Roberto Perrone, Corriere della Sera 10/02/2011, 10 febbraio 2011
MA IO COLLEZIONO QUELLI DI CARTA
Non credo che me lo faranno portare via, come ora succede. Guardo la collezione di menu che spunta dalla mia libreria e penso che non verranno sostituiti da una fila di iPad. La tecnologia è utile e comoda, il futuro inevitabile, ma deve avere rispetto del passato. La carta rimanda i profumi, «sente» quello che succede in cucina e lo preannuncia a chi sfoglia il menu. Ora che arriva questa notizia sono contento dei miei pezzi quasi unici. Il menu più «anziano» compie quasi un quarto di secolo (24 anni): viene da Göteborg, ristorante Sjömagasinet. È in svedese, senza sottotitoli. Eppure, quell’incomprensibilità si sublima, ogni volta che la sfoglio, in ricordo: una costruzione di legno rosso vicina al mare, gli yacht dagli alberi slanciati davanti al molo, il sapore di una cena indimenticabile. Alcuni menu sono vere opere d’arte, come quello del Pescatore di Canneto sull’Oglio. La famiglia Santini cambia spesso la copertina, la mia preferita è quella del 1996, con le anatre di Carlo Cressini. E allora, che fare? L’eterna sfida tra passato e presente può venire risolta da un po’ di buona volontà. L’iPad verrà consegnato a chi ha fretta, a chi non vuole maneggiare ingombranti oggetti, a chi chiede la spiegazione di ogni proposta. Il menu di carta andrà a chi interpreta un pranzo come scoperta, attesa, lentezza, a chi ama perdere tempo sfogliando il menu e conversando con chi prepara il pasto. Insomma a chi vuole fare «quattro chiacchiere con il cuoco» (come è stato battezzato un menu degustazione del Rigoletto di Reggiolo) perché la tecnologia è importante, ma ricordarsi di una cena dopo un quarto di secolo, molto di più.
Roberto Perrone