Isabella Della Valle, Plus24 5/2/2011, 5 febbraio 2011
«BENE GLI UTILI DI GAZPROM»
Lei è un esperto di mercati emergenti. Il grande timore per questi listini è l’aumento dell’inflazione. Mi spiega quali potrebbero essere le cause di questo incremento e le conseguenze?
È allarmante l’incremento dei prezzi dei prodotti agricoli, come grano e mais, cresciuti di oltre il 50% nel secondo semestre 2010, per le ripercussioni sui prezzi degli alimenti a livello globale. In paesi come l’India, in cui i prodotti alimentari rappresentano quasi il 50% del paniere dell’indice dei prezzi al consumo, tale sviluppo determina elevate aspettative a livello inflazionistico. Oltretutto l’incremento dei prezzi dei beni alimentari dipende da condizioni meteorologiche estreme ed è difficile da contrastare da parte delle banche centrali con l’utilizzo degli strumenti tradizionali come l’aumento dei tassi di interesse.
E quindi? Quali sono i loro margini di manovra?
Premetto che nella regione asiatica, a esclusione del Giappone, l’inflazione è intorno al 5% e non accenna ad arrestarsi. In particolare, l’inflazione primaria dei prezzi al consumo potrebbe guadagnare altri due punti percentuali nei prossimi sei mesi. Ciò spinge le banche centrali a reagire. In alcuni paesi emergenti, come in Brasile o in India, abbiamo già osservato notevoli incrementi dei tassi; in altri, come l’Indonesia, le banche centrali sembrano essere sul punto di intervenire. Nel complesso, per il 2011 prevediamo incrementi generalizzati dei tassi di interesse e un rallentamento dei ritmi della crescita economica nei paesi emergenti.
I mercati emergenti stanno crescendo da parecchio tempo. Non c’è il rischio di una sopravalutazione?
Negli ultimi due anni i titoli azionari dei mercati emergenti hanno registrato performance superiori rispetto a quelli dei paesi sviluppati. Tuttavia, le loro valutazioni sono ancora a buon mercato. L’indice Msci Emerging Markets quota a 11,7 i profitti di quest’anno, un livello non costoso neppure in un’ottica storica.
Appurato che si tratta di paesi ormai emersi, quali sono i rischi di queste aree?
Riteniamo opportuno fare un distinguo tra i diversi paesi emergenti. La Corea, ad esempio, è a tutti gli effetti un paese "emerso" il cui Pil pro capite è molto vicino a quello della Germania o del Giappone. D’altro canto ci sono paesi come India e Indonesia, tra i più popolosi al mondo, che hanno notevoli potenzialità in termini di Pil pro capite. La sfida consisterà nel finanziare tali ambizioni di crescita e nel condividerne i benefici con ampi strati della popolazione e non solo con minoranze privilegiate.
Ma ci sono settori a rischio bolla?
Non riteniamo le attuali valutazioni eccessive. Alcuni settori hanno in effetti registrato un ottimo andamento nell’ultimo bimestre. Si pensi alle materie prime, sostenute dalla domanda cinese e dall’interruzione delle forniture dall’Australia, che hanno innescato rialzi delle quotazioni azionarie di molte società. D’ora in poi adotteremo un approccio molto selettivo e osserveremo attentamente quali previsioni dei prezzi delle materie prime siano già scontate. Anche le quotazioni degli immobili devono essere tenute sotto controllo: in alcuni paesi i prezzi hanno raggiunto livelli record, che potrebbero non essere sostenibili.
Qual è il ruolo delle valute?
Potrebbero essere impiegate anche per contrastare l’inflazione, perché il loro apprezzamento contribuisce a frenare l’incremento dei prezzi dei beni di importazione. I continui flussi di denaro nei mercati emergenti hanno causato nel 2010 una generale rivalutazione, a cui è imputabile circa metà della performance del Msci Emerging Markets Index (+19% in dollari Usa). Questi mercati tuttavia continueranno a attrarre nuovi capitali nel lungo termine, per cui la spirale di rivalutazione monetaria non è ancora interrotta.
Quali sono le aree che privilegia e per quale ragione?
Attualmente siamo sovrappesati sui titoli azionari cinesi. Dopo un anno in cui la performance del paese ha segnato un ritardo rispetto altri mercati emergenti, nel 2011 la Cina continuerà a essere la prima nazione dei Paesi Bric con il più alto tasso di crescita del Pil.
Il Nordafrica era ritenuto promettente anche in termini di investimenti. Una sorta di nuova frontiera. Le recenti tensioni che stanno caratterizzando l’area non vanno in questa direzione. Lei cosa ne pensa?
Le proteste sulla scia dei cambiamenti politici in Tunisia e in Egitto hanno indebolito i mercati dell’area e potrebbe generare un’ulteriore volatilità di breve termine. Le prospettive su un lungo orizzonte temporale restano tuttavia convincenti. Si pensi ai fattori trainanti inalterati della crescita del Pil, della liquidità delle banche e dei trend demografici.
Quali sono i criteri che adotta per la selezione delle società da inserire in portafoglio?
Perseguiamo un approccio di investimento tematico. In altre parole a partire dai temi di investimento il nostro team individua titoli azionari le cui prospettive di crescita siano superiori alla crescita del Pil. La nostra analisi si focalizza soprattutto sulle società con indiscutibili vantaggi competitivi, un posizionamento ai vertici di settori appetibili, e che presentino bilanci solidi e una forte profittabilità.
Titoli preferiti?
Corrisponde ai nostri criteri di investimento Samsung Electronics, il gigante coreano della tecnologia che trarrà benefici dalla crescita della domanda di smartphone e tablet pc. Gazprom, produttore russo di gas, è interessante per il livello dei suoi utili sostenuto dai prezzi crescenti di petrolio e gas e da una forte domanda sia nel mercato interno, sia europeo. Sempre nel settore delle materie prime Vale do Rio Doce, gruppo brasiliano primo produttore al mondo di ferro, ha delle potenzialità di crescita grazie al mercato delle industrie cinesi che stanno iniziando ad aumentare la produzione. Meno conosciuta è forse China Yurun Food, uno dei più grandi produttori di carne in Cina, che può approfittare dei nuovi trend dei consumi del mercato domestico, accelerati dai nuovi requisiti igienici imposti nel Paese. Guardiamo inoltre ad Astra International, il più grande gruppo in Indonesia grazie a una posizione di leadership nel mercato automobilistico costruita con una potente rete distributiva capillare in un mercato che non ha sviluppato ancora il suo potenziale.