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 2011  gennaio 10 Lunedì calendario

I 50 anni di Ken: una vita all’ombra di Barbie - Per lui non si mobiliterà mai nessun giornale di sinistra

I 50 anni di Ken: una vita all’ombra di Barbie - Per lui non si mobiliterà mai nessun giornale di sinistra. Niente firme o cortei in piazza per difendere il suo orgoglio ma­scolino depauperato di tronista cornificato. Eppure, i presuppo­sti ci sarebbero eccome perché tra tutti i giocattoli creati negli ul­timi decenni, per il sollazzo del baby gentil sesso, non ce n’è uno più discriminato di Ken. Quest’anno,il bambolotto com­p­ie 50 anni e la sua è stata un’in­tera esistenza vissuta nell’om­bra di quel sorriso fintamente plastico della Barbie. Mettetevi, se ci riuscite, nei panni di uno che ha un cognome, Carson, che tutti ignorano e che per esse­re riconosciuto deve per forza qualificarsi come ilKendella-Barbie altrimenti nessuno capi­sce che si sta parlando di lui. Fos­se successo a parti inverse ( bam­bole gonfiabili escluse, si inten­de) le femministe avrebbero gri­dato allo scandalo. Invece, no. Noi uomini non sappiamo esse­re solidali. Ognuno ha già le sue grane da grattare con la propria compagna senza doversi far ca­rico dei problemi degli altri. Fi­guriamoci di un bambolotto. Eppure, la storia di Ken ha tutti i presupposti per scatenare pagi­ne indignate sui giornali di cui sopra o, come minimo, un giro­tondo che, come si sa, non si ne­ga mai a nessuno. Già il fatto di essere stato «partorito» solo per dare un’immagine più ortodos­sa­alla bionda fashion garanten­dole, anche agli occhi dell’opi­nione pubblica, una relazione stabile,dà l’idea di che conside­razione si possa avere di lui. Lei, nuovo Adamo, lui, come costo­la, nuova Eva. Un bambolotto nato solo per capriccio e diletto di una femmina a cui le aveva­no destinato tutto fin da subito: casa da capogiro, guardaroba firmati, macchine da sogno. Tutto,certo,tranne quell’acces­sorio che, anche se si è fatti di gomma, evidentemente, se ne sente la mancanza. Anzi, sareb­be meglio non toccare questo argomento perché sui muscoli i creatori non hanno certo lesina­to ma proprio lì, al «dunque», il povero KendellaBarbie non è che spicchi in mascolinità. Al­tro che silhouette: qui siamo a livelli di sottilett . Per lui, calma patta, pardon, piatta. Con in più quel Big Jim superdotato che fi­niva inevitabilmente, nei giochi infantili, per sedurre la sua Bar­bie. Mica stupida, del resto, la bambolina. Oltretutto, per stare accanto a questa oca biondo platino, il po­vero KendellaBarbie ha dovuto fare ogni tipo di lavoro, compre­so il pizza boy. Capite? Lei star delle passerelle, lui re delle moz­zarelle. Ha cambiato più profes­sioni lui che idee un politico, pri­mo grande lavoratore precario del mondo del giocattolo. Con che prospettive poi? Nessuna. Matrimonio? Neanche a parlar­ne. Lui doveva essere l’eterno fi­danzato della Barbie. Amen. Ha sopportato di tutto, povero KendellaBarbie , come capita a ogni uomo che, anche nel mon­do reale, cerca di tenersi stretta una gnoccolona simil Barbie. Nel ’93,lo hanno trasformato in Earring Magic Ken, con capello biondo tinto, camicia viola, ma­glia color lavanda e orecchino al lobo sinistro. Risultato? È di­ventato una icona gay, andan­do a ruba nei negozi. Nel 2004, si sono inventati anche una se­parazione in stile hollywoodia­no, con tanto di comunicato uf­ficiale. La colpa, neanche a dir­lo, l’hanno data interamente a lui.Pare fosse riluttante a mett­e­re l’anello al dito alla longilinea. Ma stiamo scherzando? I siti di gossip, infatti, hanno racconta­to la verità e cioè che dietro alla separazione c’era, in realtà, un surfista australiano di nome Blaine che aveva fatto girare la testa alla bambolina. Cornuto e mazziato. C’è di peggio? Eppu­re, povero bambolotto, al cuor, pur di plastica, non si comanda e nel 2006 ecco la prima timida riappacificazione, ma non a li­vello ufficiale, anche se a lei, nel frattempo, il girovita si era allar­gato. Ora, che ha 50 anni e con il for­te s­ospetto che in tutti questi de­cenni con la biondina lui non abbia mai nemmeno consuma­to, gli tocca anche aspettare l’e­si­to di un sondaggio per sapere se potrà ufficialmente tornare con la plastificata oppure no. La do­manda? «Barbie dovrebbe ri­prendersi indietro Ken?». Cioè, lui, cornuto, deve riconquistare lei a suon di dolci parole che gri­d­erà alla sua amata alle 19 di og­gi, alla Plaza Callao di Madrid, in un modernissimo flash mob romantico. Con il rischio, poi, che decidano, come in una so­ap, di farli anche sposare. Ecco, ci ribelliamo. Saremo uomini e anche un po’ fessi ma non sia­mo quelli che tifiamo per l’hap­py end a ogni costo. Come si rac­conta in una barzelletta, a noi maschi di un film porno non in­­teressa sapere se, alla fine, i due amanti si sposeranno. Eppoi, ci manca solo che il KendellaBar­bie si ritrovi a dover vivere, nella casetta rosa, anche con la suoce­ra. C’è un limite a tutto, povero Ken; soprattutto al peggio.