore, le proibizioni, le perversioni…
Forse non era proprio lui, restando sospeso il dubbio, a voler mettere nelle sue pagine il seme d’ogni malizia, lasciato naturalmente alla frenesia dei suoi lettori, a un tempo imbarazzati e golosissimi. Ammantava con la scienza quel che al tempo suo, diffusamente, era considerato peccaminoso. Storia vecchia come il mondo e di sempre lampante attualità. Mantegazza produceva proibizioni da sottobanco: al contrario d’oggi, esibito e collettivo diletto affidato ai reality e ai settimanali di gossip .
Sempre e comunque la stessa minestra: la cupidigia versus sesso, di chi, con chi e quando. Ai tempi del fisiologo dei piaceri «degenerazioni» da sussurrare. Poi, nel tempo, da rendere palesi sui patinati quali medaglie al valore, esibite alla dichiarata, dissimulata riprovazione e all’invidia repressa di bramosi lettori voyeurs .
Esordì nel 1868 con un autentico best-seller: Un giorno a Madera . Solo in apparenza opera d’accatto - lettura comunque prediletta da portinaie, cocotte e insospettabili nobildonne - con cui Mantegazza si illuse di svolgere un’opera di propaganda popolare contro i matrimoni tra tubercolotici. Libro che nella drammaticità del tema ebbe la forza, non certo letteraria, d’essere letto per la sua fatalistica aura di proibito. Qui si trattava di malattia colpevole cui non si doveva far cenno. E fu comunque l’opera che, reso celebre l’autore, funse da introibo a una serie di mantegazzate parascientifiche, sapientemente orchestrate, lette con furibonda curiosità, specie quando trattavano di «spinosità» quali la Fisiologia dell’amore (1873), Igiene dell’amore (1877), La fisiologia del piacere (1880), Le estasi umane (1887), trionfando con la Fisiologia della donna (1893), dove, con ginecologica acribia Mantegazza suggerisce - education sentimentale di derivazione anatomica - dove si debba toccare, sollecitare, agire e succedanee reazioni. Per arrivare al verticismo d’un tomo di quasi 900 pagine dedicato a «Quadri della natura umana»: Feste ed ebbrezze , edito nel 1871, con l’ambizione antropologica di raccontare come si possa godere degli stordimenti dell’amore, in gioventù e in vecchiaia, partecipando a baccanali pubblici e privati. Insomma un improprio kamasutra delle forme collettive di incontri d’ogni tipo: dalle «giostre» tribali ai festini privati dei potenti, con decor di zambraccole e ruffiani.
E in questo Mantegazza fu profeta: «La natura ancor poco esplorata darà ai nostri figliuoli mille nuove occasioni che vellicheranno i loro nervi e il cervello nei modi più svariati …Man mano che l’uomo s’innalza getta via la zavorra del pregiudizio facendo crescere in sé un’ebbrezza indefinita e inspiegabile…».
A detta dei cultori pare che Mantegazza un merito comunque l’abbia avuto, frutto del successo dei suoi Almanacchi d’igiene , avviati nel 1864 che, con la loro enorme diffusione anche nella famiglie più semplici, contribuirono alla diffusione delle norme igieniche connesse alla sessualità, dalle sue forme «elementari» a quelle più «speciosamente problematiche». L’ineffabile autore chiuse la propria attività letteraria nel 1890 con Le leggende dei fiori , trattato sulle impollinazioni e la sessualità nel mondo vegetale. Ovviamente.