Emilio Gioventù, ItaliaOggi 8/2/2011, 8 febbraio 2011
La Difesa fa cassa con i marine - La missione «Atalanta» (che costa 25 milioni di euro) non è più sufficiente per proteggere le navi mercantili italiane dagli attacchi dei pirati
La Difesa fa cassa con i marine - La missione «Atalanta» (che costa 25 milioni di euro) non è più sufficiente per proteggere le navi mercantili italiane dagli attacchi dei pirati. Nelle acque al largo del corno d’Africa ci vuole altro per tenere lontano organizzazioni criminali che hanno alzato il tiro in un’area marina sempre più vasta e quindi difficilmente controllabile dalle marine militari internazionali. Ci vuole altro per evitare costosissime deviazioni di 500 miglia con un aggravio di spesa per le società di navigazione pari a circa 10 milioni di euro l’anno. Non bastano più i fili spinati, gli idranti potenziati, che gli armatori hanno installato sulle imbarcazioni per contrastare e respingere gli attacchi. Ci vorrebbero militari armati a bordo. La richiesta choc arriva direttamente dagli armatori italiani, avanzata allo stato maggiore della marina militare che, non soltanto l’ha presa in considerazione, ma ha anche buttato giù un piano nei minimi dettagli consegnato lo scorso mese di agosto ai ministeri della Difesa e degli Esteri. Ovviamente il diretto interessato è il dicastero retto da Ignazio La Russa. Il piano prevede la realizzazione di quattro basi logistiche: a Gibuti, già sede di una base operativa; una nel golfo di Oman: un’altra nel porto di Victoria nelle Seychelles; l’ultima sulle coste della Tanzania. In queste basi saranno operativi i fucilieri del reggimento San Marco pronti a essere imbarcati su richiesta volontaria degli armatori. Ma chi copre i costi dell’operazione? Gli armatori, proprio loro si accollerebbero le spese per l’insediamento delle basi logistiche, i trasferimenti e l’imbarco dei militari. E per la prima volta la Difesa prenderebbe soldi da privati per un’operazione militare. E potrebbe essere addirittura uno dei primi contratti a favore di Difesa spa, la società per azioni del ministero della difesa, nata per fare cassa con la gestione di tutta una serie di servizi, tra i quali erano previste, guarda caso, anche le scorte alle navi mercantili. C’è un’altra domanda da fare: quali saranno le regole d’ingaggio? Quelle adottate da altri stati, hanno risposto vagamente i vertici militari agli armatori. In pratica i militari potranno aprire il fuoco soltanto per rispondere a un attacco armato da parte dei pirati, ma non potranno mai aprire per primi il fuoco. Regole queste già adottate dai marinai francesi e spagnoli impiegati sulle imbarcazioni per la pesca d’altura. Insomma, clamorose novità all’orizzonte. Trascorsi 4 mesi dalla presentazione del progetto si attende soltanto l’ultima parola del ministro La Russa. L’attendono soprattutto gli armatori che premono per averla anche con una tavola rotonda organizzata nei giorni scorsi dall’istituto italiano di navigazione alla quale hanno partecipato anche i vertici dello stato maggiore della marina italiana.