Il Sole 24 Ore 11/2/2011, 11 febbraio 2011
QUELL’ITALIA DI LUSSO SULLA VIA DELLA SETA
Il bilancio 2010 della Ferrari non sarà archiviato solo per una ragione quantitativa - record di vetture consegnate, 6.573 (+5,4%) - ma per un motivo geografico. Studiarlo significa infatti aggiornare la mappa del lusso e tracciare su carta lo spostamento della ricchezza su scala globale. Per carità, la direzione è nota: i consumi di fascia alta, lo sappiamo, tendono a muoversi sempre più verso l’Oriente dei nuovi ricchi. Russia, paesi arabi e soprattutto, da poco, Cina, dove le rosse fanno il botto con un +43 per cento. I marchi del lusso - vedasi anche Prada di cui si dà notizia a pagina 41 - sono come termometri. Ci dicono dove e cosa, ma anche come si compra. Si acquista il simbolo e così s’indossa un abito mentale prima che fisico, o ci si mette su una strada immaginaria prima che asfaltata. Il lusso italiano è uno dei veicoli attraverso i quali avviene la mutazione antropologica e prende forma il cambiamento economico dei paesi che un tempo si definivano emergenti. Per buttarla in slogan: si compra lusso per essere Occidente, si compra (anche) made in Italy per acquistare (un pezzetto di) lusso. I consumi ci dicono che almeno auto e moda tengono ancora in piedi nel mondo una certa idea dell’italian style.