Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  febbraio 11 Venerdì calendario

DOPO MARCHIONNE ANCHE JOHN ELKANN SALUTA L’ITALIA

Il futuro degli investimenti della famiglia Agnelli non è in Italia, ma in Asia. Il segnale non potrebbe essere più esplicito: oggi, alla vigilia dell’incontro convocato dal governo per sapere se la sede di Fiat Auto sarà a Torino o a Detroit, John Elkann diventa amministratore delegato di Exor, la società che controlla la Fiat e detiene le partecipazioni della famiglia. E la prima decisione operativa è nominare un nuovo capo degli investimenti che avrà l’ufficio non a Torino ma a Hong Kong. Se la parte manifatturiera, cioè Fiat Auto e Fiat Industrial, ragionano già con un’ottica globale in cui l’Italia è uno dei centri ma non più il cuore, adesso anche la cassaforte della famiglia segue lo stesso percorso.

La prima tranche da 100 milioni
Per quanto riguarda il governo societario di Exor, quindi, le novità sono queste: esce l’amministratore delegato Carlo Barel di Sant’Albano, che guidava la holding dalla sua nascita (cioè dal 2009,quandolestoricheIfieIfil si fusero in unica entità), Elkann resta presidente e assume la carica di amministratore delegato, mentre a Hong Kong arriverà un nuovo top manager, reclutato al di fuori del gruppo (l’identità sarà rivelata oggi) che assumerà la carica di chief investment officer, cioè responsabile degli investimenti. Che per una società che soltanto di quello si occupa, cioè di investire i dividendi che le arrivano dalle controllate, è una figura assolutamente centrale. La filiale cinese, eredità della passione per l’Asia di Umberto Agnelli, era sempre stata periferica mentre ora diventa il fulcro della società. La Cina per Exor è stata finora soprattutto una frontiera da studiare, ma con un peso molto limitato nel portafoglio degli investimenti. A giugno del 2010 Exor ha firmato un accorto con il gruppo Jardine Matheson e la banca d’affari Rotschild che impegna la holding a un investimento massimo di 100 milioni in India e Cina per iniziative di private equity (cioè per scommettere su società non ancora quotate in Borsa). E questo potrebbe essere soltanto l’inizio.
Cosa dire al governo

MA, AL DI LÀ dei dettagli finanziari che probabilmente verranno annunciati da Elkann già oggi, l’impatto simbolico e pratico della scelta strategica di Exor è già chiaro. La holding torinese è lo strumento con cui Elkann e la famiglia Agnelli operano direttamente nelle società di cui sono soci. Ogni euro disponibiledovrebbeessereinvestito là dove rende di più e, spostando il cervello degli investimenti a Hong Kong, Exor indica una convinzione precisa: si prevede cheleopportunitàmiglioriperi capitali degli Agnelli siano da ricercare in Asia, magari proprio nelle società quotate nella Piazza finanziaria sempre più dinamica di Hong Kong. Anche Prada ha deciso di tornare a quotarsi in Borsa e, snobbando Piazza Affari a Milano, ha scelto proprio il listino dell’ex colonia inglese.
È chiaro che il tempismo dell’annuncio rende più difficile il clima dell’incontro tra Sergio Marchionne e John Elkann con Silvio Berlusconi, domani a Palazzo Chigi. Perché il quadro che il presidente e l’amministratore delegato di Fiat Auto presenteranno all’esecutivo è più o meno questo: la testa finanziaria dell’azionista di controllo non sarà più a Torino ma in Cina, la produzione di auto sarà gestita con un sistema multipolare, dove le decisioni vengono prese tra Europa, Asia, Sudamerica e Stati Uniti (lì la famiglia sarà rappresentata da Alessandro Nasi), la produzione già è divisa tra più stabilimenti in tutto il monto e gli investimenti in Italia, come ha ricordato più volte Marchionne, sono antieconomici. Fatti più per un patriottismo sempre più difficile da conciliare con le altre scelte strategiche che per macinare profitti.
Evoluzioni
asiatiche
LE ULTIME MOSSE di John Elkann aiutano a leggere un po’ più chiaramente le prospettive del gruppo. Prima novità: Elkannvuoleriaffermareunruolo forte della famiglia per sottolineare che le decisioni del gruppo non sono tutte nelle mani di Marchionne.Perquestaragione assume in prima persona la guida di Exor ed entrerà nel consiglio di amministrazione di SGS, la società di servizi alle imprese da cui è iniziata la carriera di Marchionne nella galassia Agnelli. Seconda novità: le prospettive di investimento della holding sono in Asia, area dove soltanto Fiat Industrial e la Ferrari hanno un loro peso. Non certo Fiat Auto. Al momento la linea ufficiale del gruppo, ribadita più volte sia da Elkann che da Marchionne, è che Fiat Industrial non è in vendita e sul terreno della acquisizioni societarieèpredatoreenonpreda(bersaglio possibile: i camion della Volkswagen).Restaildatodifatto che al momento Fiat Industrial è una società acefala, senza un amministratore delegato, con Marchionne presidente a mezzo servizio (diviso tra Fiat e Chrysler). Sembra quasi più un boccone appetibile, in ottima salute e pronto per essere venduto al giusto prezzo. E con il ricavato si possono trovare i capitali per finanziare i 20 miliardi di investimenti promessi da Marchionne in Italia. Oppure, dopo averli fatti risalire a monte della catena societaria sotto forma di dividendi, per finanziare l’espansione di Exor in Asia.