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 2011  febbraio 08 Martedì calendario

IL CAIRO, LA PIAZZA NON CEDE PICCHETTI CONTRO CHI TORNA AL LAVORO - IL CAIRO - I

ragazzi di Piazza Tahrir non cedono. Due settimane dopo l´inizio della protesta contro il presidente Hosni Mubarak l´opposizione non arretra, senza la partenza del raìs nessun vero negoziato per la transizione può cominciare e le promesse di riforme del vice-presidente Omar Suleiman - che ha assunto pieni poteri in Egitto - non bastano. Loro si preparano a una lunga resistenza e oggi una nuova grande manifestazione dovrebbe coinvolgere centinaia di migliaia di persone.
Mubarak che finora ha respinto la richiesta di mettersi da parte sostenendo che le sue dimissioni potrebbero provocare il caos ha provato a concentrarsi sul ripristino dell´ordine. Ma si sono visti ben pochi progressi. Mentre le banche hanno riaperto, le scuole e la Borsa sono rimaste chiuse, così come gran parte dei ministeri. Diversi quartieri della capitale hanno ripreso un po´ di vita dopo quattordici giorni di stato d´assedio, qualche negozio ha riaperto i battenti, le auto hanno ripreso a circolare e il dispositivo militare si è fatto meno visibile. Sono scomparse le bande dei manganellatori che davano la caccia agli oppositori. Una calma apparente, perché il fuoco della rivolta non è spento e lunghe colonne di tank sono appena fuori del centro pronte a intervenire.
Il cartello che riunisce tutte le opposizioni, compresi i Fratelli musulmani, parlano di maquillage del regime, come la riduzione delle ore del coprifuoco o l´annunciato aumento degli stipendi del 15 per cento per i dipendenti pubblici e i militari. «L´incontro con Suleiman non è stato un vero inizio di trattativa» - dice a Repubblica Hazem Farouk Mansour, dirigente della Confraternita e deputato uscente del Parlamento - «noi resteremo in piazza e se il regime pensa di prenderci per stanchezza sbaglia di grosso, siamo forti, solidali e compatti». Ai Fratelli musulmani non basta nemmeno che la Corte di Cassazione abbia dichiarato ineleggibili 480 deputati della nuova Assemblea, accettando le centinaia di ricorsi presentati. «Quel voto», dice Mansour, «è stato una truffa e il Parlamento va sciolto, questo sì che sarebbe un vero segnale di apertura».
La Piazza resta il cuore politico dell´Egitto che vuole il cambiamento. Anche ieri notte sono rimasti in migliaia, c´è chi ha scelto di dormire davanti ai blindati per impedire che i veicoli si muovessero lasciandoli in balìa dei picchiatori filo-Mubarak. «Dell´Esercito ci fidiamo», dice Saher - uno dei giovani del movimento "6 aprile" - , «perché sono ragazzi come noi e l´Egitto del futuro con una vera democrazia sarà anche il loro». Su un lato della piazza affaccia un importante edificio governativo, il Mugamma, il simbolo dell´imperante burocrazia che tutti i cairoti chiamano "l´ufficio di tutte le carte", è rimasto chiuso: i dimostranti hanno creato una lunga catena umana bloccando gli accessi ai dipendenti. Tahrir Square sta diventando sempre più anche un luogo di vita quotidiana per le migliaia di persone che la affollano. Come per i due giovani che hanno deciso di sposarsi proprio là, dove si alimentano le speranze per un nuovo Egitto. Su un lato c´è un banchetto dove si raccolgono i nomi degli arrestati durante le proteste di cui non si ha nessuna notizia, i desaparecidos finiti nelle carceri sono migliaia. Non tutti hanno avuto la fortuna di Wael Ghoneim, capo del marketing di Google in Medio Oriente, che è stato scarcerato ieri dopo 12 giorni di cella. Per lui si sono mossi il Dipartimento di Stato Usa e il magnate delle telecomunicazioni Naguib Sawiris. «La libertà è una benedizione per cui vale la pena lottare», ha immediatamente scritto l´attivista su Twitter.