Mauro Frasca, libero 8/2/2011, 8 febbraio 2011
PECHINO “METTE LE MANI” SULLE ARMI DELL’AMERICA
Sono le Terre Rare “trachea dell’Occidente” su cui la repubblica Popolare Cinese sta puntando il suo dito, per usare l’immagine che l’allora premier britannico Anthony Eden usò, quando Nasser decise di nazionalizzare il canale di Suez. L’allarme è ormai continuo. Prima furono il Government Accountability Office degli Stati Uniti e lo stesso Pentagono a segnalare il problema lo scorso 14 aprile. Poi il 17 giugno segue la Commissione Europea, per bocca del Commissario all’Industria Antonio Tajani. Dopo ancora, a settembre e ottobre fu il Giappone a denunciare che dopo lo scontro per l’arcipelago di isole che a Tokyo chiamano Senaku e in Cina Diaoyu, per rappresaglia Pechino le aveva tagliato l’export. Venerdì scorso è arrivata una nuova messa a punto da Confindustria. Sabato è tornato alla carica Tajani mentre veniva un altro allarme dagli Stati Uniti.
Terre Rare, o Lantanoidi. Cioè, un gruppo di 17 elementi metallici. Sempre più fondamentali per l’economia moderna, e anche relativamente abbondanti nella crosta terrestre: ma scarsi in miniere a livello significativo, e con una produzione che al momento la Cina controlla al 97%. Un 97% di cui il governo di Pechino ha deciso di riservarsi sempre di più l’esclusiva: stabilendo quote di produzione nazionale, riducendo l’export ammesso, aumentando i dazi all’export dal 15 al 25 per cento, costruendo riserve strategiche. A dicembre è stato annunciato che l’export consentito per la prima parte del 2011 sarebbe stato di sole 14.446 tonnellate, e il 18 gennaio è stata pure annunciata la chiusura di 284 miniere illegali. Insomma: Pechino da una parte paga i ladri di rame, stagno, zinco e altri consimili metalli che lasciano le nostre ferrovie senza fili e le nostre case senza tettoie; dall’altra sbatte in galera chi si azzardi a mettere i bastoni tra le ruote ai suoi piani di contingentamento.
«Il XX secolo si è concluso con la presa di coscienza dell’importanzadell’accessodurevoleadalcune risorse naturali come petrolio e acqua: il XXI inizia con una analoga consapevolezza per le materie prime industriali», aveva detto Tajani a giugno. A che servono le Terre Rare? Ad esempio, l’M1A2
Abrams, versione più recente del carro armato americano protagonista delle due guerre in Iraq, ha un sistema di navigazione che usa magneti fatti con una lega di samario e cobalto. Così come l’Ae-
Spari al confine
gis: famiglia di sistemi integrati di scoperta e elaborazione dati che ha preso il posto dei radar tradizionali nella prima linea di navi da guerra Usa. E il samario è un lantanoide. Gli incrociatori lanciamis-
sili classe Ddg-51, pure americani e attivi dalla guerra in Afghanistan alle operazioni contro i pirati somali, hanno un sistema di guida ai magneti di neodimio. E il neodimio è un lantanoide, che inoltre diventa sempre più indispensabile per auto elettriche e turbine eoliche. Con il terbio si fanno i transistor e le celle a combustibile a alta temperatura, oltre che per lampade a fluorescenza, schermi televisivi e laser. Con lo scandio, lampade a alta intensità e si rafforza l’alluminio. L’ittrio serve per i filtri dei microonde e per i laser infrarossi. Il lantanio per lenti di fotocamere e telescopi, oltre a migliorare la qualità di vetro, acciaio e molibdeno. E così via.
Gli Stati Uniti, in realtà, di riserve ne avrebbero altrettanto abbondanti che la Cina. Ma nel 2002 la miniera californiana di Mountain Pass, in precedenza la più grande risorsa di Terre Rare del mondo, fu chiusa per ragioni ambientali: dato paradossale, se si pensa al ruolo centrale che le Terre Rare hanno proprio nella Green Economy. Già dal 2003 varie fabbriche Usa che avevano bisogno di Terre Rare hanno dunque iniziato a trasferirsi in Cina. Sebbene il rapporto di aprile abbia riconosciuto la vulnerabilità del sistema di difesa americano e il Congresso abbia proposto una Commissione d’Inchiesta, gli esperti calcolano che ci vorranno 15 anni per ricostruire una produzione nazionale. L’Europa, a sua volta, punta sul riciclo. Mentre il Giappone ha mandato robot a cercare nuovi giacimenti in fondo al mare.