PAOLO GRISERI , la Repubblica 8/2/2011, 8 febbraio 2011
I MODELLI DI LUSSO NASCERANNO A DETROIT". I PROGETTISTI GIÀ PREPARANO LE VALIGIE
Un futuro a metà, in condominio. O, peggio, un futuro da succursale. Il Lingotto, ancora ieri, rassicurava che non ci sarà alcun trasloco del suo quartier generale. Ma il timore tra i colletti bianchi degli Enti Centrali è che oltreoceano si trasferisca almeno la progettazione dei modelli medio-alti della nuova Chrysler-Fiat.
Mirafiori, porta sette, ore 17: non sono molti coloro che sono disposti a rivelare pubblicamente il loro stato d´animo: «Non sappiamo niente da un bel po´ di tempo. Facciamo tanta cassa integrazione, due settimane al mese, ma quando chiediamo il motivo, non ci dicono il perché». Eppure in questi uffici si trova il cuore della testa del gruppo, quell´area chiamata «Engineering and design» che materialmente progetta le auto del futuro. «Normalmente lavoriamo a ‘n -20´», dice Angelo, ingegnere quarantenne, uno dei pochi che accetta di parlare. In pratica significa che quel che negli uffici è studio sul computer diventa auto nei concessionari dopo 20 mesi. Che cosa succederà tra venti mesi? « Se facciamo cassa adesso vuol dire che tra due anni non usciranno molti modelli. Almeno da questi uffici. Per il momento stiamo finendo la 846 e la 330». Il progetto 846 è quello che disegna la nuova Y in produzione in Polonia a partire dal prossimo anno. Il 330 è quello dei piccoli monovolume L0 e L1 che verranno realizzati in Serbia.
Quel che teme Angelo, e con lui molti dei 2.500 addetti alla progettazione degli Enti Centrali, «è che venga progressivamente trasferita negli Usa l´ideazione dei modelli di gamma medio-alta, dal segmento C in su, quelli che verranno realizzati sulla piattaforma americana denominata ‘Us wide´». La stessa che servirà da base ai Suv con marchio Jeep e Alfa da produrre a Mirafiori. Così tra le scrivanie vengono accolte con timore le notizie di nuove richieste di trasloco di colleghi a Detroit: «Per il momento stiamo parlando di meno di un centinaio di persone - racconta il progettista - e devo dire che, tranne pochi casi, molti sono contenti di poter fare le valigie e sfruttare quella che è indubbiamente un´opportunità di crescita professionale». Spesso si tratta di persone giovani che non hanno particolari difficoltà ad accettare una trasferta medio-lunga, dai sei mesi in su. «Ci colpisce - aggiunge Angelo - non il numero ma il fatto che vengono trasferite persone che hanno un ruolo chiave. Ora stiamo trasferendo negli Usa il sistema informatico con cui si progetta in Fiat, il Codep. Altri sono partiti per integrare il sistema elettrico ed elettronico delle auto. Ci colpisce negativamente il fatto che molti di noi vanno a Detroit e rimangono magari mesi mentre i progettisti di Detroit che vengono a Torino sono molto pochi e si fermano qualche giorno».
Dopo le dichiarazioni di Marchionne i timori sono aumentati. Anche se ancora ieri sera la Fiat smentiva qualsiasi ipotesi di trasferimento del quartier generale oltreoceano: «I modelli continueranno ad essere progettati a Torino, a cominciare dall´erede della Bravo». Un particolare importante perché la Bravo, oggi prodotta a Cassino, appartiene esattamente a quel segmento C che si teme possa finire dall´altra parte dell´Atlantico. L´incertezza non riguarda solo i progettisti di carrozzeria ma anche chi studia i motori del futuro, negli uffici di Powertrain sempre agli Enti Centrali: «Da noi non ci sono ancora stati trasferimenti», premette Luigi, 37 anni, ingegnere motoristico. I motori vengono concepiti al Centro ricerche Fiat di Orbassano, alle porte di Torino, e vengono adattati dal prototipo alla versione industriale negli uffici di Mirafiori dove lavorano a questi progetti circa 1.200 persone: «Quando Obama ha scelto la Fiat proprio per i nostri motori multiair - dice Luigi - eravamo orgogliosi. Ora invece è subentrata l´incertezza. Ci incontriamo nei corridoi e ci chiediamo: ‘Se ci chiedono di trasferirci in America, che cosa rispondiamo?».