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 2011  febbraio 09 Mercoledì calendario

CON UN REATO NE HA COPERTO UN ALTRO" E SU ARCORE PARTE L´AFFONDO DEI PM - MILANO

Dicono al quarto piano del palazzo di giustizia: «Per quanto la si voglia complicare, in fondo è una storia semplice». E, in effetti, sarebbe una storia semplice, se riguardasse un qualunque cittadino. Uno che, nella ricostruzione dell´accusa, «per evitare di essere coinvolto in un´inchiesta di prostituzione con minorenni, e sapendo che tante ragazze potrebbero coinvolgerlo, mente. Spinge alcuni poliziotti a dargli retta. Ottiene il favore che voleva. Fa uscire da una questura una minorenne marocchina, accusata di furto».
Un cittadino qualsiasi, il giorno dopo, finirebbe nei guai o no? Questa «storia semplice» investe però Silvio Berlusconi, l´uomo dei superpoteri. In procura non lo ignorano ed è per lui che i pm sembrano essersi sobbarcati - e lo rende noto oggi alle 11 il procuratore capo - il massimo dei rischi: giudizio immediato per i due reati. Concussione e prostituzione minorile insieme. Con la convinzione di superare ogni intoppo procedurale. E di aver raggiunto quanto serve per chiedere e ottenere - come vuole la legge - il processo il prima possibile; e, poi - non nascondiamocelo - la condanna.
A collegare i reati è Ruby-Karima, la neo-diciottenne sempre più conosciuta dalle masse. Ed è non a caso lei, Ruby, l´unica che la procura chiama come parte lesa dell´«utilizzatore finale». Inchiodati l´uno all´altra, in questa storia diseguale, tra l´uomo di 74 anni che può comprare tutto e la ragazza di 17 che, non avendo altro, può vendere solo se stessa («Quell´altra è la pupilla, io sono il culo», dirà, ridendo amaro).
La strada più facile sarebbe stata chiedere il processo solo per la concussione. Perché è un affare giudiziario che «si chiude in quattro o cinque giorni», come sostenevano in Procura nei giorni scorsi. Conto facile: che cosa c´è da fare (se ci si arriva) in aula? Interrogati i funzionari Giorgia Iafrate e Pietro Ostuni, i due poliziotti del commissariato Monforte che notarono le anomalie, Nicole Minetti e Michelle Coinceicao, che esfiltrarono Ruby da via Fatebenefratelli, non è che ci sia molto di più. La stragrande maggioranza degli atti sta «documentata» nelle relazioni di servizio, compresa la (se vogliamo simpatica e spregiudicata, ma) poco astuta telefonata del premier. Si è esposto in prima persona: ha lasciato tracce indelebili. Nelle ipotesi degli investigatori, dunque, condanna «facile». E sono tutti convinti (Tangentopoli insegna) che non sia un reato ministeriale. Perché non approfittarne?
La questione che sembra aver prevalso è meno tecnica. Più umana, o se si vuole disumana, comunque concreta: «Perché Berlusconi commette la concussione» chiamando di persona la questura? Lo fa «con uno scopo». Salvarsi - e vediamo in queste settimane che cosa sta accadendo in mezza Italia, tra Vaticano e Quirinale, piazza e parlamento - da quello tsunami di fango che, creato da Berlusconi medesimo con i suoi comportamenti, avrebbe potuto ripiombargli addosso. «In casa mia entrano persone per bene», giurava il premier davanti ai sostenitori. Non era così, c´erano «zoccole» e «disperate delle favelas» (parole non d´avversario, ma di Nicole Minetti all´amica M.T.).
Conta perciò l´essenza di Ruby come vittima, anche se non è Maria Goretti: in un paese libero, che tutela da tempo i minori, i deboli, gli «scappati di casa», la prostituzione minorile è un fulmine divino che colpisce - com´è giusto - il cliente. Lei e lui c´erano, ad Arcore. Più, e più, e più volte. Gli indizi portano a dire che non si guardavano negli occhi, che il «bunga bunga» non è una barzelletta e che, a Milano, si sta cercando un po´ di verità in mezzo ad un mare di disperazione.