Luigi Ferrarella-Giuseppe Guastella, Corriere della Sera 10/02/2011, 10 febbraio 2011
GIUDIZIO IMMEDIATO, 5 GIORNI PER DECIDERE. IL RISCHIO DI UN «INGORGO» DI PROCESSI —
Lo scudo di Berlusconi contro i processi? I suoi stessi processi. Adesso, infatti, che 5 giorni lo separano dalla decisione del gip Cristina Di Censo di rinviarlo o meno, a giudizio immediato già ad aprile per concussione dei poliziotti milanesi e prostituzione minorile con la 17enne marocchina Karima «Ruby» El Mahroug, come chiesto ieri dalla Procura, Berlusconi può per paradosso trovare un salvagente nell’ingorgo di udienze a un imputato parlamentare difeso da avvocati parlamentari. Il calcolo è presto fatto: cinque processi da far girare, nella migliore delle ipotesi, su due soli giorni a settimana. Una udienza al mese per processo. Il premier ne ha in corso tre: diritti tv Mediaset (frode fiscale, in Aula dal 28 febbraio), Mediatrade (frode fiscale e appropriazione indebita, dal 5 marzo), e Mills (corruzione di testimone, dal 12 marzo). Ora si profila il processo per Ruby. E in aprile suo fratello Paolo, difeso anch’egli dagli avvocati-parlamentari Ghedini e Longo, saprà se sarà processato per l’uso nel 2005 sul Giornale (di proprietà del premier) di un’intercettazione dell’allora capo dell’opposizione Fassino. I giudici dovranno fare i salti mortali per fissare le udienze nei giorni in cui non ci sono votazioni in Parlamento, cioè di norma lunedì, venerdì e sabato. Ma venerdì spesso è giorno di Consiglio dei ministri (legittimo impedimento). Quindi restano solo il lunedì e il sabato, e neanche tutti, perché a volte il premier avrà specifici impedimenti e perché i giudici hanno molti altri processi. In attesa di verificarlo, ieri la Procura ha formalizzato l’annunciata richiesta di giudizio immediato del premier, sia per concussione sia per prostituzione minorile. Dietro il riferimento del procuratore Edmondo Bruti Liberati alla «prova evidente» non c’è alcuna suspence su chissà quali assi nella manica, ma solo il richiamo letterale al requisito di legge che il gip dovrà ravvisare o meno, e cioè la presenza di indizi talmente forti da rendere superflua l’ordinaria udienza preliminare. Gli atti trasmessi al gip resteranno per legge indisponibili anche alla difesa sino alla decisione, ma il fascicolo (782 pagine) non è molto più pesante degli atti già noti (616 pagine) perché inviati nei giorni scorsi al Parlamento. In più ci sono i 4 verbali iniziali dell’estate 2010 di Ruby, presi con le molle dai pm e usati solo come spunto d’indagine, visto che la giovane, indagata sia per l’ipotesi di furto sia per aver dato false generalità (nome ed età) nella denuncia di uno scippo, non appare il massimo dell’affidabilità; i riepiloghi delle indagini bancarie sui soldi del premier a varie ragazze; e le versioni integrali delle intercettazioni delle ragazze già inserite per stralci negli inviti a comparire al premier e a Nicole Minetti. Le foto tanto favoleggiate non ci sono in questo fascicolo, così come si conferma che le telefonate di Berlusconi, casualmente intercettate su utenze altrui sotto controllo, non sono cento, come spacciato da più parti, ma solo «alcune» , per usare l’espressione con la quale Bruti Liberati anticipa che la Procura non ne chiederà al Parlamento l’utilizzo. E il fascicolo milanese, dopo aver neutralizzato il virus delle zoppicanti dichiarazioni della teste Nadia Macrì trasmesse dalla Procura di Palermo, ed essersi sottratto al circo intorno alle foto sì/foto no, sembra volersi smarcare anche dalle storie ruotanti attorno a Sara Tommasi alla Procura di Napoli, con la quale Bruti Liberati rimarca che «non c’è stata e neppure è prevista alcuna attività di indagine comune» .
Luigi Ferrarella
Giuseppe Guastella