Roberto Giardina, ItaliaOggi 9/2/2011, 9 febbraio 2011
IN GERMANIO LO STIPENDIO È TABU
Gli americani, appena vi conoscono, vi chiedono che cosa fate nella vita e quanto guadagnate. Non ci provate in Germania. I soldi sono tabù. Secondo un recente sondaggio, per il 40% è assolutamente vietato parlare di stipendi. E solo uno su cinque ammette di lasciarsi andare a qualche confidenza, ma sempre malvolentieri.
Anche tra marito e moglie spesso non si svela quanto si riceve a fine mese. Solo i partner sotto i 30 anni cominciano a confidarsi tra loro, e l’eccessivo riserbo viene considerato una grave mancanza di fiducia.
E non si parla con i figli, tenuti all’oscuro di quanto entri in casa. I ragazzi ignorano se quanto chiedono ai genitori sia giusto o meno. Se il regalo o la paghetta sono prova di generosità o di avarizia. Molte aziende obbligano per contratto i dipendenti al segreto: non devono parlare con i colleghi di lavoro dello stipendio, per evitare gelosie o rivendicazioni salariali.
Un rapporto con il denaro che risale a Lutero. Non è visto con sospetto chi si arricchisce: si vede che Dio approva il suo operato. Si giudica il prossimo, casomai, da come spende i soldi: il ricco è obbligato ad aiutare il prossimo, un precetto che riguarda anche il manager. Non deve sfruttare i dipendenti. E non è ben vista l’ostentazione della ricchezza: un’auto fuoriserie viene giudicata male, come prova di dissipazione. Come gli abiti troppo costosi. I soldi vanno impiegati in cose solide, da poter lasciare in eredità. Una conseguenza anche delle due disastrose inflazioni che hanno colpito i tedeschi nell’ultimo secolo.
«Sui soldi non si parla», dice Nicola Holzapfel, autrice del manuale Io guadagno di più. Tutti vogliono sapere che cosa guadagna il vicino di casa o il collega, scrive, ma nessuno parla volentieri del proprio stipendio. Una privacy rispettata anche dal fisco. In Italia le dichiarazioni dei redditi sono pubbliche, mentre in Germania rimangono top secret, almeno finché non si cerca di evadere. I grandi manager, tempo fa, si ribellarono alla proposta di rendere pubblici i loro emolumenti: per noi vale la privacy come per un qualunque cittadino, risposero. Solo Josef Ackermann, capo della Deutsche Bank, svelò il suo stipendio: 1,2 milioni di euro, che salgono a 9,5 con gli extra legati al rendimento. Ma lui è svizzero. E ha costretto diversi colleghi a imitarlo.
Il riserbo spiega la frequenza con cui i giornali pubblicano inchieste «su quanto dovreste guadagnare». Qual è lo stipendio di chi vi ripara l’auto, o quanto incassa un cameriere in una trattoria o in un ristorante di lusso. Quanto guadagna un ingegnere o un medico, l’autista del bus e un’infermiera in ospedale? Informazioni che servono a controllare i vicini: come fa il signore al pianterreno a comprare una Mercedes o andare in vacanza tre volte all’anno se è un semplice impiegato? E scatta subito la denuncia, anche anonima, al Finanzamt, l’Ufficio imposte. Il fisco paga le informazioni con premi in denaro, proporzionati alla cifra eventualmente evasa.
Naturalmente si sa quanto guadagnano i politici, dai sindaci dei villaggi fino alla Cancelliera, oppure i funzionari pubblici, dai postini ai direttori ministeriali. In genere, molto meno che in Italia. Frau Merkel, che è considerata una funzionaria, guadagna poco più di 15 mila euro al mese e arriva a 21 mila con vari benefit. Mesi fa ebbe un aumento automatico di 178 euro in quanto dipendente pubblica, e il fatto suscitò critiche veementi. Ma la donna più potente d’Europa guadagna meno del governatore di una regione italiana.