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 2011  febbraio 08 Martedì calendario

TRICHET: I DEBITI EUROPEI NON VANNO RISTRUTTURATI - I

conti pubblici di Grecia e Irlanda vanno risanati secondo i piani concordati con l’Unione europea, ma questo non può comportare anche una ristrutturazione dei loro debiti. Lo ha detto all’Europarlamento Jean-Claude Trichet, presidente della Bce, spiegando che una tale manovra «darebbe un segnale sbagliato ai mercati», perché porterebbe a un taglio del valore di rimborso dei titoli di stato di questi paesi, che si ripercuoterebbe su chi possiede queste obbligazioni. Secondo uno studio di Boston Consulting, sono quattro gli stati europei che dovranno compiere gli sforzi maggiori per riportare sotto controllo il debito pubblico: Grecia, Irlanda, Portogallo e Italia. L’Italia, in particolare, ha un debito pubblico molto elevato ma anche molto spazio di manovra per aggiustare lo squilibrio. • Sì alla ristrutturazione dei conti pubblici secondo i programmi concordati con Grecia e Irlanda. No, invece, alla ristrutturazione dei loro debiti, greco in testa.

Questo il messaggio lanciato ieri da Jean-Claude Trichet, il presidente della Bce approdato a Bruxelles per l’audizione mensile davanti alla commissione Affari economici e monetari dell’europarlamento.

«Sarebbe un segnale sbagliato ai mercati, un haircut», cioè un taglio al valore di rimborso dei titoli di stato della Grecia o di qualunque altro paese. Il motivo? Il taglio si ripercuoterebbe su chi possiede queste obbligazioni.

Prima di tutto, ha sottolineato, nessun passo del genere è previsto dagli accordi fatti per il salvataggio di Grecia e Irlanda. In secondo luogo un’iniziativa del genere non farebbe che premiare chi ha speculato contro la tenuta della zona euro. «Oggi i mercati sono fatti da investitori con posizioni lunghe e investitori con posizioni corte. I primi, formati in prevalenza da risparmiatori privati, perderebbero denaro qualora venisse tagliato il valore di rimborso dei titoli di stato. I secondi invece, gli speculatori, avrebbero tutto da guadagnarci. Dobbiamo tenerne conto quando riflettiamo su un problema così importante» ha concluso il presidente della Bce. Che ieri si esprimeva davanti all’europarlamento anche nella sua nuova veste di presidente del neonato Cers, Comitato europeo per il rischi sistemici.

«Invece di pensare alla ristrutturazione del debito vanno attuati i programmi di riduzione dei deficit e risanamento dei conti pubblici in Grecia come in Irlanda allo scopo di ritrovare credibilità. Anche se il processo richiede tempo e non bisogna fare confusione. I piani adottati vanno realizzati, la comunità internazionale si attende che questo avvenga nel modo appropriato».

Bombardato dalle domande degli eurodeputati, Trichet ieri ha preferito restare nel vago di fronte all’eventualità di una ristrutturazione volontaria del debito greco finanziata dall’Efsf, cioè dalla Facility europea di stabilizzazione finanziaria. Sono settimane che, nell’ambito della riforma dell’Efsf, si parla di allargarne il raggio di azione, tra l’altro prevedendone la possibilità di erogare prestiti ad Atene per ricomprare i titoli del proprio debito a prezzi scontati rispetto al valore facciale. In questo scenario tra i più probabili venditori potrebbe comparire proprio la Bce che, secondo alcune stime, oggi avrebbe in carico qualcosa come 50 miliardi di bond sovrani ellenici.

Trichet ha annunciato ieri che il Cers verificherà con cadenza trimestrale la tenuta del sistema finanziario rispetto ai rischi sistemici. Aggiungendo che «tutti i miglioramenti della governance economica dell’area euro non potranno che andare a vantaggio della stabilità sistemica» dell’Europa nel suo insieme. Nessun commento invece sul patto di convergenza rafforzata presentato da Germania e Francia al vertice Ue di venerdì scorso a Bruxelles.