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 2011  febbraio 11 Venerdì calendario

UN GIOVANE SU TRE INIZIA CON IL DOPPIO LAVORO - C’è

chi il lavoro non ce l’ha e c’è chi ne ha più di uno. Ma questa non è necessariamente una buona notizia. Infatti se da un lato c’è chi in questo modo guadagna magari anche legittimamente due volte tanto, dall’altro, ed è la maggioranza dei casi, si tratta di chi per «sbarcare il lunario» deve accumulare più di un’attività. Secondo l’Istat è un fenomeno che riguarda 4.800.000 persone mentre Eurispes ne stima 6.000.000, ma il dato reale che contempla molti lavori in nero è certamente maggiore. Fenomeno che tocca sempre di più i giovani già «malmessi» sul mercato del lavoro. Infatti se a livello nazionale il tasso di disoccupazione ha smesso di scendere, nella fascia fra i 15 e i 24 anni è salito fino ad arrivare al 29% (+0,1%rispetto a novembre 2010 e +2,4% sull’anno precedente); e mentre aumenta il numero di chi cerca un lavoro, cresce pericolosamente anche il numero di chi scoraggiato non lo cerca più.
Accanto a questi giovani senza un lavoro, si muove un esercito di giovani iperoccupati. E’ un dato che si coglie facilmente ma che il magazine free press «Walk on Job» (www. walkonjob. it) ha verificato intervistando 500 giovani concentrati in una fascia di età fra i 25 e i 30 anni e nel 40% dei casi laureati o laureandi. Ne risulta una popolazione di «precari multitasking e acrobati» distribuita lungo tutta la penisola. Un giovane su tre infatti per racimolare a fine mese qualcosa di simile a uno stipendio, si trova a dover cumulare più di un lavoro. Ma anche in questo modo uno su due non arriva a quota 1000 euro al mese e uno su cinque neppure a 500 euro. Lavorano prevalentemente più di otto ore al giorno frammentate in orari ovviamente non consecutivi.
Un altro aspetto interessante da sottolineare è che questi «polipi professionali» , così li definisce Cristina Maccarone direttore di «Walk on Job» , nello sforzo di agguantare tutto quanto il mercato del lavoro offre, si trovano a svolgere attività completamente diverse fra di loro: la ricercatrice universitaria che fa assistenza ai clienti, la laureata che cumula centralino e vendite, il futuro avvocato che alla pratica aggiunge la panificazione. Ma se per più della metà degli intervistati almeno uno dei lavori svolti ha una qualche attinenza con gli studi e quindi le competenze acquisite «fanno curriculum» e li avvicinano al lavoro ideale, per molti invece l’esperienza di lavoro non ha alcun collegamento con il titolo conseguito. Per quanto riguarda le tipologie contrattuali prevalgono i contratti a progetto e di collaborazione occasionale. Il 26,3% ha invece un contratto a tempo indeterminato. Un rapporto su tre però è in nero.
La situazione sembra davvero scoraggiante e frustrante tanto che più della metà dei giovani italiani vorrebbe andare all’estero (Rapporto Eurispes 2011). Anche sul fronte degli stage, le notizie non sono rosee e se la percentuale degli stagisti assunti è aumentata dal 2008 al 2009 di due punti, rimane comunque molto bassa: solo uno su dieci (dati Excelsior). «Inattitudine all’umiltà» dei giovani di cui si è sentito dire in questi giorni? Questi (e altri) dati la smentiscono appieno.
Luisa Adani