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 2011  gennaio 09 Domenica calendario

Siamo un popolo di sporcaccioni ma Eco & C fingono di ignorarlo - È assodato, dunque,/ l’ha detto Umberto Eco,/ se l’intellettuale la notte tira tardi/ è perché legge Kant/ e non è più un segreto

Siamo un popolo di sporcaccioni ma Eco & C fingono di ignorarlo - È assodato, dunque,/ l’ha detto Umberto Eco,/ se l’intellettuale la notte tira tardi/ è perché legge Kant/ e non è più un segreto... L’incipit di cui sopra mi è venuto in rima, e il lettore mi scuserà, ma quando sento aria di cultura mi met­to in ghingheri e cerco di fare bella figura. Certo è che, se il nostro gran­de semiologo non ha mentito, la vi­ta della classe dei colti deve essere proprio dura, filosoficamente inson­ne, è il caso di dire... Eppure, sentite come Ennio Flaiano raccontava un party intellettuale degli anni Settan­ta: «Dottore, c’era pure la Scippo­na/ Fusto, la Betti e Anito,/ Zio Cin­quesacchi, la Strabidona,/ Toto Ga­lera, Giggi l’Impunito./C’era Arbasi­no, Cagnara, il Bandito,/ Moravia, Pasolini e Culosfranto./ Verso la fi­ne entrorno senza invito/ er Ma­gnaccia co’ ’n frocio, e fu lo schian­to ». Altri tempi e altri intellettuali, si di­rà: peccato che sia tutto un piangere sulla degenerazione dei costumi da quando Berlusconi è entrato in poli­tica. Prima, in fondo, eravamo pove­ri, ma ingenui... Eppure, sentite an­che qui Ennio Flaiano, un Flaiano degli anni Cinquanta addirittura: «Lamenta la corruzione della vita ro­mana, cita sdegnato qualche caso. Sì d’accordo, è stato così per secoli e secoli, ma ora stiamo esagerando; vizio e putredine. Vien voglia di an­darsene, ma dove? Facendosi triste: “Ah - conclude - potersi ritirare in campagna, soli, con un chilo di coca­ina, lontani da queste sozzure”». Su Repubblica è tutto un applaudi­re al conculottismo, ovvero l’ideolo­gia della mutanda: perché poi il ses­so, fatto da un vecchio, figuriamoci, è cosa turpe e qui vogliamo essere tutti casti. Anche in arte, natural­mente, anche sul palcoscenico, do­ve infatti hanno appena messo in scena I pugni in tasca , già modello della cinematografia arrabbiata del tempo che fu. Vediamo come Flaia­no aveva sintetizzato l’arte di rottu­ra del ’68. «Atto primo: stupra la so­rella, sodomizza il fratello. Atto se­condo. Idem con la madre e col pa­dre. Atto terzo. Scopre che è figlio adottivo e si spara». Sento già l’obiezione: è una que­stione di dignità femminile. Sere fa da Lerner c’era anche la vedova Mo­ravia e tutti a dire che, ma certo, non se ne può più di vederla calpestare (la dignità femminile, non la vedo­va). Moravia, già. «Moravia ha rag­giunto il perfetto equilibrio. Sua mo­glie scrive meglio di lui e la sua amante, peggio» annotava Flaiano nel suo Frasario essenziale per pas­sare inosservati in società e l’appun­to, va detto, non riguardava Car­men Llera, ancora di là da venire. È che, in fondo, non cambia mai nulla compagno e ci si batte per l’Idea, non avendone. Più passa il tempo e più si pesta sempre la stes­sa acqua nel mortaio. Sostituite il Pd o il Popolo viola al Partito comuni­sta d’antan , ma i Vantaggi dell’iscri­zione stilati da Flaiano restano gli stessi: «- Sarete temuti e rispettati - libertà privata totale - ampie possibilità per il futuro - viaggi in comitiva - nessuna perdita in caso di persi­stenza del Sistema - guadagno in caso di rivoluzione (almeno per i primi tempi) - colloquio coi giovani - ammirazione del ceto borghese - ampie facilitazioni sessuali - possibilità di protesta - rapida carriera - firme di manifesti vari - impunità per delitti politici e di opinione - in casi disperati, alone di marti­rio ». Flaiano non era un moralista a cor­­rente alternata, un sepolcro imbian­cat­o pronto ieri a schierarsi per il ses­so libero e liberato e oggi per il mese mariano. «Oh, com’è bello sentirsi profondamente intelligenti,/ a sini­stra sedersi, a destra avere un paren­te,/ dire a lei che l’erotismo è una forma di alienazione/ frutto del neo­capitalismo e chiudere la discussio­ne ». Quando Pasolini girò il suo De­cameron , e tutti a dire che forza, che libertà di pensiero, che poesia ses­suale, lui era già avanti: «È la scim­mia che ha aperto la gabbia alla ti­gre. All’antica tigre italiana dei ces­si, dei casini, dei corpi di guardia, dei goliardi e, tutto sommato, dei turpi porcaccioni». Solo che allora erano porci con le ali, bisogna capir­lo, rompevano i tabù... È che il pubblico è privato e quin­di non c’è privacy. Oppure no. Alber­to Arbasino, che pure è uno intelli­gente, all’indomani della morte del povero Pasolini sentenziò che nei casi di figura pubblica impegnata «non ci si può permettere neanche il modesto lusso di farsi sorprende­r­e dietro un cespuglio con le mutan­de in mano. E il nostro amico lo sape­va bene». Com’è noto, il campetto isolato dell’Idroscalo dove lo scritto­re venne ammazzato, dopo la mez­zanotte diveniva scintillante di luci e frequentato come via Veneto... E però, vuoi mettere con villa San Mar­tino. «La mutanda è comunque un me­mento » ha scritto Francesco Merlo su Repubblica : «Ricorda che si deb­bono cambiare». Certo, non è più il tempo delle mutande pazze e nem­meno del partito dei senza mutan­de, teorizzato da Rupert Everett ne­gli anni Ottanta, incarnato da Sha­ron Stone negli anni Novanta: si sa, quella era merce d’importazione, roba straniera... E però, quest’Italia che prima del Cavaliere non doveva vergognarsi fa un po’ effetto e Flaia­no l’avrebbe inquadrata così: «Il pa­ese delle sofisticazioni alimentari, della fede utilitaria, della mancanza di senso civico, un paese di ladri e di bagnini (che aspettano l’estate) un paese che vive per le lotterie e il gio­co del calcio, per le canzoni e per le ferie pagate». Eppure, a quegli intellettuali impegnati che allora, quan­do il Cavaliere nero era ancora un signor nessuno, rimproveravano al­l’i­taliano medio di non essere un pa­radigma sociale o morale, era sem­pre Flaiano a replicare: «L’italiano medio è quello che è e i suoi difetti cominciano a piacermi. Mi piace che sia generalmente bugiardo. Non credo che avrebbe potuto vive­re in questo paese per tremila anni senza adattare la cruda verità a una ragionevole menzogna. Mi piace che pensi sempre alle donne. Per­ché non dovrebbe pensare sempre alle donne. Che c’è di meglio? Gli uo­mini forse?». Ma sì, quando scendono i campo gli indignati speciali, i perfetti intelli­genti, bisogna mettersi sull’attenti: «Simulano gli interessi dei giovani, adorano il pubblico. Sono i cretini di ieri coi pregiudizi di domani». Flaiano, ci manchi.