Mario Platero, Il Sole 24 Ore 8/2/2011, 8 febbraio 2011
AOL CONQUISTA HUFFINGTON POST
Arianna Huffington resta. Il management se ne va. Ieri abbiamo appreso alcuni dettagli ulteriori relativi all’operazione di acquisto del sito news Huffington Post da parte di Aol per 315 milioni di dollari. E la dinamica dell’affare è tutta raccolta nella relazione management/Arianna Huffington. Lei è rimasta. E rimarrà come direttore editoriale e direttore generale del polo Huffingotn Post all’interno di Aol. Ma una cosa è certa, senza l’aiuto di un gruppo di investitori che hanno anche assunto posizioni manageriali dentro Huffington Post, il sito non sarebbe mai diventato quello che è diventato nè forse sarebbe stato mai venduto a un gruppo importante – e pronto a pagarlo a peso d’oro – come Aol.
Questo per dire che l’operazione Huffington Post non è il risultato della romantica avventura di una donna dinamica come la Huffington nel giornalismo, ma di un progetto pianificato a tavolino e gestito con cura nei minimi dettagli da big del settore che includono Ken Lerer, un investitore in start up, Eric Hippeau partner di Softbank Capital, Greycroft Partners, la boutique finanziaria di una delle colonne del private equity in America Alan Patricof e, "last but not least"....Bob Pittman, la mente dietro il rilancio di Aol nella seconda metà degli anni ’90 e il cervello (controverso) che ha organizzato la fusione Aol-Time Warner. Un gruppo di finanzieri e operatori di primissimo livello dunque, il cui ruolo spiega perchè questo sito news ha venduto così bene mentre altri restano appesi a mezz’aria senza un futuro certo.
La storia della strutturazione del "deal", deve anche essere di insegnamento per chi pensa di poter iniziare con poco un sito, per poi venderlo a prezzi stratosferici, o a investire milioni di dollari a scatola chiusa pensando che il successo derivi solo dai soldi.
Resta il fatto che l’accordo rappresenta una svolta nel settore media. Attribuisce un valore concreto – ed elevato per i parametri attuali – a un sito che poggia non su operazioni di social network, ma quasi esclusivamente su notizie. Conferma che Aol vede il suo futuro più nelle news che nei servizi su internet come le e-mail e che l’aggiunta dei 25 milioni di visitatori unici di Huffington Post potrà avere un effetto moltiplicatore sul suo parco di 117 milioni di visitatori unici in America e 270 milioni su scala mondiale. Ridisegna il settore competitivo sulle news dove si stanno affollando oltre a Aol anche Google e Microsoft, con una minaccia diretta per gli editori tradizionali che non sono riusciti a tradurre in un successo su Internet le loro news. Basti un esempio: mentre il New York Times riceve come punte massime circa 700 commenti per un articolo e mediamente fra i 150 e i 250, Huffingotn Post su storie analoghe, magari tratte dallo stesso New York Times attira fino a 6-7mila commenti, a dimostrare la presa fortissima sul pubblico più sofisticato della rete, un pubblico giovane e importantissimo come target pubblicitario. Con l’ingresso nel gruppo Aol, Huffington Post potrà contare su accessi ad altri siti, fra questi Mapquest, Engadget, TechCrunch. Alcuni dei prodotti minori di notizie di Aol, i siti Politics Daily e Daily Finance, scompariranno o verranno assorbiti dalle attività di Huffington Post. «È una fusion di visioni» ha scritto la Huffington sul suo sito che da molti dettagli sull’accordo (www.huffingtonpost.com).
Tornando al lavoro di retrovia. Il sito nasce nel 2005 con un investimento di 3 milioni di dollari da parte di Ken Lerer, vari "friends and family" e della stessa Huffington, 60 anni, nata in Grecia e venuta in America in cerca di fortuna 35 anni fa. Poco dopo un aumento di capitale, 10 milioni investiti da Softbank, Greycroft e Bob Pittman a cavallo del 2006-2009. Lerer diventa il presidente di Huffingotn Post e Hippeau, partner di Softbank diventa l’ad. Poi l’anno scorso, l’ultima iniezione di capitale, 25 milioni da parte di Oaks Partner sulla base di una valutazione da 100 milioni, un investimento che ha dato a Oaks il 25% del capitale e gli ha consentito di triplicare il proprio investimento iniziale. Huffington Post ha chiuso per la prima volta in utile nel 2011 su un fatturato di 30 milioni di dollari (si stima che si possa arrivare a 100 milioni entro il 2012). La domanda di fondo resta una: sarà il management Aol all’altezza del compito del management che ieri ha incassato e si è ritirato felice?