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 2011  febbraio 05 Sabato calendario

CONTRO GLI STAGE TRUFFA

Che contenuto formativo c’è nel piegare magliette in un negozio di Zara durante i saldi di fine inverno? Nessuno, dicono i giovani della Cgil che proprio di fronte a un negozio Zara nella galleria Alberto Sordi, nelò cuore di Roma, ha lanciato ieri la sua campagna “Non + stage truffa”.
LA TATTICA di comunicazione è la stessa di una precedente campagna che denunciava offerte di lavoro sempre più degradanti. E i giovani della Cgil hanno attaccato manifesti con richieste di stagisti un po’ estreme ma non troppo, tipo: “Pratica legale offresi a neolaureati pratici con fotocopiatrici e caffè ristretto”. O ancora: “Catena di profumerie offre stage senza rimborso né diritti per giovani disposte a turarsi il naso”.
I dati Istat dicono che c’è il 29 per cento di disoccupati tra i ragazzi nella fascia 15-24 anni, la disoccupazione media resta da mesi attorno all’8,6 per cento mentre quella giovanile continua lentamente ad aumentare, senza segnali di miglioramento. Ed è uno dei misteri meglio custoditi della statistica come vadano contati – se tra i disoccupati, gli occupati o gli sfiduciati – centinaia di migliaia di stagisti che lavorano senza rimborso spese, i praticanti che fanno orario d’ufficio senza stipendio, quelli che si iscrivono a corsi di formazione (a pagamento) che servono soltanto ad accedere a uno stage – gratuito – con il miraggio di un’assunzione. Tanto che ci sono soltanto calcoli a spanne, come quelli del sito larepubblica deglistagisti.it di Eleonora Voltolina (che ci ha scritto un libro). “Abbiamo una generazione, forse due, che si sta rassegnando all’idea che non ha prospettive in questo Paese”, ha detto il segretario generale della Cgil Susanna Camusso, presentando la proposta del suo sindacato per fissare nuove regole che fermino la concorrenza al ribasso nei contratti di lavoro per i giovani (collaborazioni al posto di assunzioni, stage al posto di collaborazioni, lavoro gratuito senza regole al posto di stage).
LA CGIL CHIEDE che “venga modificata la normativa nazionale per rafforzare i vincoli previsti, recepire la dichiarazione dello stagista e del praticante e introdurre specifiche sanzioni qualora la normativa non sia applicata”. Che, nel concreto, significa questo: fissare una durata massima di sei mesi per gli stage (in casi eccezionali fino a nove), introducendo il divieto di ricominciare poi un nuovo stage tramite la convenzione con un altro ente, pratica oggi molto diffusa anche se già non lecita. Oltre a fissare poi un numero massimo di stagisti, poi, il centro della proposta della Cgil è che il lavoro deve essere sempre pagato, prevedendo l’introduzione di una specie di salario minimo dello stagista, pari a 400 euro mensili. Che può essere erogato anche con il sostegno delle Regioni (punto di snodo della normativa in materia), che integrano quanto versato dall’ “ente ospitante”, cioè l’azienda o la Pubblica amministrazione che accoglie lo stagista. Per i praticanti – soprattutto negli studi dei professionisti – la Cgil chiede “il diritto a un equo compenso crescente nell’arco di due anni”. Perché, dice la Camusso, “sarebbe il momento di essere non liberisti ma liberali, riformando una categoria sempre più corporativa come quella dei professionisti”.
Sul Corriere della Sera di ieri, in una lettera con cui annuncia il suo addio alla politica, l’ormai ex senatore del Pd Nicola Rossi, un economista, ha scritto: “È capitato a molti, prima di oggi, di sperimentare condizioni di vita e livelli di benessere inferiori rispetto a quelli sperimentati dalle generazioni precedenti. I giovani di oggi non sono i primi e non saranno gli ultimi”. La responsabilità, scrive Rossi, è quella sua generazione , “composta—non trovo immagine più efficace — in buona misura da cavallette”. Che hanno consumato tutto lasciando a quella successiva soltanto debito pubblico e meno diritti: “Ad una nuova stagione di incertezza la politica avrebbe dovuto rispondere non con le narrazioni ma con le politiche”.
PROPRIO QUESTO voleva denunciare ieri la Cgil giovani che ieri si sono presentati nella galleria Alberto Sordi con poco più della biancheria intima per poi “rivestirsi di diritti”. “È questa la vera trasgressione oggi”, dice Ilaria Lani, responsabile della Cgil per le politiche giovanili. Soltanto due giorni fa, invece, il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, ha sostenuto che il problema sono invece le protezioni per i lavoratori in essere “come lo stesso articolo 18” che ingessano il mercato del lavoro. Il governo ha annunciato un piano straordinario per i giovani da un miliardo di euro (cifra a cui si arriva aggregando le disponibilità di tre ministeri). Ma secondo la Cgil ci sono molte cose che si potrebbero fare gratis: per
esempio sanzionare le aziende che violano la normativa sugli stage, vietando loro di ricevere altri stagisti. Oppure, obiettivo minimo, creando un’anagrafe degli enti che offrono stage così che si possa distinguere tra quelli che si comportano secondo le regole e gli altri. Al momento manca anche questa. L’obiettivo di medio periodo, però, dovrebbe essere la creazione di regole nella cosiddetta “contrattazione di secondo livello” (cioè quella a livello delle singole aziende) che riempia i vuoti lasciati dai contratti collettivi nazionali di categoria che non considerano gli stagisti. Anche gli altri sindacati, Cisl e Uil, sono sensibili al tema e si sono mossi assieme alla Cgil nel tentativo di contrastare gli effetti del “collegato lavoro” che impedisce ai precari di fare ricorso contro licenziamenti indebiti.