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 2011  gennaio 09 Domenica calendario

L’arma federalista che cancella i diktat di Prodi - Il piatto forte della fase due, quella della crescita economica, che il governo Berlusconi discute oggi nel Consiglio dei ministri è la riforma dell’articolo 41 della Costituzione, riguardante la pri­vata iniziativa

L’arma federalista che cancella i diktat di Prodi - Il piatto forte della fase due, quella della crescita economica, che il governo Berlusconi discute oggi nel Consiglio dei ministri è la riforma dell’articolo 41 della Costituzione, riguardante la pri­vata iniziativa. Non è solo una re­visione di carattere generale, per altro importante e necessaria, ma anche una modifica di princi­pi concreti, pratici. Inoltre alla modifica dell’articolo 41 vengo­no collegate quella dell’articolo 97 che riguarda la pubblica am­ministrazione stabilendo il prin­cipio della meritocrazia e quella dell’articolo 118 che sui poteri delle Regioni e degli enti locali a favore della libertà di iniziativa. Quello attuale è un testo intro­dotto da Prodi e D’Alema, che ri­sente del loro dirigismo ed è in­compatibile con lo spirito liberta­rio federalista. Ne consegue che con questo riforma costituziona­le Berlusconi può collegare la priorità federalista con quella del­la scossa liberalizzatrice da dare alla nostra economia, imbriglia­ta e soffocata dai dirigismi pubbli­ci. Scossa necessaria onde avere una maggiore crescita del prodot­to nazionale e dell’occupazione. L’articolo 41 della Costituzio­ne, che risale ai padri costituenti, è un tipico esempio di compro­messo nebuloso che si presta al peggior dirigismo. Il primo com­ma, infatti, è un inno alla libertà economica.Afferma che«l’inizia­tiva economica privata è libera». Ma il secondo si affretta a restrin­gerla stabilendo che «essa non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da reca­re danno alla sicurezza, alla liber­tà, alla dignità umana». L’utilità sociale è una nozione che si pre­sta a ogni tipo di estensione, così il principio del primo comma ri­schia di essere svuotato. Il terzo comma peggiora la si­tuazione stabilendo che «la legge determina i programmi e i con­trolli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordi­nata a fini sociali». Dunque, men­tre il secondo comma pone un li­mite all’iniziativa privata, consi­stente nel fatto che essa non violi l’utilità sociale, il terzo va al di là e vuole dirigerla all’utilità sociale, anche coordinandola con altre iniziative, private o pubbliche. Con questo lasciapassare costitu­zionale lo Stato, le Regioni e gli enti locali hanno imbrigliato l’in­dustria, il commercio, l’edilizia, i trasporti, l’energia, le opere pub­bliche, le iniziative per il Mezzo­giorno e per le altre aree in ritar­do, i rapporti di lavoro, gli investi­menti delle imprese - e via elen­cando - in una marea di leggi e leggine, di controlli, di certificati, di incombenze, che hanno mes­so l’Italia nella parte bassa della graduatorie degli stati del mon­do compilate dagli istituti inter­nazionali per gli indici di compe­titività e di convenienza a fare ini­ziative imprenditoriali. Non sembra che il governo vo­glia limitarsi ad abrogare questo terzo comma. Appare intenziona­to a sostituirlo con due regole, una di principio e l’altra di natura specifica, concreta. Ossia, all’in­circa: «Tutto ciò che non è espres­samente vietato è libero » e «gli in­terventi regolatori dello Stato, delle Regioni e degli enti locali si ispirano al principio del control­lo ex post». Ci saranno, a cascata, modifiche di leggi singole per at­tuare le due regole, molto impor­­tanti, ad esempio nell’edilizia e nell’urbanistica.Occorre aggiun­gere, infatti, che il nuovo articolo 41 non riguarderà solo lo Stato: si riferirà anche ai governi regiona­li e locali e alle loro diramazioni. Essi hanno competenza concor­rente con lo Stato in materie co­me commercio con l’estero; tute­la e sicurezza del lavoro; profes­sioni; ricerca scientifica e tecnolo­gica tutela della salute; alimenta­zione; sport; governo del territo­rio; porti e aeroporti civili; grandi reti di trasporto e di navigazione; energia; valorizzazione dei beni culturali e ambientali e attività culturali; banche a carattere re­gionale. L’articolo 118 che riguarda le modalità con cui gli enti di gover­no statali, regionali e locali deb­bono adempiere a questi compiti dovrebbe precisare che essi deb­bono garantire l’autonoma ini­ziativa dei cittadini, singoli e asso­ciati e che a tal fine prevale il siste­ma dell’autocertificazione. Que­sta riforma, libertaria e federali­sta non sarebbe possibile con la fine prematura della legislatura. E non si potrà certo dire che la co­alizione di centrodestra che la prospetta «tira a campare», aven­do esaurito la sua spinta innova­trice originaria.