MARCO NEIROTTI, La Stampa 8/2/2011, pagina 19, 8 febbraio 2011
L’uomo che dopo la morte gioca con la vita delle figlie - Quando e dove e come sono scivolate via dal «viaggio» Livia e Alessia? Sono svanite in una tappa del cammino disperato e già segnato del padre, dalla Svizzera alla Francia e alla Puglia, via strada e via mare? Dall’uscita da casa per andare a scuola al vuoto di poi, mentre la discesa di lui finiva, il 3 febbraio, solitaria, sotto un Eurostar a Cerignola
L’uomo che dopo la morte gioca con la vita delle figlie - Quando e dove e come sono scivolate via dal «viaggio» Livia e Alessia? Sono svanite in una tappa del cammino disperato e già segnato del padre, dalla Svizzera alla Francia e alla Puglia, via strada e via mare? Dall’uscita da casa per andare a scuola al vuoto di poi, mentre la discesa di lui finiva, il 3 febbraio, solitaria, sotto un Eurostar a Cerignola. Computer, tracce di imbarchi, telecamere di sorveglianza, tutto il repertorio seriale televisivo di Csi e cugini non ha ancora dato, in tre Stati di una fuga, risposta su dove e come le vite delle bimbe di sei anni, partite con un padre prostrato e alla fine autoimmolato sui binari, si siano scostate, siano sfuggite alla fine o siano state spazzate via dalla rincorsa di una morte. Le ha salvate o le ha, inconsapevoli e immateriali, «portate con sé» Matthias Kaspar Shepp, canadese di 44 anni trapiantato a Saint Sulpice, sobborgo di Losanna, felicemente sposato con Irina Lucidi, coetanea di origine italiana e disperatamente da lei richiamato alla realtà di una separazione? E se le ha per sempre tolte alla madre dove e quando l’ha fatto? Le ha uccise? Le ha affidate a qualcuno inscenando per amore-odio la privazione? L’inquietudine più grande, parlando con gli investigatori, viene dalla sensazione che ogni troncone del viaggio abbia i suoi rilievi tecnici, le sue ipotesi, i suoi accertamenti lenti o lentamente comunicati senza che diventino un unico filo verso un ritrovamento liberatorio dell’ansia. «Stiamo aspettando risposte dalla Francia», diceva ieri sera Alfredo Fabbrocini, il dirigente della Squadra Mobile di Foggia, che dal momento del ritrovamento del corpo di Matthias cerca di viaggiare tra rilievi, tracce concrete e psicologia di un uomo in fuga. Ma ancora non sanno gli inquirenti italiani, pur fra targa di un’automobile, telecamere di sorveglianza, gente che sale e scende dai traghetti, a che punto del viaggio, in quale spezzone di cammino Livia e Alessia siano uscite dal film. Non c’è una traccia dei tre insieme seguita da una dove lui da solo scende a Cerignola, non c’è uno spezzone che sveli se la pietà di un uomo che corre alla morte abbia «salvato» le bimbe dalla fine che ha scelto per sé, affidandole a qualcuno, o le abbia invece «salvate» da un mondo insostenibile portando con sé l’amore per loro e lasciando da qualche parte la zavorra dei corpi. Fabbrocini, anche sulla base dei rilievi, dell’analisi dell’auto, delle tracce cercate dai cani, è prudentemente fiducioso: «Si fanno battute, certo, perché non si può escludere nulla, ma allo stato attuale si procede con l’ipotesi che le gemelle siano vive da qualche parte». Da qualche parte, appunto. Ieri è emersa un’ipotesi che può essere rassicurante: sull’Audi dell’uomo non c’erano i seggiolini previsti dalla legge. E li usava sempre. Non sono partite con lui? Però i biglietti del traghetto li ha acquistati per tre. Però questo poteva essere un depistaggio. Però se era un depistaggio perché non completarlo con i dettagli come i seggiolini? Però, però, però. La ricostruzione è un corridoio di terra e acqua costellato da improvvise uscite di sicurezza. Matthias, dipendente della multinazionale del tabacco Philip Morris, è in crisi con la moglie Irina. Lei vuole separarsi, i passi sono già avanti. Lui è disperato. Nel week end le bimbe sono con lui. Il 31 gennaio dovrebbe portarle a scuola. Non lo fa. In quella data spedisce da Marsiglia una cartolina alla moglie: «Mi manchi. Non ce la faccio più. La faccio finita». L’ultima volta che le gemelle sono state viste è il 30 gennaio alle ore 13 nel sobborgo di Saint Sulpice. Poi sono evaporate. L’ultima traccia del papà è a Vietri sul Mare, provincia di Salerno, dove pranza, «da solo», prima di partire con l’Audi per la Puglia. Marsiglia è tappa centrale del viaggio investigativo. Svizzeri e francesi appuntano un suo passaggio per Lione. A Marsiglia preleva dal bancomat 7.500 euro (su quel che il frastuono dell’Eurostar lascerà di lui ne trovano soltanto cento). Ha prenotato tre posti sul traghetto Scandola con rotta sulla Corsica e prosecuzione verso la Sardegna. Nelle immagini delle telecamere per ora non si vedono Livia, Alessia e papà. Ma dovrà pur risultare l’Audi partita da Losanna e posteggiata, chiusa, senza tracce di abiti, quaderni, giochi delle bimbe, alla stazione di Cerignola. Sul traghetto c’era o no un’auto con quella targa? La moglie - incapace di credere che «possa aver fatto male alle piccole» - ha suggerito di cercare intorno ad Ascoli Piceno. Lei è originaria di lì, anche se non c’è più tornata da tempo. Può Matthias aver segnato il suo passaggio verso la fine sulle tappe di un inizio? Le ipotesi sono una danza macabra e senza risposta, fino a che indagini e ricerche non sveleranno che cosa erano bene e male secondo una mente satura di sofferenza e in cerca di buio liberatorio.