Eugenio Scalfari, L’espresso 17/2/2011, 17 febbraio 2011
LA MORALE DELL’ELEFANTINO
Dedicare per la seconda volta di seguito il mio "Vetro soffiato" a Giuliano Ferrara e al suo codice estetico-morale non era nei miei pensieri, ma dopo aver letto il suo Elefantino di lunedì scorso non posso farne a meno. Si tratta di una "Lettera alle belle anime azioniste (nella loro miseria)" ed è la prima violazione del canone estetico: usare l’aggettivo sostantivato di azionista nel suo doppio significato di militante del partito d’azione (che è scomparso dalla scena politica 62 anni fa) e di portatore di azioni d’una società è un giochetto talmente banale da ricordare lo stridore d’una lama di coltello sul marmo. I foglianti non possono usarlo senza venire clamorosamente meno alla loro estetica. Potremmo semmai farlo noi "nella nostra miseria" ma la raffinata sensibilità vostra non ve lo consente.
Il testo di quella lettera aperta contiene però molto di peggio. Racconta la serata al Palasharp di Milano, affollata da 12 mila persone per iniziativa di "Libertà e giustizia". Cito: "Abbiamo visto il moralismo dei finti perseguitati, degli autori che dicono di andare a letto presto, sì, "ma solo perché leggo Kant" (così ha specificato Eco ammiccando con una battuta miserabile a una platea di devoti dell’onore d’Italia). E che orrore la fosca antropologia di Zagrebelsky, la voce chioccia e la perfidia negli occhi. Il cattolicesimo reazionario e sessuofobo d’uno Scalfaro. La mediocre telefonata di Ginsborg, le banalità di Saviano e che delusione la Camusso a rapporto dai suoi nemici di classe, gli azionisti billionaires".
Un elenco dozzinale di insulti, ma attenti agli aggettivi e ai sostantivi: la voce chioccia, e passi per chioccia, ma l’Elefantino non aveva fatto il tifo per il film "Il Discorso del Re"? La perfidia degli occhi: come fa a scorger perfidia attraverso le immagini televisive? Il cattolicesimo sessuofobo e reazionario; sta forse pensando al cardinale Ruini? Ginsborg mediocre, Saviano banale, Camusso e gli azionisti nemici di classe. Dov’è il Ferrara prezioso che gareggia in abiti di flanella o di lino bianchi con parole ficcanti che lasciano il segno? Ha perso il gusto di ferire l’avversario con un vocabolario mantenuto sotto la canfora e sguainato al momento giusto? Ci contentiamo di banale, mediocre, sessuofobo?
L’Elefantino dovrebbe stare molto attento a rinverdire il suo canone estetico per una ragione che lui del resto conosce perfettamente: quando si affronta l’avversario sul terreno della morale bisogna avere una morale oppure un’estetica o magari e meglio ancora entrambi quei codici. Poiché l’Elefantino non dispone del primo requisito per sua volontaria rinuncia, gli resta il secondo che va coltivato con la massima cura per non lasciarlo appassire. L’estetica è fatta di finezza e di sottintesa ironia, la radicalità la devasta. "All’inflessione piccolo dialettale di Zagrebelsky in fondo in fondo preferisco la banda Cavallero" e poi oltre: "Per fortuna quel mondo ha prodotto anche i Violante, persone di razza che ne hanno fatte più di Carlo in Francia ma non si abbasserebbero mai a scrutare i giorni, le notti e le vite degli altri". Davvero? Carlo in Francia? Il buco della serratura? Siamo arrivati a questo? Tra poco i lettori foglianti dovranno leggere che "si combatte alla grande, si vincerà tra un attimino e sì, è assolutamente così". E allora meglio "Libero" di Belpietro e il "Giornale" di Sallusti.
Però alla fine arriva il colpo di reni. Eccolo ri-finalmente, il Ferrara dei bei tempi: una citazione di Emerson, Ralph Waldo, in inglese nelle note (ma non era meglio mettere in nota la traduzione italiana?) "Ho tutto sommato l’impressione che dove ci sia una grande ricchezza di vita, sebbene intrisa di grossolanità e di peccato, lì troveremo anche l’argine e la purificazione e alla fine si scoverà un’armonia con le leggi morali". Fin qui la citazione di Waldo. Segue il finale speranzoso dell’Elefantino: "La pazzia di Berlusconi sarà in qualche modo riscattata, belle anime azioniste, la vostra mancanza di vita è inescusabile".
Colpo di reni. Touché. Ma, caro Giuliano, rifletti. Le belle anime azioniste avrebbero dovuto uscir di scena 62 anni fa, invece sono ancora lì a darti filo da rodere. A me pare un discreto segno di vita, ottenuto per di più senza usare nemmeno la cantaride dell’Asino d’oro. In questi 62 anni hanno anche prodotto un bell’elenco di titoli. Faccio prima a citare i nomi degli autori che i titoli molto più lunghi: Moravia, Morante, Flaiano, Garboli, Sciascia, Bobbio, Calvino, Vittorini, Montale, Brancati, Mila, Venturi, De Feo, Arbasino, Siciliano. Immodestamente mi ci metto anch’io.
La pazzia di Berlusconi è certamente intrisa, come tu riconosci, di grossolanità e di peccato, ma lì si troverà l’argine e la purificazione come scrive Emerson. E se fosse anche intrisa - quella sacra pazzia - di reati oltre che di peccati e grossolanità? Questa distinzione tra peccato e reato è già stata portata alla tua attenzione, ma tu non la prendi in considerazione e secondo me fai male. A noi, miserabili miscredenti, importa poco del peccato e molto del reato. Dovrebbe essere così anche per te che sei devoto ma ateo. Lascia stare il peccato, quello c’è già stato e tuttora continua ma non è certo per quello che lo vorremmo " à la lanterne". Il reato invece è ancora dubbio. Si indaga. Si vedrà. E poi vige la presunzione d’innocenza. Vedi bene che conviene, soprattutto all’avvocato Ghedini e quindi anche a te, l’attenzione al reato eventuale che non al peccato già ampiamente commesso e rivendicato.
Certo il problema del reato ha una conseguenza: l’argine e la purificazione prevista da Emerson sono in quel caso di spettanza della Procura di Milano e dei giudici di quel tribunale. Loro sono l’argine, l’eventuale punizione l’elemento purificante. Se ciò fosse accertato e accadesse, lì "will be found at last in harmony with moral laws".
Così saremmo tutti contenti, il banale Saviano, il chioccio Zagrebelsky, tu, Emerson e anche noi, i 12 mila del Palasharp e chissà quanti milioni di italiani che vorrebbero esser governati da persone perbene.