Ernesto Menicucci, Corriere della Sera 08/02/2011, 8 febbraio 2011
CENSIMENTI E RICORSI: GLI INTOPPI AL PIANO SGOMBERI — È
stato, nella campagna elettorale del 2008, il cavallo di battaglia di Gianni Alemanno. Adesso, all’indomani del terribile rogo di via Appia, l’emergenza rom rischia di diventare la sua croce. Tre anni di proclami, annunci, intoppi burocratici. Parole, polemiche e, alla fine, pochi fatti. La «cavalcata» per il Campidoglio È la notte tra il 30 e il 31 ottobre 2007. Giovanna Reggiani, moglie di un maresciallo dell’Aeronautica, viene aggredita e violentata alla stazione di Tor di Quinto: morirà dopo due giorni di coma. Per l’omicidio, il romeno Romulus Mailat, proveniente da un campo abusivo vicino alla stazione, verrà poi condannato all’ergastolo. È l’esplosione del problema rom, cavalcato poi dal Pdl nella campagna elettorale per le comunali del 2008: il mandato di Walter Veltroni, in pratica, finisce con la vicenda Reggiani. Un altro episodio, a pochi giorni dal voto, fa pendere la bilancia a favore di Alemanno, contro Francesco Rutelli: l’aggressione, a La Storta, di una studentessa del Leshoto. Alemanno annuncia: «Chiuderemo tutti i campi abusivi, espelleremo 30 mila immigrati irregolari» . Il censimento e il prefetto rimosso La vicenda rom parte da un censimento. Quello della Croce Rossa, sotto la supervisione del prefetto Carlo Mosca, commissario per l’emergenza nomadi. Il censimento inizia a luglio 2008, dal campo di via Candoni, ma incontra diversi problemi: in un caso, addirittura, volontari e vigili urbani quasi vengono alle mani. Mosca entra in rotta di collisione col ministro dell’Interno Roberto Maroni per la questione delle impronte digitali ai minori: il Viminale vorrebbe prenderle, il prefetto si oppone. «Sto dalla parte dei cittadini» , dice Mosca. Da lì a poco, sarà rimosso. Al suo posto, a novembre del 2008, arriva Giuseppe Pecoraro. Il secondo censimento A gennaio 2009 il nuovo censimento fatto dalla polizia, per assegnare il «Dast» (documento autorizzazione sosta temporanea), dal quale arrivano i primi numeri. I nomadi «ufficiali» a Roma, sono 7.200: oltre 5 mila dalla ex Jugoslavia, 2 mila circa dalla Romania. Gli insediamenti abusivi sono 80, quelli autorizzati o tollerati 21. Anche questo secondo screening non è semplice. Nei campi emerge il fenomeno degli alias, quelli che hanno più di un nome: un modo per depistare i controlli delle forze dell’ordine, quando qualcuno viene fermato per qualche reato. Il record è di una ragazza, che ha collezionato ben 17 alias. Il piano nomadi A maggio del 2009, il prefetto ha individuato in Angelo Scozzafava, direttore del Dipartimento politiche sociali del Comune, il «soggetto attuatore» , si parte col piano nomadi: dall’insediamento di Alemanno è già passato un anno. Nei progetti del Campidoglio e della Prefettura, i nuovi campi dovranno essere 12: 7 fra quelli esistenti (Candoni, Salone, Castel Romano, Cesarina, Gordiani, Camping River, Camping Nomentano), che vanno ampliati e ristrutturati. Tre quelli nuovi: uno è La Barbuta, le altre due aree sono in XVI Municipio e in XIX Municipio. Altri due campi saranno «di transito» . Ma ora emergono dissapori anche nel centrodestra: «La soluzione al problema nomadi resta distante» , ha detto ieri il deputato pdl Fabio Rampelli. Gli intoppi burocratici Il sindaco se l’è presa con la «maledetta burocrazia» . E con la Soprintendenza per La Barbuta. Il sottosegretario ai Beni culturali Francesco Giro replica: «Spiace leggere certe dichiarazioni. Le nostre indagini sono durate da maggio 2009 a settembre 2010, ma è stata trovata una discarica abusiva con eternit, e i nostri funzionari sono stati minacciati da una comunità rom. Questo ha ritardato i lavori, ma da quando l’area era disponibile sono passati altri cinque mesi» . A primavera del 2009 è partito il bando per trovare le aree per i nuovi campi. A giugno sono arrivate le offerte dei privati: su dieci, due sono state ritenute «non idonee» . Su La Barbuta, il Comune di Ciampino (La Barbuta è nel territorio del Comune di Roma, ma è limitrofa all’aeroporto) ha presentato quattro ricorsi al Tar, tutti respinti. Poi è partita la conferenza dei servizi, durata 45 giorni. Alla fine, l’area è stata assegnata ad una ditta privata e i lavori sono partiti. Ora si comincia con le altre due aree, dove i tempi dovrebbero essere più brevi: i terreni individuati non sono soggetti a vincoli. Gli sgomberi L’amministrazione ci mette un anno e mezzo a segnare un punto: la chiusura del Casilino 900, il campo nomadi più grande d’Europa, a febbraio 2010. Alemanno esulta: «Per Roma è un giorno storico» , il suo commento. A luglio tocca al campo di La Martora e ora il sindaco dice: «Sgomberati anche Casilino 700, via Morselli, via degli Angeli e La Rustica» . In via Morselli, alla Magliana, i nomadi sono tornati. Ma le operazioni sono lente, e difficili: spesso i vigili trovano le baracche già vuote. E i nomadi, nella stragrande maggioranza dei casi, non accettano l’assistenza comunale. Alemanno, nel frattempo, viene preso da altri progetti: quello (tramontato) sulla Formula Uno, le Olimpiadi, la demolizione di Tor Bella Monaca, gli Stati generali della città. Le emergenze dei campi restano: da chiudere, ancora, ci sono via del Baiardo, Tor di Quinto, Foro Italico, via della Monachina, Tor de’ Cenci. I soldi spesi e da spendere Alemanno ha chiesto altri 30 milioni al ministero degli Interni: «10 per un terzo campo, il resto per ristrutturare i vecchi insediamenti, garantire l’assistenza e smantellare i 310 microcampi abusivi» , dice il sindaco. Finora, dal governo sono arrivati 33 milioni: 20 sono stati spesi per l’ampliamento dei campi, le bonifiche, il pagamento del personale, la vigilanza. Gli altri 13 serviranno per realizzare il campo di La Barbuta. La capitale dei microcampi Il Pd denuncia: «I mini insediamenti abusivi sono aumentati di 150-170 unità» . Secondo un documento del Comune, a dicembre del 2008 erano 60. Secondo l’ultima rilevazione della Municipale, sarebbero diventati 209. La situazione è in continuo divenire: i nomadi sgomberati si spostano altrove, tirando su altre baracche. Ma quanti sono i romeni, rom o cittadini della ex Jugoslavia a Roma? Il Campidoglio parla di «2-2.500 persone nei campi abusivi» . L’opposizione arriva fino al doppio. È la guerra dei numeri, che però rende l’idea della confusione sull’emergenza rom. Ernesto Menicucci
Ernesto Menicucci