GABRIELE BECCARIA, La Stampa 11/2/2011, pagina 19, 11 febbraio 2011
Le auto si fermano, lo smog no - Servirà alla psiche di noi cittadini e ai portafogli dei sindaci
Le auto si fermano, lo smog no - Servirà alla psiche di noi cittadini e ai portafogli dei sindaci. Ci sentiremo virtuosi, perfino ecologicamente corretti, mentre i contabili scongiureranno l’ennesima multa dell’Ue. Ma all’aria non servirà. Resterà sporca e puzzolente. Il giorno di blocco del traffico o la domenica a piedi si sono trasformati in un rito tutto italiano: guai a contestarli, anche se sono l’alibi per comuni, province e regioni che la lotta all’inquinamento continuano a farla poco e male. Il verdetto degli studiosi è chiaro. Nuovi divieti Si va - come sempre - in ordine sparso: Torino ha rimandato lo stop delle auto al 20, Bergamo l’ha anticipato al 13, Milano si è astenuta dopo due domeniche consecutive di fermo, mentre Letizia Moratti e i sindaci dell’hinterland hanno richiesto il limite dei 70 all’ora sul raccordo autostradale e il governatore Roberto Formigoni chiede al governo una decisione forte, vale a dire «un piano nazionale per l’aria». Roma, intanto, aveva disposto ieri un nuovo divieto di circolazione per i veicoli più inquinanti. Si discute e si litiga perché - rivelano i dati - è bastato poco più di un mese per fare del 2011 un annus horribilis. Milano e Brescia hanno già oltrepassato la soglia dei 35 giorni con sforamenti delle quantità di polveri pm10 e altre quattro città - Torino, Bergamo, Mantova e Lucca - si avvicinano alla condizione di fuorilegge. Ne va della salute (sono tante le ricerche sui danni dello smog, respiratori e genetici), ma chi studia il problema arriva sempre alla stessa conclusione. La riassume così Nicola Pirrone, direttore dell’Istituto di inquinamento atmosferico del Cnr: «Lo stop del traffico per un giorno è, in fondo, una misura amministrativa. Nella migliore delle ipotesi allevia la situazione per poche ore, ma in genere le condizioni dell’aria restano immutate, soprattutto in periodi come questo di stabilità atmosferica». Isteria da emergenza Il punto è quindi più radicale di quanto sembri. La stretta alle auto dovrebbe esserci 365 giorni l’anno, non ogni tanto, nell’isteria dell’emergenza. Il 45% dei composti velenosi come i precursori dell’ozono e il 38% dei particolati - rivela l’Eea, la European environment agency - sono emessi dai tubi di scappamento. Una nube a cui contribuiamo per spostamenti - dicono le statistiche europee - che una volta su tre non superano due miseri chilometri. Così come ci vorrebbe un altro giro di vite sull’altro colpevole, vale a dire i sistemi di riscaldamento, perlopiù arcaici e inefficienti, su cui ora pesa la moda dei caminetti a legna e delle stufe a biomasse che, senza i filtri anti-polveri obbligatori in Paesi come la Germania, sono altamente inquinanti. «Bisogna mettere le persone in condizione di usare i mezzi pubblici e perfino costringerle un po’, a patto che le reti urbane diventino capillari», spiega Pirrone. E allo stesso tempo «incentivare la rottamazione delle vecchie caldaie e imporre norme sulle emissioni degli edifici». In poche parole una serie di misure strategiche, che richiedono beni preziosi come idee, programmi e investimenti. «E’ chiaro che è necessario un altro tipo di organizzazione delle aree urbane, sia sociale sia economica, compresa la creazione di “hub” dai quali smistare merci e prodotti nei centri cittadini». Così anche il divieto di superare i 70 all’ora rientra nella categoria dei palliativi (a quella velocità i motori di ultima generazione diventano «friendly»). Peccato che pochi amministratori facciano caso alle lezione delle capitali europee, per esempio Parigi e Londra, dove metropolitane e bus sono così onnipresenti da spegnere le velleità di mettersi al volante. Oppure alla lezione di tante metropoli americane, che secondo un rapporto della American Lung Association sono riuscite - perfino Los Angeles! - ad abbattere lo smog seguendo una logica che prevede risparmio energetico, riciclo dei rifiuti, estensione delle aree verdi e diffusione delle fonti pulite. Sono contromisure da prendere con urgenza. Altrimenti non ci sarà soluzione e precipiteremo ancora. Tra le peggiori 30 città in Europa per polveri sottili 17 sono italiane. L’unico Stato a batterci è la Bulgaria. Ecco un effetto del nostro immobilismo.