Elio Silva, Il Sole 24 Ore 10/2/2011, 10 febbraio 2011
SOSTENIBILITÀ A EFFETTO GLOBALE
Fino a qualche tempo fa era un’arma di complemento, oggi è al centro delle strategie aziendali. La sostenibilità sta battendo la crisi ed è diventata un driver di crescita per una quota di imprese largamente significativa. In linea generale la diffusione delle politiche di Csr (Corporate social responsibility) è sostenuta soprattutto dai paesi sviluppati, ma il trend sta accelerando anche nei paesi emergenti. Al tempo stesso i governi, le autorità di regolamentazione e gli investitori intensificano la propria attenzione e imprenditori e manager hanno ormai ben chiaro come, soprattutto nel lungo termine, i risultati degli indici di sostenibilità possano diventare elementi determinanti per il loro successo.
A trarre queste conclusioni è un report internazionale, dal titolo «Promuovere la crescita tramite la sostenibilità», curato dall’Economist Intelligence Unit che sarà presentato ufficialmente martedì 15 a Madrid in occasione della seconda edizione del Sustainability Day organizzato dall’Enel presso la sede di Endesa. La ricerca, svolta nello scorso mese di gennaio, ha coinvolto 280 top manager di tutto il mondo ed è focalizzata sull’approccio delle imprese, i metodi e le misure di Csr adottate e i legami con le performance finanziarie.
«Gli imprenditori riconoscono alla sostenibilità un ruolo centrale nella loro strategia, ma molti non riescono ancora a includerla a pieno titolo negli assetti operativi, per esempio nella gestione dei rischi e nell’informativa aziendale», spiega Aviva Freudmann, curatrice del report. «Nel lungo termine - aggiunge - è, tuttavia, probabile che l’andamento di una serie di indici di sostenibilità possa diventare un prerequisito della performance d’impresa. Il collegamento tra sostenibilità e redditività è, infatti, ben percepibile».
Dal sondaggio emerge, in particolare, che il tema è importante per il 78% del campione a livello globale, e addirittura per l’85% degli intervistati che operano in paesi emergenti. Evidentemente, in queste aree, le buone pratiche sono viste anche come un’opportunità per rafforzare le relazioni con le economie più sviluppate.
La principale motivazione a perseguire gli obiettivi di Csr è rappresentata dall’attenzione ai clienti (53% delle risposte), ma pesano anche le decisioni del consiglio d’amministrazione (40 per cento). Le pressioni finanziarie sono viste come un ostacolo serio: nel breve termine (fino a due anni) il legame tra politiche di Csr e risultati aziendali è giudicato debole nel 45% dei casi, ma in un orizzonte temporale più lungo (entro 5 anni) balza al 70% la quota di quanti vedono una correlazione forte.
«Sostenibilità e trasparenza sono definitivamente entrate nella nostra realtà», sostiene Vânia Somavilla, responsabile ambiente per la società mineraria brasiliana Vale. Mentre Craig Smith, che insegna etica e responsabilità sociale presso l’Insead in Francia, conferma la tendenza secondo la quale «le economie emergenti accordano una crescente attenzione alla tematica».
Ernst Ligteringen, ceo del Global Reporting Initiative (Gri) nei Paesi Bassi, spiega che «le autorità cinesi, ad esempio, sottolineano la presenza di una tendenza importante nei mercati internazionali, e danno indicazioni alle loro imprese, in particolare a quelle pubbliche, perché prendano sul serio tale orientamento». E Igor Korotetskiy, responsabile del gruppo Corporate governance per Kpmg a Mosca, rileva che «in Russia le imprese che implementano progetti di sostenibilità sono per lo più orientate ai mercati internazionali, per esempio ditte esportatrici o società che preparano una Ipo».
Un attore di primo piano, in questo contesto, è proprio il gruppo Enel. «La sostenibilità è parte integrante della nostra cultura d’impresa», ricorda la responsabile Csr, Marina Migliorato. «Enel è stata tra le prime ad adottare un codice etico, che esprime gli impegni e le responsabilità nella conduzione del business. Pubblichiamo dal 2002 il bilancio di sostenibilità e, per il settimo anno consecutivo, il gruppo è entrato a far parte del Dow Jones Sustainability Stoxx Index, l’indice di riferimento per i mercati globali».
Quali indicazioni operative si possono trarre dal rapporto della Economist Intelligence Unit? Per Aviva Freudmann i punti chiave sono tre. «Innanzitutto – spiega – attenzione alle opportunità offerte dalla sostenibilità. Molti manager considerano i costi come un ostacolo, eppure la Csr può consentire significativi risparmi, anche nel breve termine. Molti, ad esempio, si concentrano sull’efficienza energetica, per cui gli investimenti si ripagano in breve».
La seconda direzione di marcia è l’integrazione nel business. «Molti fanno della sostenibilità un pilastro delle strategie aziendali, ma bisogna ulteriormente integrare sistemi di misurazione e processi nell’assetto operativo aziendale». Infine, «gli interventi devono essere tempestivi: la relazione tra sostenibilità e crescita delle imprese sta già diventando un fatto concreto. Per gli imprenditori che non hanno ancora affrontato il tema, ora il tempo comincia a stringere».