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 2011  febbraio 09 Mercoledì calendario

LA BANCA D’ITALIA NELLA FAIDA DI SPOLETO

Alla Popolare di Spoleto, nel cuore dell’Umbria, succedono cose mai viste. Il presidente della banca punta i piedi, si aggrappa alla poltrona e dice di no al governatore Mario Draghi che ne ha chiesto le dimissioni. Peggio: a fare le valigie lasciando l’incarico è, invece, proprio il manager su cui puntava la Banca d’Italia. Baruffe di provincia? Pasticci lontani le mille miglia dalla finanza che conta? Mica tanto. Perchè nella rissa è coinvolto un peso massimo come il Monte dei Paschi insieme alla Lega delle Cooperative, sponda toscana. Non bastasse, a soffiare sul fuoco arrivano anche i berlusconiani dell’Umbria, che in un’interpellanza parlamentare dai toni ultimativi si appellano al ministro Giulio Tremonti perchè fermi Draghi. La lotta in banca serve tra l’altro a regolare i conti tra i vari potentati locali in cui è forte, come spesso accade da queste parti, l’influenza della massoneria. Anche il Pd, che in Umbria è forza di maggioranza, cerca di dire la sua. Alla fine però, come al solito, si spacca in due: da una parte gli ex margheritini, daIl’altra la corrente più vicina al segretario Pier Luigi Bersani.
Andiamo con ordine. I nomi, innanzitutto. Il banchiere che ha fatto il gran rifiuto a Mario Draghi si chiama Giovannino Antonini e l’anno scorso è finito suo malgrado sui giornali, tirato in ballo in alcune intercettazioni nella storiaccia della cosiddetta P3 e anche in quella della cricca degli appalti. Agli atti c’è una telefonata tra Flavio Carboni e il senatore Marcello Dell’Utri in cui il primo spende il nome di Antonini nel progetto di un parco eolico. Il presidente della Popolare Spoleto nei mesi scorsi ha però smentito qualsiasi contatto con Carboni e al momento non ci sono elementi che possano collegare la vicenda P3 con l’intervento della Banca d’Italia nell’istituto umbro.
Il direttore generale messo alla porta da Antoni è invece Alfredo Pallini. Quest’ultimo, prima di approdare a Spoleto, ha lavorato a lungo proprio in Banca d’Italia. Schiaffo doppio, quindi. Non solo i vertici della popolare tirano dritti nonostante i richiami del governatore, ma se la prendono con dirigente legato alla Vigilanza. Antonini, che siede in consiglio addirittura dal lontano 1988, proprio non ne vuol sapere di lasciare la presidenza a cui è approdato dieci anni fa. Si dà il caso, però, che Bankitalia, al termine di una lunga ispezione conclusa nel giugno del 2010 abbia chiesto una profonda revisione delle modalità di governance e poi anche l’uscita di scena del numero uno.
Apriti cielo. Secondo gli amici di Antonini, difeso a spada tratta dal Pdl locale, Draghi si sarebbe di fatto prestato a una manovra per portare la popolare umbra sotto il controllo del Monte dei Paschi, che già possiede il 26 per cento circa dell’istituto. E a dar man forte all’operazione, sostengono i parlamentari del Pdl guidati dal deputato umbro Luciano Rossi, ci sarebbero le Coop Centro Italia e Tirreno. La Popolare Spoleto è una banca cooperativa solo di nome. In realtà è una spa quotata in Borsa che fa capo per il 51 per cento alla Spoleto crediti e servizi, una cooperativa, questa sì, che può contare su quasi 20 mila soci. Tra questi c’è anche il Monte dei Paschi che possiede quasi il 30 per cento delle quote. La banca senese è presente quindi a due livelli: nell’istituto di credito e nella holding che lo controlla. Le due partecipazioni, sommate assieme, pesano per oltre 100 milioni nel bilancio del Monte, che nelle previsioni di molti osservatori ha messo un piede a Spoleto con l’obiettivo di arrivare al controllo alla prima occasione propizia.
Va detto che, bilanci alla mano, la banca umbra non pare un gioiello del credito nazionale. L’istituto, che conta un centinaio di filiali e oltre 700 dipendenti, vanta coefficienti patrimoniali superiori alla media del sistema, ma negli ultimi anni i conti hanno perso smalto. Nel 2009 l’utile è sceso a meno di 8 milioni contro i 10,6 dell’esercizio precedente. E nei primi 9 mesi il caso è proseguito, con un netto aumento di sofferenze e crediti incagliati. Adesso però la Banca d’Italia vuole darci un taglio e Siena si è schierata dalla parte del governatore. Così, nei giorni scorsi hanno i quattro rappresentanti del Monte dei Paschi hanno dato le dimissioni dal board della Popolare Spoleto. Lo stesso ha fatto l’amministratore espresso dalle Coop. E’ solo l’inizio, forse. Perchè, tempo qualche giorno e tutti gli amministratori potrebbero fare un passo indietro. Se il presidente Antonini non farà un passo indietro. La Banca d’Italia è pronta ad azzerare l’intero consiglio.