MARCO ANSALDO, la Repubblica 10/2/2011, 10 febbraio 2011
LA RADIO DI DIO HA OTTANT’ANNI DAI SALMI CANTATI AI SERVIZI WEB
Al Servizio in lingua giapponese hanno appeso alla porta una tendina blu con incisi piccoli ideogrammi bianchi. Beneauguranti drappi rossi addobbano l´ingresso della redazione vicina, quella cinese. Nelle stanze d´accesso al giornale radio brasiliano la musica è allegra e assicurano che spesso, dentro, si danzi. Nell´ala dell´Est Europa, «la nostra cortina di ferro» sussurra un redattore, nell´ufficio russo e in quello bulgaro l´atmosfera è più compassata e le porte risultano accostate.
«Buon compleanno, Radio Vaticana». L´emittente radiofonica cattolica ha 80 anni e la quarantina di redazioni internazionali che diffondono l´opinione della Chiesa arrivando in tutti i Paesi del mondo festeggiano l´anniversario nelle lingue più diverse. Era il 12 febbraio del 1931 quando Pio XI, avvalendosi delle capacità tecniche di Guglielmo Marconi, lanciò dalle onde ultracorte il primo radiomessaggio («A tutto il creato…») di un mezzo nuovo che, pur avendo sede nella Città del Vaticano, non è un suo organo ufficiale.
E questo lo sa bene chi l´ascolta. Il Servizio musicale, storicamente uno dei cardini dell´emittente, è fiero delle selezioni presentate. «Mandiamo in onda – dice Stefano Corato, responsabile dei programmi musicali – musica classica e contemporanea, ma anche jazz e moderna. E due volte al mese ospitiamo in una palazzina dei Giardini vaticani i ragazzi dei Conservatori». Quando negli anni Settanta in Rai infuriava la censura, Radio Vaticana passava "Dio è morto" di Francesco Guccini cantata dai Nomadi. E Fabrizio De Andrè ha sempre ricordato come alcuni dei suoi brani più controversi fossero vietati altrove ma trasmessi su queste frequenze.
L´anniversario non riguarda solo l´emittente tradizionale, ma anche il canale più giovane, nato 10 anni fa, One-O-Five. E proprio sulla modulazione 105 il capo redattore Luca Collodi cura con passione e competenza una serie di programmi di attualità che, su Roma e in Italia, spaziano dagli argomenti religiosi a quelli socialmente più spinosi. «Ci occupiamo di tematiche ad ampio spettro – spiega Collodi – i nostri servizi in questi giorni vanno dalle ricadute della crisi egiziana sui transiti nel canale di Suez, alle posizioni critiche della Comunità di S. Egidio per il caso dei campi nomadi».
«Il radiogionale delle 8 del mattino – spiega il responsabile dei servizi informativi centrali, Roberto Piermarini – notiziario fatto in tre lingue, italiano, inglese e francese è, secondo dati rilevati da altre emittenti, il più ascoltato in Europa». Alle 8,30 Piermarini tiene un primo briefing con il direttore della radio, padre Federico Lombardi, che è anche il portavoce della Sala Stampa della Santa Sede. Esaminate le due rassegne, quella dei giornali e quella sul web, alle 10 la riunione con i responsabili dei servizi Vaticano, Internazionale, Italia e Canale 105, sceglie gli argomenti per i vari notiziari.
Fin dall´inizio l´emittente è affidata ai Gesuiti. Spiega padre Lombardi: «Oggi la radio è una grande fucina di produzione sull´attività del Papa e della Chiesa. Ma nel tempo della convergenza digitale siamo un´istituzione aperta a tutte le novità. Non siamo bloccati sul passato, ma ben inseriti nella comunicazione attuale». Tasto dolente quello dei bilanci, che ha portato all´introduzione della pubblicità. «È solo un piccolo contributo – spiega padre Lombardi –. Prima la natura della nostra radio non lo permetteva. Ma da quando abbiamo sviluppato il Canale 105 l´uditorio è più identificabile dal punto di vista geografico e abbiamo avviato questi spazi». Equilibrio e sobrietà sono tratti distintivi dei servizi giornalistici.
A ottanta anni si guarda avanti, nella consapevolezza delle proprie radici. Il giornalista Alessandro De Carolis sta preparando, dopo quello di Fernando Bea sui primi 50 anni, un volume dal 1981 a oggi, con al centro «il rapporto fra i viaggi all´estero di Giovanni Paolo II e la comunicazione, uscita trasformata dall´approccio che ne ebbe Karol Wojtyla», e «la sua evoluzione sotto il pontificato di Benedetto XVI». «Siamo orgogliosi del passato – aggiunge Sean Lovett, da 35 anni alla radio, responsabile dei programmi inglesi per il Canale 105 – ma siamo proiettati nel futuro, e la sfida è quella delle nuove tecnologie, nello spirito di ciò che scrisse nel ´31 il New York Herald commentando quel primo radiomessaggio papale. Usando due parole significative "Un miracolo della scienza"».
Non sono più i tempi eroici di quando l´emittente era il mezzo preferito della resistenza anti-tedesca o veniva captata in segreto nell´Europa dell´Est. Ma la sua caratterizzazione è sempre unica. Di recente un importante inviato speciale, spintosi ai confini del nord della Cina, trovò una chiesetta sperduta con un solo sacerdote. Gli chiese: «Padre, ma lei è informato di quel che accade nel mondo?». Quello si illuminò: «So tutto. Conosco le encicliche del Papa e le ultime notizie». In un angolo un piccolo ricevitore a transistor stava diffondendo il notiziario di Radio Vaticana.