Vittorio Malagutti, il Fatto Quotidiano 11/2/2011, 11 febbraio 2011
LA DIETA DI DRAGHI
Profitti in calo, aumento dei crediti deteriorati, costi della raccolta sui mercati in continua crescita. É un quadro tutt’altro che positivo quello sul quale si sono confrontati ieri il governatore Mario Draghi e i banchieri più importanti del Paese. L’incontro, a cui hanno partecipato i numeri uno di Unicredit, Intesa, Mediobanca, Monte dei Paschi, Ubi e Banco Popolare, era stato convocato, come succede ogni sei mesi, proprio per fare il punto sulla situazione del settore creditizio, messo alle strette da una crisi economica i cui effetti saranno evidenti anche nei bilanci che gli istituti si preparano a rendere noti nelle prossime settimane.
BANKITALIA, come aveva già fato in precedenti occasioni, è tornata a raccomandare prudenza e tagli. Va rafforzato innanzitutto il patrimonio, dice Draghi. E quindi non c’è da aspettarsi dividendi generosi dalle banche quotate in Borsa. Perché gli utili vanno usati per puntellare i mezzi propri e non per far contenti gli azionisti. Questa in sostanza l’indicazione del governatore, che certo non verrà accolta con soddisfazione dai grandi soci delle maggiori banche nostrane, a cominciare dalle fondazioni, che invece reclamano cedole pesanti. Poi c’è un problema di costi. Qualcosa è già stato fatto negli anni scorsi ma ancora non basta, sostiene Bankitalia. Di questo passo, quindi, non sono neppure da escludere nuovi tagli di personale. D’altra parte l’efficienza delle aziende creditizie deve aumentare ancora per far fronte alla continua diminuzione dei margini di profitto, compressi tra i ricavi in calo e l’aumento del costo della raccolta. E per di più le speranze di tornare ai bei tempi andati sono ridotte al minimo. La crisi ha semplicemente accelerato un cambiamento che, secondo l’istituto centrale, avrà effetti strutturali.
L’aumento della domanda di credito, che potrebbe essere un toccasana per i bilanci, finora è risultato piuttosto modesta. Non potrebbe essere altrimenti visto che la ripresa economica marcia al rallentatore e quindi le imprese non hanno un gran bisogno di finanziarsi. Anzi, peggio, sui bilanci della banche gravano ancora le macerie della crisi sotto forma di prestiti incagliati o in sofferenza.
ANCHE se negli ultimi mesi la situazione è andata migliorando, Bankitalia conferma che i crediti deteriorati sono cresciuti anche nel 2010. E questa voce finirà quindi per pesare ancora sui conti dei maggiori istituti. In un contesto di questo tipo è quindi difficile aspettarsi un boom degli utili. Anzi, la redditività sarà mediamente in calo, conclude l’analisi del governatore, che a pochi giorni dall’incontro a sorpresa con i vertici dell’Associazione bancaria italiana, è tornato a segnalare le condizioni di salute non proprio brillanti delle banche nostrane.
L’incontro di ieri potrebbe essere l’ultimo convocato da Draghi con i capi dei maggiori istituti di credito. Il banchiere di via Nazionale resta infatti il candidato più accreditato per la successione di Jean-Claude Trichet al vertice della Banca centrale europea. La svolta è arrivata mercoledì con il ritiro del presidente della Bundesbank, Axel Weber , dato per favorito nella corsa alla Bce. A Vienna durante una conferenza stampa già programmata da tempo, Weber non ha però voluto commentare le voci a proposito della sua rinuncia, spiegando che prima di prendere qualsiasi decisione dovrà confrontarsi con il cancelliere tedesco Angela Merkel. Di certo oggi il presidente della Bundesbank non parteciperà al vertice bilaterale franco tedesco convocato a Berlino tra i responsabili dell’economia dei due Paesi. E secondo alcune indiscrezioni in quelle ore Weber potrebbe invece incontrare il cancelliere Merkel per discutere della sua candidatura alla Bce.
PROPRIO IERI, quando sono tornate a manifestarsi tensioni sui tassi con l’asta dei bond portoghesi, il capo della Bundesbank è tornato a criticare l’ipotesi di acquisto di titoli di stato dei Paesi i difficoltà da parte della Banca centrale europea. Weber si è così confermato il leader dell’ala più intransigente tra i banchieri europei. Resta da vedere se alla fine sarà questa la posizione vincente nella corsa alla Bce.