Varie, 8 febbraio 2011
MACCHIARINI Paolo
MACCHIARINI Paolo Basilea (Svizzera) 1958. Chirurgo. Direttore del dipartimento di Chirurgia toracica dell’Hospital Clinic di Barcellona, professore ordinario al Karolinska Institute di Stoccolma, l’università dei Nobel. Prima della Spagna, ha lavorato negli Stati Uniti, a Parigi e ad Hannover • «[...] mette le mani sul corpo di pazienti che [...] anni fa sarebbero stati destinati alla morte. Trapianta trachee. È l’unico al mondo in grado di farlo. Tanto che quando un’équipe internazionale ha deciso di compiere l’operazione del secolo in California, trapiantare in contemporanea laringe, trachea e tiroide a una signora che da 11 anni respirava solo con un tubo e aveva perso la parola, si sono rivolti a lui [...] I media di mezzo mondo ne hanno parlato. Molto probabilmente in un altro Paese questo dottore sarebbe stato trattato come fiore all’occhiello della medicina avanzata. Vanto nazionale. Ma non è andata così [...] Nel 2008 Macchiarini effettua il primo trapianto di trachea mondiale a Barcellona, riportato con enfasi sulla rivista scientifica The Lancet. L’articolo lo legge pure l’assessore alla Sanità toscana Enrico Rossi (oggi Presidente) che lo chiama per digli: “Rientra in Italia, uno come te ci serve”. L’esperienza all’estero lo fa crescere professionalmente: parla inglese, francese, spagnolo, tedesco e inizia con lo svedese. Le prime pubblicazioni scientifiche su laringe e trachea risalgono al 1992. Si accorge di lui pure il Presidente della Repubblica che lo nomina Cavaliere al merito. Del suo ritorno in Italia sembra essere entusiasta anche il preside della facoltà di Medicina di Firenze, Gianfranco Gensini. Gli offre la cattedra. Ma qui cominciano gli ostacoli. “Credo che Gensini volesse davvero darmi la cattedra. Anche per rafforzare il suo potere. Inconsapevolmente però sono finito in lotte di potere all’interno del mondo accademico. Il consiglio di facoltà di Medicina ha stoppato Gensini” . Macchiarini potrebbe rientrare come cervello dall’estero grazie alla legge Gelmini del 2009 che facilita il percorso “chiara fama”. Si riunisce una commissione per valutare il curriculum. Dentro c’è pure Clemente Crisci, professore che va in pensione ma che riesce ad ottenere la guida della Scuola di specializzazione di chirurgia toracica, alla soglia dei 70 anni. Per valutare il curriculum di Macchiarini non basta una seduta. [...] I mesi passano e la cattedra promessa resta vuota. Intanto però le voci che escono dall’interno della facoltà sul conto del chirurgo non sono edificanti. “Mi accusano di aver falsificato il curriculum, leggo sui giornali che il Karolinska Institutet di Stoccolma non mi avrebbe mai chiamato, che i pazienti operati da me non stanno bene [...] Leggo ancora che avrei effettuato visite in nero e che avrei utilizzato cellule staminali trattate, in barba alla legge. Io nemmeno li conosco i colleghi che mi fanno questa guerra. Possono verificare, ho ottenuto tutte le autorizzazioni e non faccio visite in nero” [...] Macchiarini non piace — dice una sua collega, Chiara Lestuzzi — “perché è diretto e schietto. Dà fastidio alle baronie” [...]» (Agostino Gramigna, “Corriere della Sera” 31/1/2011) • «Non poteva fare più il chirurgo toracico a Pisa, la strada era bloccata da nomi di raccomandati destinati a vincere i concorsi prima di lui. E così dopo un po’ ha cambiato aria. Dietro [...] il protagonista del rivoluzionario intervento di trapianto della trachea, c’è la storia di una fuga dall’Università italiana [...] se ne è andato [...] “Nel 1991. Dopo la laurea e la specializzazione in chirurgia toracica volevo entrare nel reparto, proseguire la carriera universitaria in quella materia. Non mi hanno fatto andare avanti, sono stato invitato a non partecipare al concorso perché tanto il risultato era segnato. Prima di me c’erano i soliti raccomandati. Ho fatto la selezione per la chirurgia generale e sono entrato in ospedale. Ma dopo qualche anno ho deciso di ripartire [...] io volevo imparare ancora di più, crescere nel campo della chirurgia toracica, e in Italia non era possibile. Ho vinto una borsa di studio per Birmingham negli Usa, poi ho lavorato a Parigi, sono diventato professore ad Hannover e infine, nel 2005, sono arrivato a Barcellona. All’estero la formazione è di livello più alto e sono più aperti. Insegnano a tutti e premiano i più meritevoli, che si tratti del figlio del portiere o del professore. Il lavoro di mio padre del resto non aveva niente a che fare con la medicina. E poi fuori dall’Italia non hanno paura di premiare i giovani, in tutti i campi [...]”» (Michele Bocci, “la Repubblica” 20/11/2008) • «[...] “Prima di morire papà, partigiano emigrato a Basilea, ha voluto gli promettessi che avrei fatto qualcosa per la nostra terra. Ecco perché desidero lavorare qui e non all’estero” [...]» (Margherita De Bac, “Corriere della Sera” 9/9/2010).