ANDREA TARQUINI, la Repubblica 8/2/2011, 8 febbraio 2011
LA GERMANIA ROMPE UN TABÙ "LA CIRCONCISIONE VIOLA LA LEGGE"
Per gli ebrei, e per i musulmani, è precetto religioso antichissimo. Ma secondo interpretazioni più rigide dell´articolo 223 del codice penale tedesco, viola la legge: mutilazione corporale. Nella Germania moderna nessuno l´aveva messa mai in discussione. L´autorevole, aperta Frankfurter allgemeine ha lanciato il dibattito: chiedendosi se la circoncisione rituale, praticata per motivi religiosi, sia compatibile con i valori costitutivi di uno Stato di diritto, che vieta gli attacchi all´integrità del corpo umano. Così, per la prima volta dal 1945, Berlino critica una tradizione ebraica, anche se non solo ebraica, appellandosi al no alle violenze specie contro l´infanzia: dal 2000 in Germania ogni punizione corporale verso i figli è vietata dalla legge.
Stephan Kramer, segretario generale del consiglio centrale degli ebrei tedeschi, ha espresso «profonda inquietudine per i tentativi di criminalizzare la circoncisione religiosa». Per lui abolire uno dei precetti religiosi costitutivi dell´ebraismo «è impensabile». Ancora più deciso l´intervento del rabbino Julian Chaim Soussan di Duesseldorf: «Anche l´ultimo bastione dell´autodeterminzione ebraica, il brit milà (così si chiama la circoncisione religiosa, ndr) è sotto tiro». Non bisogna cedere, insiste: «Da millenni decidiamo noi da soli quali siano gli elementi costitutivi dell´ebraismo, dell´identità ebraica, ci opponiamo a questi difensori della legge che vogliono oscurare la nostra identità a vantaggio di un´idea di società in cui decide solo la maggioranza». Un altro rabbino, Andrew Steimann, pur invitando a «non chiamare subito in causa il passato nazista», avverte che «insegnamento di dottrina e tradizione, shabbat e circoncisione rituale, sono elementi fondamentali della memoria collettiva che ha tenuto in vita l´identità ebraica». Per cui «rinunciare alla circoncisione rituale significherebbe tradire tutti coloro i quali hanno lottato per la nostra fede pagando spesso con la vita».
Un dibattito aperto è spesso un tabù violato, anche in una delle democrazie più solide del mondo come la Germania. Tanto più che l´articolo 223 del codice penale condanna ferite, lesioni e mutilazioni senza elencarle. Lo scontro vede uniti, per una volta, ebrei e musulmani. Nella Bundesrepublik la comunità ebraica dopo la riunificazione è rifiorita e tornata centrale nella società e nella cultura; i musulmani, a causa della forte minoranza immigrata turca, sono un fattore importante nel quotidiano. Infatti al Milli Goerus, la forte organizzazione islamica, mettono le mani avanti: e denunciano il «tentativo di limitare la nostra libertà religiosa».
I giudici "falchi" non sono d´accordo. Magistrati autorevoli come Rolf Dietrich Herzberg insistono nell´interpretazione dura delle leggi: la circoncisione viola l´integrità del corpo, tanto più se praticata per rito su minorenni incapaci di difendersi e di decidere. I maschi ebrei vengono circoncisi 8 giorni dopo la nascita, i musulmani attorno al sesto anno d´età, per cui secondo i magistrati il loro trauma è ben più grave. La difesa dell´integrità fisica, secondo i giuristi anti-circoncisione religiosa, deve far premio sul rispetto delle religioni. È una svolta nella coscienza collettiva della Germania postbellica. Eppure l´organizzazione mondiale della sanità (Oms) afferma che per i maschi circoncisi contrarre l´Aids, o favorire la formazione del tumore all´utero nelle loro compagne, sono rischi molto più improbabili.