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 2011  febbraio 08 Martedì calendario

E l’orecchio del giovane hippy arrivò nella nostra redazione - ROMA - «Il macabro plico arrivato ieri al “Messaggero”», titolava il nostro giornale a tutta pagina domenica 11 novembre 1973 raccontando l’orrenda decisione dei rapitori di Paul Getty III

E l’orecchio del giovane hippy arrivò nella nostra redazione - ROMA - «Il macabro plico arrivato ieri al “Messaggero”», titolava il nostro giornale a tutta pagina domenica 11 novembre 1973 raccontando l’orrenda decisione dei rapitori di Paul Getty III. Un altro articolo sottolineava come il pacchetto contenente l’orecchio mozzo del ragazzo (corredato da una ciocca di capelli) spedito al giornale avesse impiegato ben venti giorni per viaggiare da Napoli a Roma. Oggi, forse, le Poste funzionano un po’ meglio. Sicuramente i rapitori sceglierebbero altre vie per far conoscere i loro ultimatum. Ma era tutto un mondo diverso, una Roma diversa quella che ospitava il dramma del nipote dell’uomo più ricco del mondo. E se il nonno si mostrò una sorta di Uncle Scroogie che non voleva pagare il riscatto, il ragazzo Paul era un figlio dei figli dei fiori che dovette scoprire a proprie spese come il mondo stesse mutando. Bussavano alle porte di quella Italia, di quella capitale gli anni di piombo. Cominciavano a precipitare nell’anacronismo mamma Gail con la boutique in piazza di Spagna e il ragazzo Paul che viveva la sua boheme tra Campo dei Fiori e Santa Maria in Trastevere. Sei anni dopo, cioè dopo il rapimento Moro, avremmo magari compreso un po’ di più quel nonno che dichiarava certamente cinico, chissà se lucido: «Ho 14 nipoti, se comincio a pagare per uno mi rapiscono anche gli altri». Due miliardi era, in quell’inverno di quasi quaranta anni fa, il prezzo del riscatto. Contro un patrimonio personale dei Getty di 1000 e un valore della compagnia petrolifera di famiglia di tre volte tanto. Dopo il taglio dell’orecchio, inevitabile la resa. Ritardi postali e indecisioni della famiglia non avevano per fortuna compromesso la vita dell’ostaggio. Feste per la liberazione e riconciliazione familiare? No, il magnate obbligò il nipote a restituirgli la somma a rate con il 4 per cento di interesse. Forse è così che si diventa miliardari, ma il prezzo umano pare alto. Anche il padre di Paul - Paul II, che fantasia! - dimostrò di essere della stessa pasta cercando di opporsi, anni dopo, al pagamento dele cure medioche del figlio. Paul Getty III venne liberato il 17 dicembre del 1973, dopo più di cinque mesi di sequestro. I banditi lo lasciano sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria. Lo trova un camionista che avvisa la polizia. «Se dopo questa lettera non succederà nulla, aspetterò la morte a soli 17 anni», aveva scritto nella lunga e disperata prigionia Paul. Fin lì la sua vita non era stata esemplare. Il ragazzo infatti era stato espulso dalla St Georges British International School di Roma e suo padre aveva trasferito la famiglia in Inghilterra. Lui era rimasto a Roma, aggirandosi per le vie del centro, vendendo piccoli oggetti di artigianato che realizzava con le sue mani, fino a diventare un personaggio e un facilissimo bersaglio per la malavita organizzata. Fu la ’ndrangheta a gestire il rapimento. Il processo, tenuto nel 1976 a Lagonegro di Potenza, terminò con due condanne e sette assoluzioni. Ma già dal rilascio Paul era entrato in una spirale di dipendenza da alcol e droghe. Cui sarebbero seguite, inevitabili, malattie sempre più gravi. Fino a un’overdose che lo lasciò paralizzato e cieco. Qualche anno prima, Paul aveva fatto in tempo a sposarsi, con una modella. Un’altra scelta che gli causò guai. Fu infatti immediatamente diseredato dal padre per essersi unito in matrimonio troppo giovane. Si trasferì a New York dove continuo con sua moglie la vita bohemien di un tempo frequentando un ambiente di artisti vicino a Andy Warhol. Ebbe anche un figlio, Balthazar, diventato un attore di Hollywood. E mentre nel 1997 la famiglia Getty inaugurava sulle colline di Los Angeles un fantastico museo di arte contemporanea, nessun angelo veniva a salvare la vita di questo hippy de noantri che forse solo a Roma ha conosciuto qualche periodo di felicità.