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 2011  febbraio 08 Martedì calendario

LA SORTE DI KHODORKOVSKIJ L’IMPUTATO ACCUSATORE

Pochi giorni fa è comparsa, sul Corriere, un’intervista all’ex oligarca Khodorkovskij, ora detenuto nelle carceri russe. Lo si presentava come un campione di democrazia, ingiustamente condannato dal "fascista"Putin. Non pensa che sia un caso di mistificazione e disinformazione?
Alberto Lodi
albertolodi@live.it
Caro Lodi, nella intervista che Mikhail Khodorkovskij ha concesso a Fabrizio Dragosei e ad altri tre giornalisti occidentali, vi è una frase interessante. Il fondatore della società petrolifera Yukos risponde a una domanda sull’accusa di complicità in omicidio che potrebbe essere la sua prossima via crucis. Gli omicidi sono quelli che sarebbero stati commessi o ordinati da Aleksej Pichugin, allora capo dei servizi di sicurezza della Yukos, e le vittime (cinque) sono persone che lavoravano per una banca della società petrolifera o erano impegnate in un duro braccio di ferro con l’azienda per questioni di denaro. Pichugin proveniva dalle file del Kgb, aveva lasciato l’organizzazione nel 1994 con il grado di maggiore, era passato al privato ed era diventato responsabile della sicurezza nella banca di Yukos. Fu arrestato nel 2004, condannato a 20 anni di reclusione nel 2005 e all’ergastolo, con un nuovo processo, nel 2007. Interrogato su quelle vicende e sulle sue responsabilità, Khodorkovskij ha ricordato il numero degli omicidi in Russia (trenta all’anno ogni centomila abitanti) e ha detto: «È facile intuire quanti eventi criminali possano essere accaduti "attorno"alla Yukos. Pensiamo che i dipendenti erano centomila e c’erano 20 città che praticamente vivevano sulla compagnia» . Ha aggiunto che i processi di Pichugin furono inquinati da molte falsificazioni e pesanti interventi politici. Mi sembra che Khodorkovskij si sia difeso ricordando il selvaggio Far West russo degli anni in cui non vi era uomo d’affari che non avesse una guardia del corpo e non rischiasse la vita. Ha ragione. Ma non sarebbe giusto dimenticare che di quel Far West anche il fondatore di Yukos fu protagonista e che costruì la sua fortuna con gli stessi metodi degli altri oligarchi. Furono tutti geniali corsari, pronti ad approfittare dell’instabilità politica del Paese dopo il crollo del regime comunista per appropriarsi spregiudicatamente delle sue maggiori risorse naturali. Contrassero prestiti che rimborsarono con rubli svalutati. Evasero le imposte depositando all’estero buona parte dei loro colossali guadagni. Fondarono banche di comodo per meglio gestire il loro denaro e finanziarono giornali o canali televisivi per meglio esercitare pressioni sul governo. L’offensiva di Putin contro gli oligarchi sarebbe quindi interamente giustificata se il successore di Eltsin non avesse consentito di sopravvivere a quelli che gli avrebbero obbedito e reso invece la vita impossibile ai disobbedienti. È questo il momento in cui Khodorkovskij dimostra di essere fatto di un’altra pasta. Costretto a scegliere fra la conservazione dei suoi beni e la battaglia liberale che è diventata nel frattempo il secondo obiettivo della sua vita, il fondatore della Yukos sceglie la battaglia e ne accetta le conseguenze. Quando Putin cerca di rimettere in riga gli oligarchi ha ragione. Quando si accanisce contro il migliore del gruppo, ha torto.
Sergio Romano