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 2011  febbraio 10 Giovedì calendario

«I DIPENDENTI VOLKSWAGEN DIVENTERANNO AZIONISTI»

Una cosa unisce Bernd Osterloh e Sergio Marchionne: il casual. Il 54enne sindacalista tedesco, capo del consiglio di fabbrica della Volkswagen, si presenta all’intervista in jeans e maglioncino blu. Osterloh è un uomo Volkswagen anche più del patriarca Ferdinand Piech, a fianco del quale siede nel consiglio di sorveglianza. Nato nel 1956 a Braunschweig, a pochi chilometri da Wolfsburg, prende il diploma commerciale ed entra in Volkswagen a 21 anni, nel 1977. Lavora cinque anni in produzione di cui due alla catena di montaggio; nel 1982 viene eletto rappresentante sindacale e percorre tutta la carriera fino al gradino più alto: dal 2005 è capo del consiglio di fabbrica di tutto il gruppo e membro del consiglio di sorveglianza, l’organismo di controllo sui manager tipico del sistema tedesco della Mitbestimmung (co-decisione). Proprio lunedì notte Osterloh e la delegazione della Ig Metall hanno firmato con l’azienda il nuovo contratto di lavoro, che prevede un aumento del 3,2% dei salari dal 1° maggio.

È soddisfatto del nuovo contratto?

Soddisfatti non lo si è mai del tutto; certo, le richieste dei lavoratori devono essere conciliate con la situazione economica dell’azienda. Abbiamo ottenuto il 3,2% di aumento dei salari base e l’una tantum da 500 a 1000 euro. Ma si ricordi che alla Vw abbiamo dal 2006 anche la possibilità di partecipare ai risultati dell’azienda, nella misura del 10% dell’utile operativo prodotto qui in Germania. Quando le cose vanno bene, come quest’anno, si possono stimare anche più di 2mila euro a testa (i dati definitivi verranno resi noti il mese prossimo, ndr). D’altra parte proprio con il contratto del 2006, quando riportammo la settimana lavorativa da 4 a 5 giorni a parità di salario, il costo del lavoro per l’azienda scese del 20 per cento; un terzo di questa riduzione fu compensato con un pagamento una tantum; un altro 30% fu coperto dal bonus sui risultati; ma un terzo restò interamente a carico dei lavoratori.

Il contratto 2011-12 si è chiuso senza neppure uno sciopero. Da quanto tempo non scioperate qui a Wolfsburg?

Che io mi ricordi, l’ultima volta che abbiamo indetto un referendum per lo sciopero è stato nel 1978, 33 anni fa; ma anche quella volta, nonostante il sì dei lavoratori, non arrivammo allo sciopero. Certo, ogni tanto c’è qualche fermata del lavoro di un’ora o due (senza necessità di referendum preventivo, ndr), quando vogliamo mettere un po’ di pressione all’azienda; ma sono rare.

Come funziona con gli straordinari? C’è bisogno dell’autorizzazione del sindacato?

Nel 2010 abbiamo fatto 40 turni di straordinari, ovvero 13-14 giorni. Per lo straordinario ci vuole il via libera del consiglio di fabbrica. Per esempio, ci facciamo la domanda: non si può spostare della produzione in altri impianti più scarichi? Anche a noi non piace molto che la gente debba lavorare quando c’è la partita del sabato! Ma negli ultimi 5 o 6 anni non abbiamo mai detto di no".

Ai tempi della fallita scalata Porsche a Volkswagen, due anni fa, si era parlato dell’ingresso dei dipendenti nel capitale Vw. A che punto è il progetto?

Ci stiamo lavorando. Non posso dirle di più, ma siamo sulla buona strada.

Che quota avrete?

È presto per dirlo; l’obiettivo è arrivare al 3% del gruppo.

La relazione tra sindacati e azienda nel quadro della Mitbestimmung non diventa a volte troppo stretta?

Non è facile gestire la nostra posizione. Noi cerchiamo di discutere il più possibile con i lavoratori; certo, quando negli anni passati andavamo in Brasile a raccomandare moderazione salariale e a "vendere" la settimana di quattro giorni per far fronte al calo della produzione, ci chiamavano "pelego", che in brasiliano vuol dire "sottosella": un po’ come darci del tappetino. In ogni caso, qui a Wolfsburg nelle elezioni per il consiglio di fabbrica dello scorso anno abbiamo ottenuto il 90,4% dei voti. I lavoratori si fidano di noi.

La ricetta del successo del sistema Volkswagen?

Qui da noi i profitti e l’occupazione sono due obiettivi di pari rango per l’impresa. Ai tempi dell’ultima crisi, azienda, sindacati e governo hanno cercato soluzioni comuni per evitare la perdita di posti di lavoro: cassa integrazione, banca delle ore, rinunce salariali; questo ci ha permesso di uscire velocemente dalla crisi, al contrario di chi aveva chiuso stabilimenti e licenziato. Qui a Wolfsburg abbiamo avuto cinque giorni di chiusura nel 2009 ma già nel secondo semestre facevamo gli straordinari.

Che tipo di informazioni chiede il sindacato all’azienda sui futuri investimenti? E quali garanzie?

Il piano di investimenti ci viene comunicato ogni anno a novembre nella riunione del consiglio di sorveglianza (dove ci sono 10 rappresentanti dei lavoratori e 10 dell’azienda, ndr). Quali investimenti per ciascuna marca, paese, fabbrica, modello. Nel novembre scorso, per esempio, abbiamo stabilito che in tre anni qui a Wolfsburg verranno investiti 2,2 miliardi di euro per la nuova Golf e per la realizzazione delle piattaforme modulari. Ciò viene sottoscritto dal consiglio d’amministrazione e da quello di sorveglianza.

Le previsioni sul mercato europeo però non sono tanto buone...

Vogliamo continuare ad aumentare la quota di mercato in Europa. Suona un po’ strano detto da un membro dei sindacati, ma dobbiamo strappare quote alla concorrenza. In secondo luogo, ci sono mercati dove possiamo crescere molto, gli Usa, la Russia, l’India, tutti con nuove fabbriche. Ciò aiuterà anche l’occupazione in Germania, perché molti componenti vengono prodotti qui.