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 2011  febbraio 17 Giovedì calendario

COME GUADAGNARE CON L‘ARTE ANTICA

Un Gaetano Gandolfi valutato 17.500 euro è stato battuto a 295.200 (il titolo: Sacrificio di Ifigenia): venti offerenti, bidders in gergo tecnico, erano collegati telefonicamente da tutto il mondo con la casa genovese Wannenes lo scorso 30 novembre. Nella stessa asta un Gaspare Traversi da 60-80 mila euro è arrivato a 202.950 euro (il titolo: La seduzione). Tra i ricconi di tutto il mondo l’arte antica di qualità è ancora un ottimo investimento, anche a colpi di rilanci. Per fare la mossa giusta, però, via libera sul mercato italiano solo a dipinti antichi (Old masters) e mobili, semaforo rosso invece per i quadri dell’Ottocento e l’oggettistica. È quanto emerge dal "Primo rapporto sul mercato dell’antiquariato in Italia" elaborato da Nomisma per la XXV edizione di "Unica" (la manifestazione internazionale di alto antiquariato che si terrà a ModenaFiere tra il 12 e il 20 febbraio) che "L’Espresso" anticipa. "Gli Old masters e i mobili", spiega Marco Marcatili di Nomisma, che presenterà la ricerca il 14 nell’ambito di un convegno su collezionismo e investimenti, "si sono comportati meglio rispetto ai dipinti dell’Ottocento e all’oggettistica, manifestando un sostanziale carattere difensivo in ottica di investimento". Tra il 2006 e il 2010, hanno reso rispettivamente lo 0,6 per cento e lo 0,9 per cento annuo. In poche parole, per ogni euro investito allora oggi me ne ritroverei circa 1,05-1,06. Non un rendimento da capogiro. Ma in grado di proteggere quasi completamente dall’inflazione (0,9 per cento). Tanto più che gli altri investimenti hanno dato ben magre soddisfazioni: nei numeri di Nomisma chi ha investito in case nuove nelle grandi città italiane, ha guadagnato solo lo 0,3 per cento all’anno, e chi ha scelto la Borsa ha subito una perdita del 6,3 per cento. Certo, l’oro è salito dell’8,1 per cento. Ma, si sa, di questi tempi quando si parla del metallo giallo non c’è confronto che tenga. Ben diverso il bilancio per chi ha scelto i dipinti dell’Ottocento e gli oggetti d’arte: il calo annuo misurato da Nomisma è rispettivamente del 4,6 e del 2,5 per cento. "Colpisce - osserva il centro studi - come comparti dall’alto valore intrinseco delle opere non abbiano mostrato una capacità difensiva nei confronti del ciclo economico negativo". Un po’ come è successo per l’arte moderna degli autori consolidati che, secondo Nomisma, non ha saputo difendere il proprio valore, probabilmente per la mancanza di una strategia di valorizzazione. Gli oggetti antichi e i dipinti dell’Ottocento sono stati vittima più degli altri dello "scarso ricambio generazionale e dello scemare dell’interesse dei nuovi collezionisti". Detto in altre parole: sempre meno giovani si interessano all’antiquariato mentre i collezionisti comprano spesso e volentieri all’estero. Magari anche opere italiane. Ma si rivolgono alle grandi aste internazionali tra New York, Londra e Parigi. Qui nel 2010 un Giovanni Boldrini (Ritratto di Madame de Florian), dipinto dell’Ottocento, è stato aggiudicato per 2,1 milioni di euro, nuovo record dell’artista.
È solo in Italia che l’arte marcia a due velocità. All’estero il mercato è più liquido, anche perché è diffusa la cultura dell’investitore-collezionista in cerca di valori tangibili di lungo periodo per diversificare il portafoglio (George Stubbs, famoso per i suoi cavalli, a Londra ha realizzato il proprio record con un’aggiudicazione a 12 milioni). Non a caso l’indice dei prezzi dei beni artistici di riferimento internazionale (Nwa) ha evidenziato nei cinque anni passati una buona tenuta, con una performance media dell’1,1 per cento. "Da noi il mercato è sottile e frammentato", dice Marcatili, " e c’è una scarsa attenzione all’arte come investimento: si compra perché si ha un interesse culturale, dopo viene l’aspetto economico. Inoltre in Italia l’ottica internazionale di "investitore-collezionista" fatica ad affermarsi tra i risparmiatori a causa di tagli medi ancora elevati e l’assenza di veicoli istituzionali, come i fondi chiusi". È la liquidità ciò che preoccupa gli operatori italiani. "Il che non significa che non ci sono soldi", precisa Marcatili, "ma che si fa fatica a far incontrare la domanda e l’offerta. Il risultato è che si tende a selezionare la qualità e i comparti più autorevoli come gli old masters e i mobili". Un dato su tutti sulle dimensioni del mercato: in Italia l’antiquariato muove un miliardo (200 milioni l’arte contemporanea), poca roba rispetto ai 110 miliardi che catalizza tutto il settore dei mobili. Con prospettive grigie. Per la maggioranza degli antiquari interpellati da Nomisma, giro d’affari e prezzi sono in diminuzione o al massimo costanti sia nel 2010 sia nel 2011. Per chi vuole comprare in Italia, come scegliere? In primo luogo, deve mettere in conto un investimento di qualità e di lungo periodo. "Comprare un’opera con l’idea di rivenderla dopo sei mesi è sbagliato", dice Domenico Filipponi, consulente per l’arte di Unicredit private banking, "nell’arte si è premiati quando un’opera non circola da tempo". È poi sbagliato attendersi grossi guadagni: soprattutto per "Old masters" e mobili si tratta di un mercato maturo, dove a pochi rischi corrispondono bassi rendimenti. "Non va poi dimenticato", dice Filipponi, "che in Italia i prezzi sono di fatto calmierati dalla legge che ostacola l’esportazione delle opere di interesse nazionale, il che limita chiaramente la platea degli investitori internazionali". L’obiettivo quindi è la protezione e la diversificazione, destinando in media il 10-15 per cento del patrimonio. Ma non è detto che non ci possano essere opportunità. "Un arredo del Settecento di qualità che fino a qualche anno fa poteva essere comprato a 100-150 mila euro oggi si vende a 30-40 mila. Qui non c’entra la crisi ma la modifica del gusto". Questione di moda. E il 2011? Torneranno in auge le sculture, oltre ai classici Old masters. Parola di antiquario.