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 2011  febbraio 10 Giovedì calendario

COME CRESCE IL PAKISTAN

Il Pakistan ha 170 milioni di abitanti. Quando ci sono andata la prima volta, nel 1993, ne aveva 120 milioni. Le proiezioni al 2015 (tra quattro anni, le previsioni sono facili) parlano di 191 milioni, che faranno del paese il sesto più popoloso al mondo. Tra i problemi che affliggono questo paese dell’Asia meridionale di sicuro verranno in mente la diffusione di movimenti religiosi armati stile Taleban che propagandano varie «guerre sante» a suon di attentati (i jihadi), il conflitto in corso lungo la frontiera con l’Afghanistan, disastri naturali come il terremoto di 5 anni fa o l’alluvione dell’estate scorsa, la fragilità dell’economia.
Ma l’impatto di una crescita demografica così veloce è un problema in sé, in un paese che non è in grado di garantire servizi sociali, sanità, istruzione o anche solo cibo a gran parte della sua popolazione. Un recente dispaccio di Irin news, il notiziario dell’ufficio Onu per gli affari umanitari, ricorda che il tasso di malnutrizione nel paese è alto e che è considerato la causa del 50% delle morti infantili; che c’è un medico ogni 1.183 abitanti e che il tasso di alfabetizzazione degli adulti (del 57%) è il più basso in tutta l’Asia meridionale.
È di solito riconosciuto che «l’investimento in istruzione, salute inclusa la salute riproduttiva e promozione delle donne contribuisce a rallentare la crescita della popolazione e a ridurre la povertà», dichiara a Irin news Rabbi Royan, rapresentante in Pakistan del Fondo delle nazioni unite per la popolazione (Unfpa).
Ma è una battaglia difficile, quella combattuta da operatori (operatrici) dei servizi di «salute riproduttiva». Nella cultura rurale prevalente, tanti figli sono una benedizione di dio, altrettante paia di braccia che potranno lavorare e garantire benessere alla famiglia.
E come spesso avviene, è nelle classi più basse e meno istruite che si trovano le famiglie più numerose sei, otto figli. Non così nelle classi medie urbane è noto che la tendenza a famiglie meno numerose viene «spontanea» dove aumenta il livello di istruzione, soprattutto delle donne, e dove l’accesso a servizi medici è garantito, e dove le donne stesse hanno qualche emanci-pazione economica e un ruolo più autonomo nella famiglia.
La cultura chiusa e conservatrice della società rurale è un ostacolo a diffondere i servizi di salute riproduttiva rivolti alle donne, lamentano le operatrici sociali sentite da Irin news il fatto che una donna non possa andare da sola dal medico se ha un problema, dovrà essere accompagnata dal marito o altro uomo di famiglia.
La difficoltà a parlare di contraccettivi, la pressione delle famiglie. Secondo l’indagine sulla «salute demografica» condotto nel 200607 dal Ministero per la popolazione del governo pakistano, il 96 % delle donne sposate è a conoscenza di almeno un metodo di pianificazione familiare, ma meno della metà ne ha mai usato uno e meno del 30% delle donne sposate usano abitualmente un contraccettivo.
La stessa indagine diceva che un quarto delle coppie sposate vorrebbe usate la contraccezione ma non lo fa, di solito perché non ha accesso a un servizio medico o qualcuno che sappia dare informazioni e consigli.
Lo stato ha istituito nel 1994 un «Programma nazionale di pianificazione familiare e servizi di salute di base» rivolto soprattutto a donne e bambini delle zone rurali: le operatrici di questo servizio testimoniano di donne che non usarenno mai un contraccettivo perché troppo spaventate dai mariti. Bisognerebbe investire di più nei servizi di salute di base, e in istruzione ma l’élite dirigente