Sissi Bellomo, Il Sole 24 Ore 10/2/2011, 10 febbraio 2011
MAIS PROSCIUGATO DALL’ETANOLO
Ci risiamo: cibo contro carburanti. L’odioso dilemma – se sia opportuno favorire la produzione di etanolo anche a rischio di minare la sicurezza alimentare – è tornato in primo piano con l’ultimo rapporto mensile del dipartimento per l’Agricoltura statunitense (Usda). Un rapporto che ha sorpreso i mercati dei cereali, già in forte tensione, dando briglia sciolta ai sempre più numerosi investitori impegnati a scommettere su ulteriori rialzi di prezzo. Al Cbot il mais è balzato del 3,6% a 698 cents per bushel, record da luglio 2008, trainando con sè verso analoghi primati anche il frumento, il riso grezzo e i semi di soia.
Soprattutto per il mais è difficile contraddire i rialzisti. L’Usda ha infatti tagliato per l’ennesima volta, in modo inaspettatamente drastico (-9% rispetto a gennaio), le stime sulle scorte finali del cereale: negli Usa nel corso della stagione scenderanno del 60% ad appena 675 milioni di bushel, una quantità sufficiente per tirare avanti due settimane e mezza, equivalente ad appena il 5% della domanda annuale. Scorte così risicate non si vedeva dal 1995-96. E se ci saranno ulteriori revisioni al ribasso è probabile che gli Usa possano finire in una situazione analoga a quella sperimentata ai tempi della Grande Depressione: nel 1936-37 il rapporto scorte-consumi era sceso al 4,5 per cento.
La colpa? In parte è da attribuire alla minor resa delle coltivazioni e al boom delle esportazioni, legato a sua volta alle accresciute esigenze di altri paesi, colpiti da disastri meteorologici. La stessa Usda punta tuttavia il dito soprattutto sui produttori di etanolo, che quest’anno assorbiranno una quantità record del raccolto di mais: 4,9 miliardi di bushel, ossia circa il 40% del totale. La produzione del biocarburante negli Usa sta crescendo da mesi oltre ogni aspettativa e probabilmente aumenterà ancora, poiché l’Environmental Protection Agency ha dato via libera all’aumento dal 10 al 15% del tenore di etanolo nella benzina. «Per molti produttori di etanolo e altri consumatori finali – osserva l’Usda – il costo del mais potrebbe essere inferiore ai prezzi spot, poiché sembra che una porzione consistente del raccolto di quest’anno sia stata venduta in anticipo a prezzi bloccati». In altre parole, chi distilla biocarburanti potrebbe avere tuttora un buon margine di profitto. Ma non è tutto. Anche i dolcificanti derivati dal mais, secondo l’Usda, sarebbero in forte richiesta, per via delle carenze e dei conseguenti prezzi record dello zucchero.
«Ci sarà mais a sufficienza per farne alimenti, mangimi, carburanti e anche per approfittare delle opportunità di esportazione», ha assicurato ieri il segretario all’Agricoltura Tom Vilsak. Tra gli investitori, c’è da scommerlo, non sono stati in molti a credergli.