Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  febbraio 09 Mercoledì calendario

NEL REGNO DEL COIFFEUR D´AFRICA - I

buttadentro vengono dal Camerun, dalla Costa d´Avorio, dal Mali. Qualcuno li ha contati: sono centocinquanta, uno più uno meno, tenaci, pazienti, implacabili. Vuoi farti stirare i capelli? Vuoi una permanente riccia? Vuoi l´acconciatura rasta? Vuoi cento treccine ornate di perle colorate? Vuoi le extension, vuoi le mèches, vuoi una parrucca afro? «Madame veut coiffeur?» domandano infreddoliti fuori dalla porta. Qualcuno si spinge fino alla cancellata liberty del metrò, fermata Château d´eau, a pescare i potenziali clienti.
Mai visti tanti negozi di parrucchiere tutti insieme, uno vicino all´altro, uno di fronte all´altro: saloni di bellezza ma soprattutto botteghe artigianali, molto dimesse, camerette con uno stanzino sul retro grande quanto basta per lavare i capelli a una persona per volta. Tutte le nazionalità subsahariane convivono una accanto all´altra in apparente armonia. Nelle vetrine dei negozi, accanto ai collage con le foto di tutte le acconciature immaginabili possibili, sono esposte come drappi decorativi le bandiere del Camerun, del Senegal, del Ghana, della Nigeria. Musiche africane si mescolano fino ad annullarsi fra loro. Benvenuti nel X Arrondissement, benvenuti nella strada con la più alta concentrazione di parrucchieri afro del mondo. Quelli più in grande sono sul viale, il Boulevard de Strasbourg dove sullo sfondo campeggia la mole dell´enorme Gare de l´Est, la stazione più imponente e più antica della città. Quelli alla buona, botteghe minuscole illuminate al neon, si affollano sulla stretta Rue de Château d´eau, una traversa del viale.
I turisti non vengono mai o quasi mai in questo angolo multietnico di Parigi. Al massimo arrivano di sera per tentare la sorte in qualche bistrò turco o indiano. I più informati - solo i cultori di curiosità sopraffine - sanno che proprio in Rue de Château d´eau, ma più giù, al civico 39, sopravvive la casa più piccola di Parigi: roba da Guinness dei primati, costruita all´inizio del Novecento è alta cinque metri e la facciata - incastrata fra due palazzi - misura appena un metro e venti di larghezza. E a un passo da questa strada, al 58 di Rue de Paradis, il pittore Corot aveva il suo atelier.
Ma chi abita o chi lavora in questa zona lo ignora. Sulla strada che è il cuore pulsante della Piccola Africa ferve l´attività di ogni giorno. "Cecile Coiffure" ha affisso in vetrina un collage di foto con i disegni che si possono tracciare su una testa semirasata con una semplice macchinetta: la stella, la pantera, il teschio, la rosa, il pugno, il coniglietto di Playboy, il perimetro del continente africano. Vecchi poster incollati sui muri annunciano concerti di Ismael Isaac, epigono ivoriano di Bob Marley, e di Nestor David o serate di musica afro-congolese con Felix Wazekwa.
"Taco Afro coiffure" schiera ogni tipo di extension, ogni tipo di chincaglieria o perlina per acconciature, ogni tipo di parrucca; il cartellino con il prezzo è in inglese; dice: human hair 140 euro. "Afro King" espone in vetrina schiere di una non meglio identificata "maionese per capelli" e filari di bottiglie di un latte schiarente all´aloe vera. Pochi metri più giù, sul viale, una bottega piccola e buia propone trucco permanente, tatuaggi e piercing: sulla lingua, all´ombelico, sul capezzolo la tariffa è ribassata a 25 euro, ma per il piercing genitale schizza a 60. Vuole provare?
L´odore di kebab e fritto si mescola a quello dei solventi chimici che fuoriescono dai negozietti di manicure e ricostruzione delle unghie, quasi tutti gestiti da cinesi. In vetrina centinaia di artigli lisci o ricurvi istoriati e decorati con disegni complicatissimi e luminescenti. I negozi di abbigliamento e anche quelli di frutta e verdura sono quasi tutti turchi. Gli indiani sembrano monopolizzare la ristorazione. Non è ancora di super tendenza questo lembo del X Arrondissement, ma presto lo sarà. Spicchio di una Francia multietnica dove i numeri parlano da soli. Sono 4,9 milioni gli immigrati che vivono oggi in Francia, pari all´otto per cento della popolazione totale. E quelli di seconda generazione, cioè i figli di coppie di immigrati nati nel Paese, sono ancora di più: 6,7 milioni, il dieci per cento dei francesi.