Raffaele Cazzola Hofmann, Il Riformista 9/2/2011, 9 febbraio 2011
I PIRATI SOMALI ARRIVANO IN INDIA
I pirati della Somalia tornano a colpire. Questa volta la preda è una nave italiana, la petroliera “Savina Caylin”. Il sequestro è avvenuto all’alba di ieri. I primi resoconti dell’accaduto riportano di un abbordaggio avvenuto secondo i canoni più classici della pirateria somala. Il “come” dell’accaduto non stupisce, ma fa riflettere il “dove” si è consumato il sequestro. In base alle informazioni rese note dalla fonte più attendibile (sia per i mezzi a disposizione che per il fatto di operare sul campo), ovvero la missione della Ue che pattuglia il Golfo di Aden, la cattura della petroliera è avvenuta in pieno Oceano Indiano a ben 900 miglia marine, quindi a più di mille chilometri in linea d’aria, dalla costa somala.
Interpellato qualche ora dopo l’accaduto, il direttore della società armatrice, Pio Schiano, ha parlato di un contatto telefonico con la nave in base al quale si suppone che l’equipaggio, composto da cinque italiani e diciassette indiani, stia bene. E’ stato inoltre sottolineato, come elemento di rassicurazione, che la petroliera ha a bordo razioni alimentari sufficienti per almeno un mese di vita a bordo. Sulle tracce della petroliera si sono messe subito le navi militari, compresa la fregata italiana “Zaffiro”, appartenenti alla missione europea anti-pirateria “Atalanta” che da circa due anni è presente al largo della Somalia. In Italia, su indicazione del ministro Franco Frattini, è stata allertata l’Unità di crisi della Farnesina.
Secondo i primi frammentari resoconti dell’accaduto sarebbev stata utilizzata una “nave madre”, probabilmente un grande peschereccio, da cui i pirati si sarebbero scagliati a grande velocità contro l’obiettivo, con uno o più barchini, rendendo vane le manovre diversive della “Savina Caylin”.
In base alle informazioni rese note dalla missione dell’Unione europea che pattuglia il Golfo di Aden, la cattura della petroliera è avvenuta in pieno Oceano Indiano a ben 900 miglia marine, quindi a più di mille chilometri in linea d’aria, dalla costa somala. Si tratta di una distanza enorme che inevitabilmente aumenta l’apprensione – in primo luogo dei proprietari, degli ufficiali e dei marinai delle navi di passaggio tra l’Asia e l’Europa e in seconda battuta delle forze militari presenti al largo della Somalia – sulla concreta possibilità di un nuovo salto di qualità nella capacità dei pirati di allontanarsi sempre di più dal Corno d’Africa.
L’abilità organizzativa e logistica dei pirati è nota da tempo. Così come le armi e la disponibilità di “navi madri” e barchini sono da molto tempo il loro punto di forza. Se la crescente spregiudicatezza dei pirati, dopo il successo dell’attacco alla “Savina Caylin”, li spingerà ora ad avventurarsi sempre più lontano dalla Somalia, c’è il rischio concreto che aumenti a dismisura la consistenza di ciò che in definitiva ha maggiormente ostacolato il tentativo delle marine militari di contrastare la pirateria. Ovvero la vastità già notevole della superficie di mare da pattugliare - il Golfo di Aden e la costa somala – che, stando a quanto avvenuto ieri, può divenire smisurata andando a coinvolgere in pieno il continente asiatico e l’Africa meridionale.
L’insicurezza dei commerci marittimi tra Asia ed Europa, sia nel Golfo di Aden che nell’Oceano Indiano, ha anche pesanti risvolti geopolitici. Infatti per il Golfo di Aden passano i rifornimenti di petrolio tra il Golfo Persico e il Mar Mediterraneo. Non a caso, negli ultimi tre anni, alcuni dei sequestri più clamorosi, a partire da quello dalla saudita Sirius Star che al momento dell’attacco trasportava quasi due milioni di barili di greggio, hanno riguardato le grandi petroliere.
L’idea di deviare le rotte commerciali in favore della più lunga circumnavigazione dell’Africa meridionale, già messa in pratica da alcune compagnie, crea danni economici ingenti agli armatori. E intanto – questo discorso vale anche per altre aree infestate dai pirati, dallo Stretto di Malacca al Golfo di Guinea – i premi assicurativi pagati dagli armatori stanno registrando un forte aumento. Episodi come quelli che hanno colpito la nave italiana, per di più nell’attuale periodo di forte instabilità economica, possono quindi avere ripercussioni molto pesanti sul piano globale.