Elisabetta Rosaspina, Corriere della Sera 10/02/2011, 10 febbraio 2011
LA DUCHESSA E IL «CENERENTOLO», LE NOZZE CONTESTATE —
Non è quello fra il calciatore Gerard Piqué e la cantante «waka waka» , Shakira. Né quello fra il portiere Iker Casillas e la cronista sportiva Sara Carbonero. E neppure quello fra il fratello minore di Penelope Cruz, Eduardo, e l’attrice Eva Longoria. Il matrimonio più atteso dagli spagnoli è quello fra una nobile ottuagenaria e un tenace funzionario statale, di 25 anni più giovane. Una seguitissima trasmissione televisiva, «El programa de Ana Rosa» , annuncia che sarà per settembre. È il lieto fine della romantica riedizione di «Cenerentolo» , è la vittoria di una passione autunnale e contrastata, a scaldare l’attesa della tifoseria romantica. O lo scetticismo di chi scommette su una prosaica storia di interesse: una replica del «caso L’Oréal» , tra colossali fortune economiche, proprietà immobiliari, seduttori senza scrupoli, eredi insospettiti e indispettiti. Ma dopo quasi tre anni di alterne vicende, minuziosamente ricostruite dai settimanali specializzati, la storia, anzi la Storia sembra giunta a una svolta: entro quest’anno (forse) la Spagna avrà il suo ventesimo Duca d’Alba, un duca consorte e senza una goccia di sangue blu. Ma questa carenza è largamente controbilanciata dai 46 titoli nobiliari della sposa, Maria del Rosario Cayetana Fitz-James Stewart y de Silva. In Spagna, per tutti, semplicemente «la duchessa» . Di lei si sa che ha più quarti di nobiltà dello stesso re di Spagna, Juan Carlos di Borbone. E di lei si dice, a sproposito, che avrebbe diritto di pretendere perfino l’inchino della Regina Sofia. Ma non è vero, assicurano gli esperti di araldica. Tra i suoi antenati c’è comunque quel Duca d’Alba che, alla testa di dodicimila soldati spagnoli seminò il terrore tra i protestanti olandesi nella seconda metà del 1500, guadagnandosi il titolo di «Duca di ferro» e il meno aristocratico appellativo di «macellaio delle Fiandre» . Il casato degli Alba de Torres, all’epoca, vantava già almeno due secoli di storia. Esisteva un Duca d’Alba in Spagna prima ancora che Cristoforo Colombo scoprisse l’America. Cayetana discende direttamente da quei lombi, attraverso 17 generazioni di duchi, ed è attualmente a capo del casato, venti volte titolare anche della qualifica di Grande di Spagna. Quando nacque, e saranno 85 anni il 28 marzo, fu tenuta a battesimo da un re, Alfonso XIII, e da una regina, Vittoria Eugenia. Lui si chiama, ironia dell’anagrafe, Alfonso Díez, nome che, senza l’accento sulla i, lo renderebbe omonimo di quell’Alfonso X che regnò su Castiglia e Leon, con il soprannome de «il Saggio» , quando la sede della Corte Reale era a Siviglia. Per ironia topografica, la città in cui vive Cayetana. Segni del destino? Non la pensano così i sei figli della duchessa, tutti nati dal primo matrimonio della nobildonna con Luis Martinez de Irujo y Artacoz, morto di leucemia dopo 25 anni di impeccabile unione. Le seconde nozze della duchessa, con l’ex sacerdote gesuita Jesus Aguirre occuparono altri 23 anni della sua vita; e quando Cayetana restò vedova, nel 2001, neppure il più fantasioso cronista mondano avrebbe previsto che il cuore della matura aristocratica potesse infiammarsi di nuovo. Invece, a metà del 2008, la duchessa d’Alba cominciò «a uscire» , come si usa dire in Spagna, con un piacente borghese cinquantenne, garantendo insperato lavoro alla stampa rosa e imprevisti grattacapi ai suoi figli, già alle prese con i loro mediatici divorzi. Sembra che perfino la Casa Reale abbia tentato di dissuadere la testarda Cayetana dai suoi propositi matrimoniali. Ma il numero attualmente in edicola di «Hola!» , bibbia delle saghe sentimentali, dedica cinque pagine a una «trascendentale riunione di Alfonso Díez e la duchessa d’Alba con i suoi figli nel Palazzo de Liria» , 3.500 metri quadrati nel centro di Madrid, una della dozzina di dimore e palazzi storici che la famiglia possiede in Spagna. L’incontro, senza precedenti, tra il promesso sposo e gli ostili figli di lei, alla presenza di alcuni avvocati, convince gli specialisti di una tregua raggiunta. La firma della rinuncia di Alfonso Díez a qualunque futuro diritto su beni e titoli della fidanzata sarebbe l’indispensabile prova di amore disinteressato. Ma è lei a condurre il gioco, quando alla domanda se le piacerebbe risposarsi, risponde imperiosa: «Sì, grazie» .
Elisabetta Rosaspina