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 2011  febbraio 11 Venerdì calendario

Mururoa dopo i test atomici “Uno tsunami ci ucciderà” - A forza di farci esplodere delle bombe atomiche, la barriera corallina dell’atollo francese di Mururoa (grosso modo - molto grosso - a metà strada fra l’Australia e il Sudamerica, nel Pacifico) potrebbe staccarsi e finire nell’oceano

Mururoa dopo i test atomici “Uno tsunami ci ucciderà” - A forza di farci esplodere delle bombe atomiche, la barriera corallina dell’atollo francese di Mururoa (grosso modo - molto grosso - a metà strada fra l’Australia e il Sudamerica, nel Pacifico) potrebbe staccarsi e finire nell’oceano. E provocare uno tsunami che potrebbe mandare sott’acqua Tureia, il vicino atollo (vicino rispetto all’immensità che lo circonda: 105 chilometri) i cui 227 abitanti sono alquanto preoccupati. Sono gli inconvenienti della grandeur. De Gaulle decise che la Francia doveva avere una «force de frappe» nucleare. Nessuno dei presidenti che si sono susseguiti ha mai pensato di rinunciarci. Per sperimentare le atomiche tricolori, è quindi venuta utile la sperduta Polinesia francese, cinque arcipelaghi con 118 isole di cui 67 abitate. Nei decenni, sugli atolli di Mururoa e Fangataufa (dove vivono solo 23 militari) è stata scaricata una quantità di radiazioni equivalente a 700 bombe di Hiroshima, con 46 prove nell’atmosfera e 147 sotterranee, l’ultima nel ‘95, quando il programma è stato definitivamente abbandonato. Adesso la natura presenta il conto, secondo il rapporto firmato da un esperto della Dsnd, l’ente che si occupa della sicurezza nucleare dei siti della Difesa, che porta il nome molto «vecchia Francia» di Marcel Jurien de la Gravière. Secondo de la Gravière, 670 milioni di metri cubi di scogliera di Mururoa potrebbero staccarsi e rendere un po’ meno pacifico il Pacifico. L’onda lunga potrebbe raggiungere Tureia in dieci minuti e abbattersi sulle sue spiagge con un muro d’acqua alto fra i due e i tre metri. Visto però che a Tureia le zone abitate sono almeno a tre metri d’altezza, ci dovrebbero essere dei danni limitati e nessuna vittima. È chiaro però che gli abitanti non ci stanno. Intanto, c’è il problema della radioattività che, finora «imprigionata» dalla roccia, una volta liberata potrebbe causare una catastrofe ecologica anche se, sempre secondo de la Gravière, «le conseguenze sull’ambiente sarebbero molto leggere». E poi bisogna vedere se effettivamente lo tsunami sarebbe contenuto nelle dimensioni previste. Insomma, i polinesiani si sentono fra l’incudine della contaminazione nucleare e il martello dell’ondata. La signora sindaco di Tureia, Taitua Maro, spiega a «Le Monde» che «la popolazione ha paura». E un suo amministrato commenta: «Tutto quello che ci hanno mandato sono delle sirene per avvisarci che arriva l’ondata». Ora si confrontano la Dsnd, che a lungo ha negato ogni rischio e che adesso, ammesso che i rischi esistono, li minimizza, e gli abitanti di Tureia che le hanno inviato una dura petizione che «esige delle spiegazioni, delle misure di protezione dell’atollo e l’invio in Polinesia di una missione di esperti indipendenti». Per dare l’allarme, un sistema di «sorveglianza geomeccanica», il Telsite, è già operativo a Mururoa, dopo che nel ‘79 l’ennesimo test nucleare (il novantasettesimo) fece precipitare nell’oceano un blocco corallino di parecchie decine di milioni di metri cubi di calcare. E un’onda anomala alta più di due metri ferì anche alcuni fra gli specialisti presenti. Ironia della sorte, Parigi ha dichiarato il 2011 «anno dei francesi d’oltremare».